domenica 4 luglio 2010

Il 28 aprile 2009 Benedetto XVI si recò all'Aquila distrutta dal terremoto e dal dolore (Il Tempo)


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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A SULMONA (4 LUGLIO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG
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Padre Nostro degli studenti

28 APRILE 2009 L'arrivo all'Aquila distrutta dal terremoto e dal dolore

L'AQUILA
Ventotto aprile 2009.
Piove a dirotto e sono passati 22 giorni dalla notte dell'apocalisse. «Fa che non si apra la terra», pregava chi c'era, chi ha avuto la ventura di rendersi conto di quanto accadeva perché era ancora vivo.
E sulle vie del dolore, con la veste bianca, è arrivato il Papa, a ridare parole di speranza a chi la speranza l'aveva persa quella notte, quando sembrava che le forze della natura si fossero date appuntamento per un triste convegno di morte.
«Vorrei abbracciarvi tutti, uno a uno. Sono finalmente con voi, in questa terra splendida e ferita che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità». Così aveva esordito Benedetto XVI nella tendopoli di Onna, prima tappa del viaggio lungo le strade della disperazione. «Questa terra deve risorgere. Ora case solide, lo dobbiamo ai morti». Davanti alla teca con le spoglie di Celestino V, all'ingresso della basilica di Collemaggio squarciata dal sisma e puntellata per il pericolo di crolli, un momento di raccoglimento intenso.
Poi, Benedetto XVI aveva lasciato il pallio (la stola bianca indossata il giorno della sua elezione al soglio pontificio) sull'urna del santo eremita del Morrone. Solo pochi minuti nella basilica sfigurata dal terremoto, dove poco più di sette secoli prima Pietro Angelerio era diventato Celestino V, prima di riprendere il viaggio verso gli altri luoghi simbolo della tragedia. Ad attenderlo davanti a quel che ancora resta della Casa dello Studente, monumento alla superficialità dolosa e assassina dell'uomo dove sono morti otto ragazzi, una decina di giovani superstiti. Alcuni di loro solo per una fortunata coincidenza quella notte non si trovavano nelle rispettive stanze.
«Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d'Italia o anche di nazioni diverse. È stato assai toccante, per me - ha confidato al termine dell'incontro con i ragazzi - pregare davanti alla Casa dello Studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza». Infine il monito: «Anche come comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza , affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno».

© Copyright Il Tempo, 4 luglio 2010 consultabile online anche qui.

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