sabato 19 dicembre 2009

Milingo ridotto allo stato laicale: «Ha moltiplicato interventi pubblici in aperta ribellione alla Santa Sede» (Galeazzi)


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«Ha moltiplicato interventi pubblici in aperta ribellione alla Santa Sede»

Milingo non è più sacerdote
il Papa lo caccia dalla Chiesa


GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Ordinava vescovi senza il permesso del Pontefice, ora non è più prete. Il Papa ha ridotto allo stato laicale l’arcivescovo Emmanuel Milingo, 78 anni. Stop alla «sacra telenovela» dell’esorcista sposato con l’adepta della setta Moon, Maria Sun, già sospeso «a divinis» dopo il matrimonio del 2001 e scomunicato nel 2006.
«A capo di correnti per l’abolizione del celibato sacerdotale, ha moltiplicato gli interventi pubblici in aperta ribellione alla Santa Sede, creando sconcerto e scandalo nei fedeli - scrive la Santa Sede - dopo la scomunica il signor Milingo non ha dato prove di pentimento in vista del ritorno alla piena comunione, anzi ha continuato nell’esercizio illegittimo degli atti dell’ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l’unità della Chiesa».
Tali «gravi delitti» hanno costretto ad «aggiungergli la pena della dimissione dallo stato clericale», notificata dal nunzio in Zambia, Girasoli. Ciò comporta la perdita dei diritti e doveri connessi allo stato clericale (eccetto l’obbligo del celibato), la proibizione dell’esercizio del ministero (salvo per i casi di pericolo di morte), la privazione di tutti gli uffici, incarichi, potestà delegata e il divieto di utilizzare l’abito ecclesiastico.
Viene «dichiarata illegittima» la partecipazione dei fedeli alle sue celebrazioni. Riguardo alle «persone da lui ordinate» la Chiesa «non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni», pertanto «lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano in precedenza». La Santa Sede «affida alla forza della preghiera il ravvedimento del colpevole e quello di quanti (sacerdoti o fedeli laici) hanno in qualche modo collaborato con lui nel porre atti contro l’unità della Chiesa».
La dimissione dallo stato clericale di un vescovo, evidenzia il Vaticano, «è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale dal susseguirsi di ordinazioni episcopali, senza mandato pontificio». Nessun ravvedimento dal vescovo ribelle, fondatore del movimento «Married priest now». Il sacerdote è e deve restare celibe, ribatte la Chiesa. Nel 2007 gli è stato ritirato il passaporto diplomatico vaticano e il suo nome è scomparso dall’Annuario pontificio. Ora la definitiva

© Copyright La Stampa, 18 dicembre 2009

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