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CITTÀ DEL VATICANO
Sotto i riflettori, la protesta diplomatica.
Dietro le quinte, il «mea culpa». L’irruzione nel cuore della Chiesa belga della polizia in cerca di abusi insabbiati ha provocato Oltretevere una duplice reazione: all’esterno la protesta ufficiale verso il governo belga, all’interno la critica serrata alla risposta inadeguata dell’episcopato nazionale all’emergenza-pedofilia.
L’arcivescovo Dominique Mamberti (il ministro degli Esteri di Benedetto XVI) ha convocato ieri in Curia Charles Ghislain, ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, deplorando la modalità delle perquisizioni, in particolare la violazione delle tombe di alcuni cardinali.
Il Vaticano non aveva compiuto un passo così pesante neppure per l’omicidio, tre settimane fa, del presidente dei vescovi turchi.
Al dolore suscitato dalla profanazione dei sepolcri dei porporati Van Roey e Suenens, «si aggiunge il rammarico per le infrazioni della confidenzialità cui hanno diritto proprio quelle vittime per le quali sono state condotte le perquisizioni», spiega una nota della Santa Sede, che allo stesso tempo «riafferma la propria ferma condanna di ogni atto peccaminoso e criminale di abuso di minori da parte di membri della Chiesa».
Al vertice della piramide ecclesiastica, però, affiora la consapevolezza che la Chiesa belga abbia «le proprie responsabilità» e che altrove (per esempio in Austria, Germania, Gran Bretagna) sia stata condotta un’opera più efficace di raccordo con le autorità civili. «Per indagare sulle violenze del clero sui minori, Schoenborn, Zollitsch e Nichols hanno immediatamente proposto ai rispettivi governi commissioni di indagine con rappresentanti indipendenti delle vittime proprio per far uscire le indagini dalla Chiesa - osservano nei Sacri Palazzi -. In Belgio non c’è stata la stessa nettezza di toni e chiarezza d’intenti».
Crea preoccupazione in Curia anche la possibilità di un analogo «effetto-boomerang» in Italia dopo la stima di «un centinaio» di preti pedofili fornita dalla Cei senza ulteriori ragguagli sulla cooperazione con le procure. Anche la sostituzione a Bruges di Roger Joseph Vangheluwe che aveva confessato di aver «abusato sessualmente di un giovane dell’ambiente a me vicino», con Jozef De Kesel, tra i più convinti sostenitori della «tolleranza zero» è un segnale del Pontefice.
«Di fronte alle notizie da Bruxelles si resta sconcertati - evidenzia il teologo Gianni Gennari, commentatore di “Avvenire” -. La profanazione di cosa sacra vale anche per le persone e per ciò che delle persone rimane. Non si capisce la logica dell’intervento di estumulazione, e la sua utilità. Diverso sarebbe il giudizio se si trattasse di ricercare una prova, su indicazione precisa di testimoni d’accusa». Infatti, «anche la Chiesa cattolica talora usa la ricognizione delle salme, ma l’intenzione è precisamente rispettosa, e i mezzi utilizzati anche». Quindi «occorre sperare che la logica, gli strumenti e la finalità siano altri, e fondati, ma se seppellire i morti è un’opera di misericordia, disseppellirli senza altro scopo che quello di agitare l’opinione pubblica è un’opera di barbarie».
© Copyright La Stampa, 26 giugno 2010
1 commento:
francamente non capisco, almeno l'articolo non dà elementi chiari per capirlo, in cosa la Chiesa belga abbia mancato rispetto ad altre. Anche la Chesa belga ha istituito una commissione, insomma non si capisce. Amenochè non ci sia un inespresso sulla particolare situazione locale che però a noi non iniziati non è dato sapere.
A suo tempo, quando è stata istituita la commissione, hosentito solo lodi su M. Leonard e proprio sui media.Quindi?
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