sabato 8 maggio 2010

Il Papa ai vescovi del Belgio: solo Cristo placa le tempeste di una Chiesa provata dal peccato. Servono sacerdoti capaci di santità (Radio Vaticana)


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Il Papa ai vescovi del Belgio: solo Cristo placa le tempeste di una Chiesa provata dal peccato. Servono sacerdoti capaci di santità

La Chiesa non può fare a meno dell’“insostituibile” ruolo sacramentale dei sacerdoti. Per questo, al di là degli scandali, va attuata una “vasta e seria” pastorale vocazionale, per formare al sacerdozio uomini santi: è quanto ha affermato Benedetto XVI nel discorso ai vescovi del Belgio, ricevuti questa mattina in udienza a conclusione della loro visita ad Limina. Al gruppo di presuli che ha manifestato il proprio dolore al Papa per le recenti dimissioni di un vescovo coinvolto in una vicenda di abusi, Benedetto XVI ha indicato il modello dell’“apostolo dei lebbrosi”, il belga San Damiano de Veuster, la cui vita esemplare, ha detto, “parla alla coscienza dei belgi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Solo Cristo “placa ogni tempesta” e dà la forza e il coraggio di condurre una vita santa in piena fedeltà al proprio ministero alla propria consacrazione a Dio e alla testimonianza cristiana. E’ una consolazione che nasce dalle pagine del Vangelo di Matteo quella che Benedetto XVI vuole condividere con i vescovi del Belgio, che si presentano davanti a lui come una Chiesa non priva di ferite, in parte interne e in parte dovute alla difficoltà di annunciare Cristo a una società che tende a dimenticarlo. La prima ferita, quella più fresca e lancinante riguardante gli abusi sessuali commessi dal clero belga, la comunica al Papa l'arcivescovo di Bruxelles e primate della Chiesa nazionale, Anrè-Joseph Leonard:

"C'est une Eglise belge douloureuse qui s'addresse à vous après le grave scandale..."

Quella che le si avvicina oggi, confida al Papa, è una Chiesa “addolorata” in particolare dal “grave scandalo provocato dalle dimissioni forzate” del vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe. Addolorata ma anche “determinata – prosegue – ad affrontare questo tipo di problema con chiarezza”. La risposta del Pontefice è all’insegna di una consapevole serenità e dell’incoraggiamento. Atteggiamenti con i quali invita a contrastare tutte le attuali “tendenze” negative per la Chiesa, figlie della secolarizzazione che colpisce molti Paesi:

“Je me rèfere à la diminution du nombre…

Mi riferisco alla diminuzione del numero di battezzati che testimoniano apertamente la propria fede e la propria appartenenza alla Chiesa, all'aumento progressivo dell'età media dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, all’insufficienza di persone ordinate o consacrate impegnate nella pastorale attiva o nei settori educativo e sociale, al numero esiguo di candidati al sacerdozio e alla vita consacrata”.
Tuttavia, ha affermato a questo proposito, “la diminuzione del numero dei sacerdoti non deve essere vista come un processo inevitabile”:

“Le Concile Vatican II a affirmé…

Il Concilio Vaticano II ha insistito sul fatto che la Chiesa non può fare a meno del ministero dei sacerdoti. E' pertanto necessario e urgente conferigli il suo giusto posto e riconoscerne il carattere sacramentale insostituibile. Ne consegue, pertanto, la necessità di una vasta e seria pastorale vocazionale, basata sulla santità esemplare dei sacerdoti, l'attenzione ai germi di vocazione presenti in molti giovani e la preghiera assidua e fiduciosa, secondo il comando di Gesù”.
E in tema di eccellenza sacerdotale, il Pontefice si è soffermato sulla figura di padre Damiano De Veuster, canonizzato l’11 ottobre scorso:

“Ce nouveau saint parle à la con science des Belges…

Il nuovo Santo parla alla coscienza dei belgi. Non è stato forse designato come il più illustre figlio della nazione di tutti i tempi? La sua grandezza, vissuta nel dono totale di sé ai suoi fratelli lebbrosi, al punto da rimanere anch’egli contagiato e morire, sta nella sua ricchezza interiore, nella sua costante preghiera, in unione con Cristo (…) In questo Anno Sacerdotale è bene offrire il suo esempio sacerdotale e missionario, specialmente ai sacerdoti e religiosi”.
Altri “punti delicati”, ha soggiunto Benedetto XVI, riguardano la formazione cristiana dei laici, soprattutto delle giovani generazioni, e “le questioni relative al rispetto della vita e all'istituzione del matrimonio e della famiglia”. Tutti ambiti a loro volta condizionati, non si è nascosto il Papa, dalle “complesse e spesso inquietanti situazioni legate alla crisi economica, alla disoccupazione, all'integrazione sociale degli immigrati, alla coesistenza pacifica delle diverse comunità linguistiche e culturali della nazione”. Infine, il Pontefice ha difeso anche la corretta espressione e attuazione delle norme liturgiche. I sacerdoti, ha esortato, si prendano “cura” delle celebrazioni, soprattutto quelle eucaristiche, nelle quali – ha ripetuto – il mistero della Chiesa si manifesta “nella sua grandiosità e semplicità”.

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

off-topic

http://www.spiegel.de/panorama/gesellschaft/0,1518,693743,00.html

Ma l'articolo dà l'idea della Chiesa cattolica in Germania, e, ricollegandosi alla discussione su card. Schoenborn, in Austria.

Questi non sono pastori, ma mercenari che stanno svendendo il gregge ai lupi.
Ma non si potrebbe scomunicarne un paio, o anche tutti?
Sinceramente e personalmente, mi sto stancando di questi vescovi che fanno a gara ad assecondare i media e il conformismo: sembra che la Chiesa sia stata infettata dalle "italiche virtù" dell'anarchia!
Jacu

Anonimo ha detto...

Il Santo Padre parla di sacerdoti, ma i presuli suoi conterranei parlano di matrimonio per i preti, apertura al mondo.
Card. Schoenborn parla di "qualità delle relazioni omosessuali", della possibilità di risposarsi.
A un occhio non cattolico la Chiesa deve sembrare una gabbia di matti: tutto e il contrario di tutto; e il Papa un povero fesso: parla, parla, mentre i vescovetti, come piccoli feudatari fanno e dicono quello che vogliono, tanto non succede nulla.

Questi vescovi belgi hanno ridotto con la loro acquiescenza al mainstream il cattolicesimo del loro paese, un tempo floridissimo, a un cimitero abbandonato. Card. Daneels incontra SEGRETAMENTE insieme al vescovo pedofilo un vittima, non rispetta le procedure previste, e riceve un saluto particolare? Altro saluto, il Papa avrebbe dovuto redarguirlo in pubblico, perché fosse da esempio per gli altri!
Pedate nel sedere ci vorrebbero, altro che saluti!
La Chiesa cattolica è l'unica istituzione che io conosca, che viene portata alla rovina dai suoi dirigenti e questi vengono anche complimentati.

Scusato lo sfogo, ma leggere queste notizie mi rattrista parecchio.

Anonimo ha detto...

Non ti pare di essere un po' sopra le righe, anonimo? Io non mi azzarderei a dare al Papa del povero fesso.
Alessia

Anonimo ha detto...

Alessia

questo è quello che potrebbero pensare coloro che non sono cattolici e vedono la Chiesa dall'esterno. (non sono le mie idee!)
E io credo che non siano solo i non-cattolici, ma anche tanti cattolici, tra i quali diversi vescovi, vista la bassissima applicazione delle decisioni del Papa: motu proprio ecc.
O non vorrai dirmi che non è così che la maggioranza dei vescovi italiani tratta il Papa: come un povero anzianotto da sopportare sino alla sua dipartita, evitando di applicare le sue direttive? Oppure ti risulta che i vescovi italiani si siano dati da fare per comunicargli la loro solidarietà; non abbiano messo alcun ostacolo all'applicazione del motu proprio sulla liturgia VO; hanno iniziato a porre un crocifisso sull'altare; danno la comunione solo sulla lingua e inginocchiati ecc. Però quando lo incontrano, gli baciano l'anello, lo chiamano Santo Padre, piccolo Cristo in terra ecc.
Dimmi un po' se uno si comporta in questa maniera con chi stima e considera la sua guida spirituale!

Ps. mai se

Ps.

un passante ha detto...

purtroppo anonimo ha ragione su molte cose alessia, e te lo dice un non cattolico. Da fuori appare tutto proprio così
Sul povero fesso, no, io lo stimo molto, umanamente e intellettualmente :)

Anonimo ha detto...

Il lavoro del Papa, anonimo, non deve essere visto in funzione del presente, in funzione di una generazione di vescovi e sacerdoti protestantizzata e ormai irriformabile, ma in funzione del futuro. Sul presente non penso il Papa si faccia nessunissima illusione, ma su una nuova giovane generazione di ecclesiastici sì. Il Papa ha iniziato fra 1000 difficoltà la riforma della riforma. Temo non ne vedrà i frutti, solo qualche piccolo germoglio, ma era importante che qualcuno avesse il coraggio di iniziare e lui, eletto a 78 anni, l'ha fatto e qualcun'altro, dopo di lui, continuerà.
Alessia