domenica 2 maggio 2010
Il Papa: nelle fragilità umane e nella Sindone c'è lo stesso volto: il bellissimo commento di Salvatore Izzo
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IL PAPA IN PREGHIERA DAVANTI ALLA SACRA SINDONE
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L'incontro con i malati al Cottolengo (Radio Vaticana)
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Il Papa: la Sindone testimonia anche le nostre sofferenze (Izzo)
Il Papa accolto da 50mila fedeli a Torino (Corriere)
Al Regina Caeli il Papa affida Torino a Maria (Radio Vaticana)
Il Papa: "Nella Sacra Sindone vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: "Passio Christi. Passio hominis". Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno" (Omelia)
Il Papa a Torino per la Sindone: amare come Gesù, senza limiti, per affrontare sofferenze e difficoltà e porre un argine al male
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
PAPA: NELLE FRAGILITA' UMANE E NELLA SINDONE C'E' LO STESSO VOLTO
(AGI) - Torino, 2 mag.
(di Salvatore Izzo)
Nei degenti del Cottolengo, sulle cui carrozzelle e lettighe il Papa si e' chinato questa sera per abbracciarli, come nella Sacra Sindone, davanti alla quale si e' inginocchiato in silenzio per cinque lunghi minuti, "possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo". "Tutti i poveri sono i nostri padroni, ma questi che all'occhio materiale sono cosi' ributtanti sono i nostri padronissimi, sono le nostre vere gemme", ha detto con le parole di San Giuseppe Benedetto Cottolengo quasi rispondendo a Giorgio Bocca che l'anno scorso aveva suscitato sdegno nel mondo cattolico per aver criticato sull'Espresso il "culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi". Per Bendetto XVI, invece, l'Istituto torinese incarna la parola dell'apostolo Paolo "La carita' di Cristo ci spinge" che il Cottolengo "volle tradurre in totale dedizione al servizio dei piu' piccoli e dimenticati".
E voi malati, ha aggiunto, "svolgete un'opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Desidero esprimere a voi tutti la mia gioia e la mia riconoscenza al Signore che mi ha condotto fino a voi, in questo luogo, dove in tanti modi e secondo un carisma particolare si manifestano la carita' e la Provvidenza del Padre celeste".
Poco prima in Duomo, senza entrare nella disputa sulla datazione del lenzuolo donato dai Savoia - presenti stamani alla messa accanto a Letta, Cota, Chiamparino e, accostamento un po' bizzarro, al procuratotre generale Giancarlo Caselli - Benedetto XVI ha definito la Sindone "un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesu', il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spiro' verso le tre del pomeriggio".
Ma, se "l'immagine impressa e' quella di un morto, il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, versata dalla ferita procurata da un colpo di lancia", ha aggiunto soffermandosi sul tema della visita a Torino e dell'ostensione: "Passio Christi, passio hominis".
La Sindone ci parla del nascondimento di Dio, sceso negli inferi mentre il suo corpo restava avvolto in questo lino, che in questi giorni attira a Torino ben due milioni di pellegrini ai quali, ha sottolineato il card. Severino Poletto, si e' voluto aggiungere anche il Papa. "Tutti - sono state le parole di Ratzinger che aveva gia' pregato davanti alla Sindone da cardinale, ma che oggi si e' detto piu' emozionato di allora per via dell'eta' che avanza e soprattutto perche' ha portato al suo cospetto tutte le pene della Chiesa e del mondo - abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e cio' che della morte ci fa piu' paura e' proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci puo' rassicurare. Ecco, proprio questo - ha spiegato - e' accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte e' risuonata la voce di Dio. dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca - infatti - e' diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l'oscurita' di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa
oscurita'". "Il nascondimento di Dio - ha osservato - fa parte della spiritualita' dell'uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che e' andato allargandosi sempre di piu'".
In proposito ha citato anche Nietzeske, il quale scriveva: "Dio e' morto! E noi l'abbiamo ucciso!". Una espressione che per il Papa teologo, "a ben vedere, e' presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di cio' che diciamo".
La fragilita' delle famiglie, causata dalla secolarizzazione, e la precarieta' del lavoro legata alla attuale crisi economica sono i problemi piu' preoccupanti della societa' di oggi, che il Pontefice ha elencato nella prima tappa di questa straordinaria giornata torinese (oltre 50 mila persone lo hanno incontrato questa mattina tra piazza San Carlo e piazza Castello, e altri 20 mila erano i giovani presenti all'incontro del pomeriggio) .
"Anche a Torino - ha rilevato - non mancano difficolta', problemi, preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro,dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati".
"Esorto le famiglie - ha scandito Benedetto XVI - a vivere la dimensione cristiana dell'amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora piu' salda la comunione". Nel mondo di oggi, ha proclamato il Pontefice, serve "una Chiesa generosa e attiva, a cominciare dai suoi preti".
"A volte - ha ammesso rivolto ai 500 sacerdoti che hanno concelebrato con lui, 8 cardinali e una trentina di vescovi - essere operai nella vigna del Signore puo' essere faticoso, gli impegni si moltiplicano, le richieste sono tante, i problemi non mancano".
E la sua e' stata "una parola d'incoraggiamento sappiate attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l'annuncio profetico di salvezza; ri-centrate la vostra esistenza sull'essenziale del Vangelo; coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternita' all'interno del presbiterio, delle vostre comunita', nei rapporti con il Popolo di Dio; testimoniate nel ministero la potenza dell'amore che viene dall'Alto".
"Abbiate il coraggio delle scelte definitive e vivetele con fedelta'. Il Signore potra' chiamarvi al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata, a un dono particolare di voi stessi: rispondetegli con generosita'", ha chiesto infine ai giovani delle diocesi del Piemonte riconoscendo che oggi "non e' facile parlare di vita eterna e di realta' eterne, perche' la mentalita' del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo: tutto muta, e anche molto velocemente". "Cambiare e' diventata, in molti casi, la parola d'ordine e sembra divenuto impossibile compiere scelte definitive", ha concluso dando appuntamento ai ragazzi che lo festeggiavano con grande entusiasmo nonostante la pioggia alla Giornata Mondiale della Gioventu' che si terra' a Madrid nell'agosto 2010.
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1 commento:
Il Papa fa un discorso bellissimo sul sabato santo, e un vescovo francese da del credulone a chi crede nella ressurrezione del Cristo, a un uomo uscito dalla tompa,edice papale papale che essere cristiano è credere negli ideali di cui Cristo si è fatto portatore coem qualsiasi altro profeta hippy.Spero venga subito alllontanato dalla sua missione.é una letterascrit ada lu nera su bianco,non servono neanche commissioni
http://www.perepiscopus.org/ext/http://www.temoignagechretien.fr/articles/article.aspx?Clef_ARTICLES=1754&Clef_RUBRIQUES_EDITORIALES=1
Max
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