lunedì 17 maggio 2010
Vicini al Papa e alle vittime degli abusi: i commenti di Giorgio Vittadini e don Fortunato Di Noto (Radio Vaticana)
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Vicini al Papa e alle vittime degli abusi: i commenti di Giorgio Vittadini e don Fortunato Di Noto
Una moltitudine di fedeli uniti accanto al loro Pastore: all’indomani della grande manifestazione di solidarietà al Papa, i media italiani e internazionali sottolineano la dimensione straordinaria dell’evento di ieri in Piazza San Pietro. Per un commento sulla giornata, Alessandro Gisotti ha intervistato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, esperienza nata nell’ambito di Comunione e Liberazione:
R. – La sensazione è proprio di qualcosa di non preorganizzato. E' stata la festa di ognuno e di tutti intorno al Papa, come la garanzia della propria esperienza personale, come popolo, famiglie, bambini. Assieme per dire: “Abbiamo bisogno del Papa per vivere fino in fondo la nostra esperienza personale”. Una festa di popolo: c’era una gioiosità, una letizia, una positività, un immediato entusiasmo che è figlio di questa esperienza cristiana, che non per niente per essere certa ha bisogno di un segno, non di un simbolo, e questo segno è il Papa. Dall’altra parte, la commozione reciproca, mi sembra, di ognuno di noi verso il Papa, la commozione del Papa nel vedere che c’è un segno di qualcuno che lo ama. La gente semplice, la “gente gente”, come diceva Giussani, che è con lui.
D. – Ha colpito anche un aspetto visivo: una moltitudine di fedeli, molti simboli, le bandiere dei movimenti, delle associazioni ecclesiali: dunque, pluralità, ma unità attorno al Successore di Pietro…
R. – Anche questo mi sembra un segno della vita della Chiesa, che questa pluralità di esperienza, questo fiorire di movimenti non divide, ma costruisce. E’ l’unico carisma che s’incarna nei diversi caratteri e diventa una rinascita della Chiesa già in atto. Questi movimenti, come disse Giovanni Paolo II, sono "la primavera della Chiesa".
D. – Il Papa ha sottolineato che il peccato è il vero nemico della Chiesa, chiedendo ai fedeli, in particolare a chi era in piazza, di vivere il Vangelo "con radicalità e coerenza"…
R. – Sì, perché ci vuole questa presa di coscienza contro il moralismo di adesso. Ognuno di noi ha bisogno di essere liberato dal male. Non bisogna sempre vedere il male nella bisaccia dell’altro, senza vederlo in sé. La coscienza del peccato è l’inizio della positività della ricostruzione.
D. – In Piazza San Pietro si è pregato per il Papa, ma anche, anzi assieme, per le vittime degli abusi. Anche qui i fedeli seguono la via indicata da Benedetto XVI, di penitenza e riconciliazione…
R. – Si è pregato per questo e anche per i nostri sacerdoti, mettendo tutto insieme, perché questa preghiera sembra meno efficace di altri mezzi apparentemente più concreti, ma io ricordo una frase dell’”Albero degli zoccoli”: sono la forza che l’uomo non ha, sono il modo con cui il Signore risponde. Il nostro Dio è un Dio che dialoga, un Dio che c’è, un Dio che si fa ascoltare, un Dio che ascolta e non è al di là delle nubi. E’ un Dio-compagnia e questo abbraccio impressionante di Piazza San Pietro ce lo ricorda e ci spinge nel mondo con una forza in più.
Assieme alla solidarietà al Papa, nella giornata di ieri - come abbiamo detto - si è pregato per le vittime degli abusi sessuali da parte di membri della Chiesa. Ascoltiamo don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, intervistato da Luca Collodi:
R. – Credo che questa manifestazione sia il prolungamento di ciò che tutta la Chiesa, gradualmente, sta facendo per stare accanto al Santo Padre. Il Santo Padre è Pietro e quindi la pietra su cui noi possiamo avere un punto di riferimento importante, in questa situazione così difficile, drammatica, che non è un’emergenza marginale, ma è un’emergenza significativa e particolare. La Chiesa deve impegnarsi, perché la pedofilia è un crimine contro l’infanzia, è un crimine contro l’umanità e, soprattutto, è un peccato grave. Io auspico che questi movimenti si impegnino poi nel territorio nel promuovere, in una pastorale ordinaria, i diritti dell’infanzia, ad accogliere le vittime, a promuovere un senso nuovo di prossimità per chi vive queste situazioni di dolore, di sofferenza. E lì, dove si giocherà poi tutto, è il nostro impegno concreto di buoni samaritani, di servitori della Parola e soprattutto di uomini e donne impegnati affinché questi atti criminali non debbano mai più accadere.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
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