Card. Bertone sulle perquisizioni in Belgio: Non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza (Galeazzi)

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Il Papa: auspico che la giustizia faccia il suo corso,a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni,nel rispetto delle vittime

Attenzione ai titoli delle agenzie di stampa che non colgono la notizia: il Papa riconosce il diritto della giustizia civile ad indagare. Ad essere deplorevoli sono le modalita' non le perquisizioni!

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Il Papa: "Più volte io stesso ho ribadito che tali gravi fatti (gli abusi sui minori) vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia. In tal senso, auspico che la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati" (Messaggio al Primate del Belgio)

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GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

«Vescovi sequestrati nove ore senza bere e senza mangiare - protesta il segretario di Stato, Tarcisio Bertone -. Non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza: mai era stata commessa una cosa del genere contro una conferenza episcopale».
Sale di grado la crisi diplomatica tra Santa Sede e Belgio: venerdì il ministro degli Esteri vaticano Mamberti aveva convocato in Curia l’ambasciatore Ghislain per deplorare la profanazione dei sepolcri cardinalizi, ieri è stato il braccio destro del Papa a denunciare il blitz dei magistrati. Dal convegno della Lumsa sull’enciclica sociale si è levato un monito di irrituale durezza, rilanciato in prima pagina dall’«Osservatore Romano».
Le perquisizioni in Belgio hanno spinto il «numero due» del Vaticano a un pesante parallelo con l’Urss perché «al di là della condanna della pedofilia, l’irruzione e il sequestro dei vescovi è un fatto inaudito e grave». Anche il quotidiano della Cei, «Avvenire» deplora un «oltraggio che nulla ripara e molto svela», stigmatizzando «la brutalità e la voluta vistosità dell’incursione dei magistrati nell’ambito dell’inchiesta il cui solo nome Operazione Chiesa è significativo poiché indica non i singoli colpevoli ma un vero e proprio bersaglio: la Chiesa».
La procura di Bruxelles ha però respinto le accuse per il trattamento riservato ai vescovi. Durante la perquisizione «hanno mangiato e bevuto», ha detto il portavoce, Jean-Marc Meilleur, ai microfoni dell’emittente Rtbf, precisando che «le perquisizioni sono state condotte da professionisti che conoscono molto bene il loro lavoro e rispettano i diritti delle persone».
L’episcopato belga ha confermato «fiducia nella giustizia e nel suo lavoro». Dopo le dimissioni del vescovo Roger Vangheluwe, che lo scorso aprile ammise di aver stuprato un minorenne, Benedetto XVI ha inviato a Bruges Jozef De Kesel, già ausiliare del cardinale Danneels a Bruxelles, una provenienza che non può non suscitare apprensione, anche se sembra che il presule si fosse dissociato dalla gestione poco trasparente dell’ex primate, che ha confessato di essere stato a conoscenza del crimine commesso da Vangheluwe, astenendosi però dal denunciare i fatti.
«La vostra Chiesa è stata provata dal peccato», aveva detto il Papa alla conferenza episcopale belga ricevuta un mese fa in Vaticano. In quell’occasione aveva chiesto ai vescovi di fare in modo che «tutti i religiosi siano incoraggiati a condurre una vita santa, in piena fedeltà al loro ministero». Un appello che ora rappresenta l’unico appiglio per una rinascita della Chiesa belga. Secondo papa Ratzinger non c’è altra via di uscita dal devastante scandalo della pedofilia (ma anche dall’affarismo e dal carrierismo) che la scelta della più totale trasparenza e della penitenza.
In Belgio, si ammette in Vaticano, l’azione anti-abusi non ha funzionato. La magistratura ha certamente violato i limiti, ma «nel Vangelo si parla con chiarezza della pagliuzza che cerchiamo nell’occhio del fratello e che ci fa dimenticare la trave nel nostro».

© Copyright La Stampa, 27 giugno 2010 consultabile online anche qui.