mercoledì 20 ottobre 2010

Sinodo: si lavora all'unificazione delle Proposizioni finali (Radio Vaticana)

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Sinodo: si lavora all'unificazione delle Proposizioni finali

Con l’unificazione delle Proposizioni finali, proseguono oggi a porte chiuse i lavori del Sinodo per il Medio Oriente, in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. Nei giorni scorsi è stata ribadita la centralità delle Scritture per la Pace in Medio Oriente. “La Parola di Dio, nata nella terra d’Oriente, sia fondamento di ogni educazione, insegnamento e dialogo per costruire la civiltà dell’amore per il bene di tutti”: ha detto mons. Botros Fahim Awad Hanna, vescovo titolare di Mareotes e vescovo di curia di Alessandria dei Copti nella Repubblica Araba di Egitto. Ascoltiamolo al microfono di Paolo Ondarza:

R. - La Santa Scrittura è nata nella nostra terra del Medio Oriente. E’ stata ispirata lì e la Bibbia porta le caratteristiche della nostra cultura, delle nostre lingue. La Sacra Scrittura, la Parola di Dio è stata frutto del dialogo fra Dio e l’uomo e, quindi, può essere “maestra di dialogo” nella nostra terra fra i cattolici, i cristiani ed altri fratelli che non sono cristiani. La Sacra Scrittura è la maestra di una civiltà umana, di una civiltà del Vangelo, di una civiltà dell’amore e del rispetto reciproco.

D. - Può essere un terreno comune anche nel rapporto con le altre religioni?

R. - Sì, ad esempio con i musulmani, perché il Corano dice che noi siamo “quelli del Libro, credenti nel Libro” e il Libro è una base di dialogo e di comprensione fra noi e loro.

D. – Quindi il suo è un invito a riscoprire le Sacre Scritture?

R. - Certo. E’ un appello ai cristiani a riscoprire la ricchezza, la profondità del messaggio divino. E’ una fonte zampillante di forza divina, alla quale possiamo nutrirci e senza la quale non possiamo continuare a vivere. E’ vero che in Medio Oriente ci sono delle difficoltà, ma la minaccia vera non viene soltanto dall’essere una minoranza, ma dalla nostra separazione dalla fede, perché la divisione fra fede e vita è ancora più grave.

D. - Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli oggi che si frappongono tra l’uomo e le Sacre Scritture?

R. - La mancanza di comprensione dei testi. E’ vero che la Bibbia presenta le caratteristiche della nostra cultura… ma di duemila anni fa! Abbiamo, quindi, veramente bisogno di specialisti e di persone che studino i Testi, ma ancora più importante è che meditino, che facciano cioè lectio divina, perché è questa che nutre il vero spirito del cristiano.

L’importanza dei Movimenti per la vita della Chiesa in Medio Oriente è stata più volte evidenziata in questi giorni al Sinodo dei Vescovi. Tra le altre esperienze è stata raccontata quella del Cammino Neocatecumenale grazie al quale molti cristiani hanno abbandonato l’idea di emigrare. “Abbiamo incontrato tanta sofferenza, gli stessi problemi che si trovano nella Chiesa in altre parti del mondo” spiega don Rino Rossi, uditore all’assise sinodale e direttore della Domus Galilaeae in Terra Santa. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. - Vediamo gli stessi problemi che si trovano altrove: e, quindi una forte secolarizzazione, le difficoltà che hanno le famiglie, coppie giovani che si stanno separando; c’è il problema della droga; ci sono tante famiglie che si distruggono per il problema del gioco d’azzardo; ci sono poi le difficoltà di poter celebrare la domenica, perché qui la domenica è un giorno di lavoro. Anche per questo noi stiamo aiutando questa chiesa attraverso il Cammino neocatecumenale. Un’altra cosa che abbiamo vissuto in questi ultimi tempi riguarda l’erezione di un nuovo seminario da parte del Patriarca latino di Gerusalemme, con 25 seminaristi. La cosa che ci dà molta gioia è che una parte di queste vocazioni sono locali.

D. - Come sono i rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani?

R. - Al nord, direi che i rapporti sono buoni. Noi stessi siamo rimasti stupidi del fatto che a partire dall’apertura di questo centro - nel 2003 - abbiamo cominciato a notare un flusso di ebrei che hanno visitato e che continuano a visitare la nostra casa. Molti dicono che sono attratti anche dall’estetica. Dico un dato: abbiamo fatto una stima relativa soltanto allo scorso anno e possiamo dire che sono venuti più di 100 mila ebrei a visitare la casa, tanto che abbiamo dovuto organizzare un’accoglienza e ci sono anche dei seminaristi che imparano l’ebraico. Ecco, noi sentiamo di portare avanti il desiderio che ha espresso nei nostri riguardi Giovanni Paolo II, il quale ci manifestava il desiderio che questa casa potesse diventare un centro dove realizzare iniziative per un dialogo più profondo e più prolifico fra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico. Per quanto riguarda il rapporto con i musulmani, possiamo dire di avere un rapporto molto buono e di amicizia; un rapporto senza pregiudizi. E’ stato molto bello quando stavamo realizzando la costruzione, perché lavorano insieme ebrei, musulmani, cristiani, drusi. Tutte le realtà che ha la Terra Santa.

D. - L’evangelizzazione resta un imperativo in ogni luogo e si può estendere come imperativo a tutto il Medio Oriente?

R. - Penso che sia vitale una nuova evangelizzazione, ma dobbiamo anche concretamente aiutare i nostri cristiani a riscoprire la fede, il loro Battesimo, perché altrimenti scompare la Chiesa. Io penso che anche in questo Sinodo si stia prendendo coscienza di questo, perché c’è il pericolo di lasciarci prendere da tutti questi megaproblemi, da tutti i conflitti politici che ci sono e che esistono, ma questo può diventare anche un pericolo, che fa perdere di vista prima di tutto quale sia la missione della Chiesa, che è veramente quella di occuparsi del gregge.

D. - Una valutazione generale su questi lavori del Sinodo per il Medio Oriente…

R. - Ho speranza che questo possa aprire sempre più anche il cuore e che vi sia una apertura anche da parte dei pastori, cercando di stare attenti a quello che lo Spirito vuole. Io penso che lo Spirito Santo voglia anzitutto andare incontro alla maggior parte dei nostri cristiani che hanno abbandonato la Chiesa. Per questo anche in Aula è stato ripetuto il testo e la parola di San Paolo “Guai a me, se non mi evangelizzassi!”.

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