mercoledì 19 maggio 2010

Il grande abbraccio dei suoi «figli» al Santo Padre (Muolo)


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Il grande abbraccio dei suoi «figli»

L’entusiasmo e il calore di una moltitudine in festa. «Torniamo a casa più lieti e motivati»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Una collezione di bandiere e stri­scioni che farebbe invidia a uno stadio. L’entusiasmo e gli ap­plausi che di solito vengono riservati ad eventi di tipo sportivo. E un popolo in fe­sta che nessuno stadio d’Italia (e del mon­do) sarebbe in grado di contenere. Piaz­za San Pietro, la vicina piazza Pio XII, l’i­nizio di via della Conciliazione si presen­tavano così domenica mattina. Un’uni­ca, compatta siepe umana, solcata da stri­scioni bianchi come vele e «guardata» dal­l’alto dai palloncini gialli della Coldiretti e chiari delle Acli, issati su lunghi fili, qua­si a indicare la direzione di quella fine­stra, dalla quale a mezzogiorno in punto si affaccia come sempre la bianca figura del Pontefice.
«Grazie per la vostra presenza così nu­merosa », sono le sue prime parole. Ma giù nella piazza, c’è chi commenta. «Sia­mo noi che abbiamo bisogno di te e del­la tua guida sicura». Andrea e Gabriella vengono da Milano, hanno fatto diverse ore di treno (come molti dei 200mila presenti), ma la stanchezza fisica non li ha vinti. Appena il Papa termina di pro­nunciare il suo discor­so, affidano al taccuino del cronista le prime impressioni. «Che bel­la sorpresa questo in­contro. Noi siamo ve­nuti ad abbracciare il Papa, ma lui, da vero padre, ha ricambiato il nostro abbraccio e ora non abbiamo più paura».
Sì, in effetti è proprio questo il sentimen­to che più degli altri alberga nei cuori del grande popolo di piazza San Pietro, giun­to in pratica da tutta Italia. Il rinnovato coraggio, dopo qualche comprensibile at­timo di smarrimento, in seguito al susse­guirsi delle notizie dei mesi scorsi. E a far­sene interprete è uno striscione enorme, che abbraccia in pratica quasi tutto il co­lonnato di sinistra. «Insieme con il Papa. Non abbiate paura, Gesù ha vinto il ma­le ». Lo ha fatto predisporre la Cnal, la Con­sulta nazionale delle Aggregazioni laica­li, che ha organizzato questo incontro straordinario di vicinanza e affetto per il Pontefice. E la frase a caratteri cubitali sembra come una sorta di summa di tut­to ciò che singoli e gruppi hanno scritto nelle decine e decine di altri vessilli.
«Benedetto XVI, noi siamo con te. Non prevarranno». «Comunione e Liberazio­ne con il Papa». «Niente ci separerà dal­l’amore di Cristo». «Il Popolo di Roma con il Santo Padre». E poi striscioni del Rin­novamento nello Spirito, di Azione Cat­tolica, dei gruppi di Neocatecumenali. Le divise fosforescenti dei volontari delle Mi­sericordie e quelle dell’Agesci e degli Scout d’Europa. I cooperatori salesiani, Mcl, il Serra Club, i gruppi di Don Gua­nella, Sant’Egidio. Impossibile elencarli tutti. Ma a tutti arriva la voce commossa e felice del Papa, che si dice «confortato» da questa grande partecipazione popo­lare.
Marco, dell’Associazione «Completa­mente suoi» (che ricalca il totus tuus di Giovanni Paolo II) guarda la finestra e sot­tolinea: «Chissà che colpo d’occhio da las­sù ». «Noi siamo venuti per dire al Papa che anche in tempi difficili come questi non si è rotto il legame di comunione che ci unisce. Anzi lo vogliamo rafforzare per combattere il comune nemico, cioè il pec­cato, come egli stesso ci ha ricordato».
L’attenzione della piazza è tutta rivolta a quella fi­nestra e alla voce che ne discende. «Eravamo in cerca di una parola di certezza – commenta Roberta di Tortoreto in provincia di Teramo – e l’abbiamo avuta. Ora torniamo a casa più lie­ti e motivati». «Il Papa ci ha ringraziato più volte – aggiunge Elena della Parrocchia Nostra Si­gnora di Valme, Villa Bo­nelli, a Roma –. In realtà siamo noi a dover ringraziare lui per la forza della sua testimonianza». E anche Mariella di Asti (da dove è partita sabato alle 23 in pullman) è sulla stessa linea. «Mi porterò con me la sua commozione, la sua gioia nel vederci qui, le sue parole. E dirò a tutti che Benedetto XVI è un Pon­tefice da ascoltare con attenzione, perché il suo carisma va oltre l’immagine».
Al centro della piazza una macchia bian­coceleste segnala la presenza degli «Ami­ci di Gesù» di Sora. Ce l’hanno scritto sul­le magliette dello stesso colore del cielo, che il Papa ha invitato a guardare. «Ma con i piedi ben piantati per terra», dice Li­na, moglie del sindaco di un paese della provincia di Frosinone. «Questo Paese at­tende il nostro impegno in tutti i campi. Non solo nelle parrocchie, ma anche nel­l’economia, nella politica, nella cultura, accanto a chi soffre. E al Papa vogliamo di­re: anche grazie a lui siamo pronti».

© Copyright Avvenire, 18 maggio 2010

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