lunedì 16 agosto 2010
Il Vangelo del giovane ricco. Il Papa: non ci salva ciò che passa, ma l’amicizia con Dio (Radio Vaticana)
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Il Vangelo del giovane ricco. Il Papa: non ci salva ciò che passa, ma l’amicizia con Dio
Benedetto XVI, ieri, nella Solennità dell’Assunzione, ha pregato perché sia rafforzata la nostra fede nella vita eterna, in quel regno dei cieli che non è una pura astrazione ma l’amore concreto di Dio che vince ogni morte. E il Vangelo della liturgia odierna ci propone la vicenda del giovane ricco che incontra Gesù per chiedergli cosa debba fare per avere la vita eterna, lui che già osserva tutti i comandamenti. Su questa pagina il Papa si è soffermato più volte nelle sue catechesi. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il Papa lo ha ripetuto spesso lungo il suo Pontificato: la fede non è un cumulo di proibizioni e divieti, come talora viene presentato e vissuto, ma l’incontro liberante con Dio che mi ama:
“Il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare precede il nostro agire e nel contesto … dello stare in Lui … possiamo anche noi agire con Cristo. L’etica è conseguenza dell’essere: prima il Signore ci dà un nuovo essere, questo è il grande dono; l’essere precede l’agire … dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è più un’obbedienza esteriore … ma una realizzazione del dono del nuovo essere”. (Discorso al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 13 febbraio 2010)
E’ la legge dell’amore di Dio e del prossimo che riassume tutti i comandamenti. Ma occorre essere uniti a Cristo come tralci alla vite:
“E chi è unito con Cristo … vive da questa nuova legge, non chiede: ‘posso fare questo o no?’, ‘devo fare questo o no?’, ma vive in questo entusiasmo dell’amore che non domanda: ‘questo è necessario oppure proibito’, ma vuol semplicemente, nella creatività dell’amore, vivere con Cristo e per Cristo e dare tutto se stesso per Cristo e così entrare nella gioia del portare frutto”.
Solo così possiamo diventare intimi di Dio:
“Non più servi che obbediscono a un ordine, ma amici che conoscono, che sono uniti nella stessa volontà, nello stesso amore”.
Gesù propone al giovane ricco la via della perfezione. Ma qual è la perfezione della fede?
“La perfezione, cioè l’essere buono, il vivere la fede e l’amore, è sostanzialmente una, ma in forme molto diverse. Molto diversa è la santità di un certosino e di un uomo politico, di uno scienziato o di un contadino, e via dicendo. … Tutto è importante agli occhi di Dio: è bello se è vissuto sino in fondo con quell’amore che realmente redime il mondo … E così per ogni uomo Dio ha il suo progetto e io devo trovare, nelle mie circostanze, il mio modo di vivere questa unica e comune volontà di Dio le cui grandi regole sono indicate in queste esplicazioni dell’amore. E cercare quindi anche di compiere ciò che è l’essenza dell’amore, cioè non prendere la vita per me, ma dare la vita; non ‘avere’ la vita, ma fare della vita un dono, non cercare me stesso, ma dare agli altri”. (Discorso ai giovani, 25 marzo 2010)
Gesù invita il giovane ad abbandonare tutte le ricchezze per seguirlo, ma questi se ne va via triste, perché ha molti beni:
“La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente … E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”. (Angelus, 5 agosto 2007)
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