sabato 28 agosto 2010

Tra nuovi istituti e nuove forme la vita consacrata è viva (Giancarlo Rocca)


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Cinquant'anni dopo il concilio Vaticano ii

Tra nuovi istituti e nuove forme la vita consacrata è viva

di Giancarlo Rocca

Come sempre, le statistiche possono offrire un materiale per capire che cosa è successo nella storia della vita consacrata, e ciò vale anche per questi ultimi 50 anni, cioè dal concilio Vaticano ii a oggi. Le fonti in nostro possesso sono sufficienti per cogliere il movimento generale della vita consacrata e il suo vario dispiegarsi nelle diverse nazioni.
In base ai volumi «L'attività della Santa Sede», la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha concesso il nulla osta per l'approvazione diocesana a molti nuovi istituti, qui distinti per decenni: dal 1960 al 1970, centodiciassette; dal 1971 al 1980, settantacinque; dal 1981 al 1990: centodue; dal 1991 al 2000: centotrentanove; dal 2001 al 2009: trentasei.
Complessivamente, i nuovi istituti ai quali è stato concesso il nulla osta sono 469, di cui 136 sono istituti secolari. Nella quasi totalità questi nuovi istituti sono strutturati secondo modelli antichi, cioè secondo il modello classico della congregazione religiosa, della società di vita apostolica e dell'istituto secolare, e in maggioranza si tratta di fondazioni non europee, ma provenienti da altri continenti (America latina e Asia in particolare).

Fusioni e unioni

Nella storia della vita religiosa si sono avuti molteplici casi di fusione e unioni di istituti. Basti qui ricordare le unioni volute dal pontefice Leone xiii, che nel 1897 unì in un solo Ordine dei Frati Minori i rami degli Alcantarini, Osservanti, Riformati e Recolletti, e nel 1900 le Orsoline dell'Unione Romana con l'unione di oltre 60 monasteri sparsi nel mondo intero.
Sulla scia del concilio Vaticano ii, e in particolare del Perfectae caritatis del 1965 (che ai nn. 21-22 chiedeva che a istituti e monasteri che non offrivano garanzie di sviluppo si proibisse di ricevere novizi e consigliava la loro unione a un istituto o monastero più fiorente), il movimento di fusione (che porta alla scomparsa di uno o più istituti fusi con un altro) e di unione (che porta alla scomparsa di uno o più istituti e contemporaneamente alla nascita di uno nuovo costituito dai precedenti istituti) venne accelerato.
Complessivamente, dal 1960 al 2009 i provvedimenti di fusione hanno portato alla scomparsa di 245 istituti (quelli sicuramente accertati). La nazione maggiormente toccata da questo provvedimento è la Francia, con oltre 50 istituti scomparsi dal 1960 a oggi.
A loro volta, i vari procedimenti di unione portarono alla scomparsa di 125 istituti (quelli sicuramente accertati), di cui una settantina in Francia. Le unioni che hanno coinvolto il maggior numero di istituti sono quelli riguardanti le suore della Misericordia (27 gli istituti coinvolti in un unico provvedimento di unione), le Suore della Presentazione e le Suore di San Giuseppe negli Usa, e, in Francia, il nuovo istituto delle «Suore dell'Alleanza», che coinvolse sette istituti, e le «Suore del Cristo — Unione Mysterium Christi», che ne coinvolse sei.

Le «nuove fondazioni»

Grazie alla recentissima pubblicazione di un volume dedicato alle nuove forme di vita consacrata (Primo censimento delle nuove comunità, a cura di G. Rocca, Roma, Urbaniana University Press, 2010), le nuove comunità assommano a oltre 800. Le nazioni interessate alla nascita di nuove comunità sono oltre 40 e in primo piano si trovano gli Usa, con oltre 200 fondazioni accertate; seguono poi l'Italia (200 fondazioni), la Francia (161), il Canada (47), il Brasile (44), la Spagna (20).
Di queste 800 nuove fondazioni, oltre 80 sono già scomparse. Chi conosce la storia della vita religiosa non se ne meraviglia, ricordando appunto che le nuove fondazioni stanno cercando un nuovo tipo di vita consacrata, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
Di queste 800 nuove fondazioni, inoltre, una ventina sono a carattere «tradizionalista», e hanno ottenuto una regolare approvazione dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei: Fraternità sacerdotale san Pietro e Fraternità san Vincenzo Ferreri, nel 1988; abbazia di santa Maddalena nel 1989; madri della Santa Croce nel 1991; servi di Gesù e di Maria nel 1994, e diversi altri ancora.
Parecchie delle nuove fondazioni sono state approvate dal Pontificio Consiglio per i Laici come, ad esempio, nel 1984 «Seguimi», fondato dal padre Anastasio Gutiérrez e Paola Majocchi; Memores Domini, legati al movimento di «Comunione e Liberazione» nel 1988; l'Istituzione Teresiana che, non ritenendo più adatta alla propria indole l'approvazione come istituto secolare conseguita nel 1955, ottenne una nuova approvazione nel 1990 come associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio; e tanti altri ancora.
Di questi 800 nuovi istituti, alcuni sono stati approvati dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata come «altre forme di vita consacrata», e sono: la Società di Cristo Signore, approvata nel 1993; l'associazione delle Vergini consacrate, dette «Servidoras», nel 1995; l'Opera della Chiesa, nel 1997; la Famiglia monastica di Betlemme, dell'Assunzione della Beata Vergine Maria e di san Bruno, nel 1998; la fraternità missionaria «Verbum Dei», nel 2000; L'Opera, nel 2001; l'Istituto ID di Cristo Redentore, Missionari e Missionarie Identes, nel 2009.

Soppressione di istituti

Questo provvedimento è stato utilizzato dalla Congregazione dei Religiosi per sopprimere, tra gli altri, i seguenti istituti: l'Apostolato catechistico Divino Maestro (del Cile) nel 1962; gli Oblati di San Carlo, di Westminster (Inghilterra) nel 1971; i Frati della Carità o Frati Bigi (Roma) ancora nel 1971; l'istituto secolare delle Ausiliarie delle vocazioni sacerdotali (Brasile) ancora nel 1971; l'istituto secolare Opus Cenaculi (Roma) nel 1974; le Ausiliatrici dell'Apostolato (Usa) nel 1998; la Congregazione benedettina olandese nel 2005; l'istituto Regina degli Apostoli (Portogallo), nel 2006; le Benedettine della Vergine Maria (Brasile), nel 2008.

Alcune considerazioni

Se si considerano gli istituti nuovi che hanno preso vita in questi ultimi 50 anni e nel calcolo si tiene conto di quelli ai quali la Congregazione per gli istituti di vita consacrata ha concesso un nulla osta o un decreto di erezione (469 quelli accertati) e delle cosiddette «nuove fondazioni» (oltre 800), si arriva a un totale di oltre 1.269 nuove fondazioni, che certamente è errato per difetto.
Se alle nuove fondazioni si contrappone il panorama degli istituti scomparsi in questi ultimi 50 anni, e si uniscono i vari provvedimenti di fusione-unione-soppressione, si arriva a circa 380 istituti scomparsi, cui debbono essere aggiunti gli oltre 80 istituti elencati nel «Primo censimento». In totale si avrebbe, quindi, un numero complessivo di circa 460 istituti scomparsi in questi 50 anni.
Si potrebbe affinare la riflessione notando che gli istituti scomparsi a seguito dei provvedimenti di fusione-unione sono, nella stragrande maggioranza, congregazioni religiose femminili sorte nell'Otto-Novecento, e sembra ovvio concludere che molti altri istituti dello stesso periodo dovranno riassestarsi, adottando un provvedimento o di fusione o di unione. L'arrivo di religiosi e religiose stranieri non pare adeguato per fermare il mutamento in atto.
Le fondazioni di tipo classico continuano, soprattutto in Africa, Asia e America latina, mentre nel «mondo occidentale» nascono continuamente nuove fondazioni, e ciò indica che si sta cercando un nuovo equilibrio.
Alla luce di questo riassestamento, si comprendono meglio alcune questioni. La collaborazione con i laici: essa ha posto problemi di vario genere, in particolare con la distinzione sempre più netta tra istituto religioso e opere, con il ruolo che possono svolgere i religiosi nelle opere dell'istituto, venendo magari a trovarsi alle dipendenze di laici; o, al contrario, con religiosi che fungono da manager e non svolgono più quell'apostolato diretto che li aveva entusiasmati entrando in congregazione; o con laici che possono essere semplici dipendenti-stipendiati, oppure stretti collaboratori dell'istituto, di cui condividono gli ideali.
L'intercongregazionalità nella formazione: questo cammino è stato piuttosto lento nella storia della vita religiosa, ma dopo il 1960 si è largamente diffusa la collaborazione tra diversi istituti per la stessa formazione alla vita religiosa, incoraggiata in seguito dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata, distinguendo tra comunità formatrice (cioè l'istituto religioso presso il quale il formando o la formanda vivono) e le istituzioni educative vere e proprie che possono trovarsi altrove.
L'intercongregazionalità nell'apostolato: non essendo più in grado di mantenere le opere con il proprio personale, in molti casi si è fatto ricorso alla collaborazione di altri istituti religiosi. Questi diversi tipi di aggiornamento restano nel campo della razionalizzazione di un sistema per meglio raggiungere il fine prefissato e dovrebbero essere favoriti, perché conservano le opere apostoliche, che sono la radice della nascita di tanti istituti religiosi. Sotto questo aspetto, i vari tentativi di aggiornare o rinnovare la congregazione religiosa mediante la fondazione di case di preghiera o case di spiritualità o piccole comunità, non appaiono adatti, perché offuscano l'identità della congregazione religiosa, che è fondamentalmente apostolica.
Si può ancora sostenere che l'attuale diminuzione del numero dei religiosi e delle religiose è semplicemente la manifestazione del diverso modo con cui la società (Chiesa compresa) intende risolvere i propri problemi: un tempo, basandosi soprattutto su celibi e nubili; oggi, in un momento in cui uno dei traguardi dell'emancipazione (non solo femminile, perché il celibato religioso era in qualche modo imposto anche ai figli maschi) è stato raggiunto, chiedendo (e quindi sopportandone il costo economico) che lo stato civile della persona non influisca più sull'attività o apostolato da svolgere.
Di fronte a questi mutamenti è ovvio attendersi una riconfigurazione della vita consacrata, che comporta non la scomparsa delle precedenti forme di vita consacrata, ma un loro ridimensionamento, come sempre avvenuto nella storia della vita religiosa, e l'arrivo di una nuova forma di vita consacrata. In altre parole, la vita religiosa — che non è mai esistita in astratto, ma sempre in concreto — continua, ma le modalità mutano. Novità e nuova definizione della vita consacrata sono probabilmente da attendersi, come scriveva il domenicano Jean-Marie-Roger Tillard, dalle nuove forme di vita consacrata, di cui si hanno centinaia di esempi, anche se non ancora precise nella loro fisionomia e non ancora canonicamente riconosciute dalla Chiesa.

(©L'Osservatore Romano - 28 agosto 2010)

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