martedì 29 giugno 2010
Irruzione nel duomo di Malines: perché il governo belga non si fida della Chiesa. Il Papa però non arretrerà rispetto alla linea della fermezza
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Irruzione nel duomo di Malines: perché il governo belga non si fida della Chiesa
Claudia Daconto
“Deluso e tradito”. Così ha dichiarato di sentirsi Peter Adriaenssens nell’annunciare, in risposta alla perquisizione all’arcivescovado di Mechelen, lo scioglimento della commissione da lui presieduta e che dal 2000, come organo indipendente, si occupava di gestire le denunce di presunte vittime di preti pedofili nella Chiesa belga. “Siamo serviti da esca” ha denunciato Adriaenssens.
Agendo come hanno fatto, è il ragionamento del presidente, le autorità giudiziarie hanno dimostrato di non avere avuto fiducia nella sua commissione supponendo che, invece di servire alla verità, i suoi membri avrebbero fatto di tutto per nasconderla.
Ma al di là dei motivi per cui sono state presentate, cosa rappresentano in sé queste dimissioni? Un passo ispirato, o addirittura suggerito, dalla Conferenza episcopale belga, o l’iniziativa autonoma di un organo indipendente? Lo chiediamo a
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio che da anni coltiva rapporti privilegiati con la curia di Bruxelles.
“Ritengo che si tratti di un’iniziativa autonoma, perché la perquisizione effettuata l’altro giorno dalle autorità giudiziarie ha messo in crisi il principio fondamentale su cui si basava la commissione, ossia quello della riservatezza. Riservatezza richiesta non tanto dalla commissione, ma dalle circa 500 persone che in questi anni si sono rivolte ad essa e che, a questo punto, sarebbe stato violato da una perquisizione tanto spettacolare”.
A proposito di “spettacolarità”, vescovi bloccati per 9 ore, tombe scoperchiate, documenti sequestrati, computer rimossi, perquisizioni anche nella casa del cardinale Godfried Danneels, arcivescovo emerito di Bruxelles: c’era davvero bisogno di un tale spiegamento di forze? Cosa doveva dimostrare la polizia? Che la Chiesa non aveva fatto abbastanza per scoprire la verità e che ora toccava allo Stato fare la sua parte?
“Da quanto so io – spiega Impagliazzo – i magistrati si sono mossi dopo aver ricevuto la denuncia di una persona che ha preferito parlare con loro piuttosto che con la commissione. Questa persona avrebbe detto di sapere che i dossier incriminati si trovavano in quelle tombe che poi, in effetti, sono state scoperchiate”. Un atto per cui è insorto sia Papa Benedetto XVI, che ha definito le perquisizioni “deplorevoli e sorprendenti”, che il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, secondo cui i vescovi belgi sono stati di fatto “sequestrati” per 9 ore, “un fatto senza precedenti – ha denunciato - nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza”.
Chi invece ha preferito mantenere un basso profilo sono stati proprio i diretti interessati, i vescovi belgi. Perché?
“Loro hanno detto qualcosa all’inizio attraverso il portavoce della loro Conferenza, il fatto che singolarmente non prendano posizione dipende da una loro tradizione che è diversa dalla nostra: loro parlano sempre e solo attraverso il loro portavoce”.
Quanto c’entra la particolare natura delle relazioni tra Stato federale e Chiesa belga?
“C’entra. Come si sa in Belgio non c’è il Concordato perché appunto, fin dal 1830, c’è stata una grande unità di lavoro tra cattolici e liberali e a partire dalla nomina del cardinale Danneels, che ora è andato in pensione, la Chiesa ha ritenuto di dover procedere pari passo con lo Stato”.
E’ ipotizzabile un passo indietro della Santa Sede rispetto alla presa di posizione assunta finora sulla questione della pedofilia nella Chiesa cattolica?
Di fronte al rischio di nuovi blitz da parte dei magistrati in altre curie, Benedetto XVI arriverà a dare ragione a coloro che, in Vaticano, sostengono che i cosiddetti “panni sporchi” debbano essere lavati in casa?
“Io non credo. La linea del Papa resta pienamente confermata. Benedetto XVI ieri ha chiesto più rispetto per la Chiesa, per il suo metodo, ma questo non significherà assolutamente il retrocedere di un passo sulla linea tracciata”.
http://blog.panorama.it/italia/2010/06/28/irruzione-nel-duomo-di-malines-perche-il-governo-belga-non-si-fida-della-chiesa/
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