sabato 13 febbraio 2010

Il Papa: il Cristianesimo non è moralismo. La "lectio divina" al Seminario Romano Maggiore (Gagliardi)


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Il Papa: il cristianesimo non è moralismo

La "lectio divina" al Seminario Romano Maggiore

Francesca Gagliardi

ROMA

«Il cristianesimo non è moralismo», mentre «l'etica è conseguenza dell'essere: è Dio che ci dà il dono dell'essere, che precede l'agire». È uno dei passi della «lectio divina» tenuta da Benedetto XVI durante la sua visita al Seminario Romano Maggiore.
Soffermandosi sul «dono» dell'etica che viene da Dio, il Papa ha sottolineato che «non possiamo obbedire a una legge che sta contro di noi, ma dobbiamo agire secondo la nostra identità», e questa, ha proseguito, «non è obbedienza a una legge esteriore». «La vera giustizia – ha aggiunto Benedetto XVI dinanzi ai circa 190 seminaristi riunita nella Cappella Maggiore – non consiste nell'obbedienza ad alcune norme ma nell'amore creativo».
Al termine della «lectio divina» e prima della cena nel refettorio, papa Ratzinger, accompagnato dal cardinale vicario Agostino Vallini, ha incontrato i vescovi ausiliari, i rettori dei seminari, e anche un seminarista di Haiti e uno proveniente dalla Cina.
Ieri è stato diffuso dal Pontificio Consiglio il comunicato finale del sesto congresso mondiale della Pastorale per i migranti e i rifugiati, svoltosi in Vaticano in novembre. Secondo il dicastero vaticano, anche a livello mediatico, va combattuto ogni tipo di razzismo, xenofobia e discriminazione, poiché gli immigrati danno «un contributo positivo alla società». Il documento esorta a «rivedere» le politiche di controllo delle frontiere e quelle sulla cittadinanza, cancellando ogni forma di «detenzione arbitraria» e respingendo alla radice la «criminalizzazione dei migranti».
Le «raccomandazioni» del Pontificio Consiglio sono rivolte all'ambito ecclesiastico e pastorale, ma assumono un rilevante significato politico di fronte alle scelte dei governi sull'immigrazione e di fronte a tante «situazioni drammatiche, come ad esempio – si legge nel documento – nel caso di persone che cercano di attraversare un deserto o di "boat people" che muoiono o vengono gettati in mare, o semplicemente viene loro negato il soccorso e l'accesso al territorio nazionale e sono respinti». Il dicastero vaticano, dinanzi alla «sofferenza» dei migranti, denuncia in particolare «la detenzione arbitraria, a volte persino la tortura nei campi di accoglienza, o semplicemente il rinvio nei loro Paesi di origine».
Per questo, la Chiesa deve scendere in campo nel dialogo con i governi «allo scopo di discutere e rivedere le politiche di controllo delle frontiere, la detenzione arbitraria e circa la cittadinanza». Tra le finalità indicate per l'impegno ecclesiastico, l'incremento della «cooperazione con i governi, la società civile e le autorità locali» al fine di «soddisfare le esigenze dei migranti e difenderne dignità e diritti».

© Copyright Gazzetta del sud, 13 febbraio 2010

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