giovedì 27 maggio 2010

Pierro, rivolta del clero per la maxistatua. Contro la scultura del presule di Salerno distribuiti i richiami di Benedetto XVI alla sobrietà (Naddeo)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Lo scandalo

Pierro, rivolta del clero per la maxistatua

Contro la scultura del presule di Salerno distribuiti i richiami di Papa Benedetto XVI alla sobrietà

Felice Naddeo

SALERNO
Altro che vanitas ecclesiastica: l’arcivescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro, non ha avuto problemi ad autorizzare l’installazione, nel giardino del seminario di Pontecagnano, di una statua raffigurante se stesso. Che gli è stata donata da alcuni sacerdoti della diocesi, in occasione del 75esimo compleanno del presule, che per il proprio padre spiriturale più che devozione sembrano avere un culto particolare. La scultura, alta quattro metri ed in puro marmo di Carrara, da martedì scorso troneggia nel giardino seminariale intitolato a Giovanni Paolo II.
Sul piedistallo si staglia l’epigrafe che celebra il pastore della curia salernitana: «A monsignor Gerardo Pierro, arcivescovo primate metropolita di Salerno Campagna Acerno al compiersi del suo 75˚ anno di età con viva gratitudine l'arcidiocesi eresse». Mentre sacerdoti e seminaristi applaudivano all’inaugurazione dell’opera d’arte, qualche momento di sbigottimento l’hanno vissuto alcuni presuli non preparati all’evento.

LA SORPRESA - E non solo per la maestosità della statua, ma soprattutto perchè qualche ora prima era stato fatto girare un richiamo di Papa Benedetto XVI pronunciato durante l’omelia della messa in «Cena Domini» del Giovedì Santo: «Preghiamo il Signore — aveva detto Joseph Ratzinger — che le nostre mani servano sempre di più a portare salvezza, a portare la benedizione. Chiediamo al Signore di custodire i nostri occhi, affinchè non accolgano e lascino entrare in noi le vanitates, le vanità, le nullità, ciò che è apparenza». Qualche sorpresa l’autocelebrazione artistica l’ha provocata anche nei due ospiti presenti all’evento. «Eravamo stati invitati per il taglio del nastro degli spogliatoi e dell’arredo di alcune sale» confessa il sindaco di Pontecagnano, ed assessore regionale, Ernesto Sica che con il primo cittadino di Salerno Vincenzo De Luca erano le autorità civili invitate. «Poi però — continua Sica — siamo andati via. Diciamo che nel momento topico non c’eravamo».

DE LUCA, IL PRECEDENTE E LA JELLA

De Luca, forse, un po’ di invidia deve averla provata. E non solo perchè, qualche anno fa, durante una chiacchierata con i giornalisti, scherzosamente rivelò che avrebbe gradito che le sue ceneri fossero seppellite sotto la costruenda «Piazza della Libertà», la piazza più grande d’Europa simbolo della nuova Salerno. «In verità non credo che esista una norma specifica del diritto canonico che vieti l'installazione di statue autocelebrative— rivela il professore Valerio Tozzi, docente universitario di diritto ecclesiastico — in ogni caso non c'è bisogno di un canone per dire che questa decisione è inopportuna. E rappresenta il colmo della mancanza di modestia che non è sicuramente nella linea della chiesa. Oltretutto il vescovo non sembra essere nemmeno superstizioso: dalle nostre parti una scelta come questa porta jella».

PIERRO E I GUAI GIUDIZIARI

Di certo monsignor Pierro, che a breve lascerà l’incarico salernitano per raggiunti limiti d’età, per quel seminario ha rischiato un processo. E quella fu solo la prima indagine, finita con l’archiviazione del caso, che lo vide coinvolto. Ora, però, l’arcivescovo ha una gatta da pelare ben più complicata: il rinvio a giudizio, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, per l’Angellara Home. L’ex colonia per ragazzi poveri trasformata in albergo di lusso che, purtroppo, ancora non ha statue.

© Copyright Corriere del Mezzogiorno, 27 maggio 2010 consultabile online anche qui.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse pensava che per dimostrare sobrietà bastasse votare alle primarie del Pd
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2007/10/21/larcivescovo-per-il-pd/
Alberto

Anonimo ha detto...

Coloro che sono inadeguati, si spingono a tanto.

Anonimo ha detto...

Il caso Pierro non è l'unico nel meridione d'Italia, dove ad esempio, sotto i Borboni, i Vescovi, numerosi, erano designati dai governi borbonici (ed avallati senza troppa verifica dalla Chiesa di Roma) Il governo del Regno delle Due Sicilie e dei principi di Borbone li sceglieva accuratamente per farne la classe culturale trainante e li utilizzava per controllo politico del popolo, dato che le altre classi sociali erano pressoché analfabete.
Così questi vescovi "di potere" e di poca fede ne combinavano di tutti i colori: relazioni e figli illegittimi, sostegno al banditismo, conduzione di moti insurrezionali, interferenza negli affari di stato. Al tempo dell'unità d'Italia in meridione c'erano 127 principi ed una pletora infinita di conti, marchesi, baroni, vescovi. Molti di quei feudi religiosi sono rimasti anche al nostro tempo, ragione per la quale nell'assemblea della CEI i vescovi del meridione sono decisamente più numerosi di quelli del Nord nonostante che la popolazione del Nord sia decisamente più numerosa. Questi vescovi meridionali hanno spesso conservato nel loro DNA comportamentale certi usi e certe abitudini meridionali, tra le quali anche "l'immortalità in terra" nell'immaginario della gente, che magari dedica loro in vita delle statue celebrative.

Anonimo ha detto...

più sono insignificanti e più sono vani...