mercoledì 1 settembre 2010

Coraggio (e verità), colleghi. Media approssimativi, avvocati senza scrupoli e di fondo l’incapacità di capire che la Chiesa non è una multinazionale


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Pubblicato entro la fine dell’anno il libro-intervista con Benedetto XVI del giornalista Peter Seewald (Radio Vaticana)

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Entro l'anno esce il nuovo libro-intervista del Papa con Seewald (Bandini)

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Nuovo libro intervista di Benedetto XVI e Peter Seewald (Guido Horst)
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Coraggio (e verità), colleghi

Media approssimativi, avvocati senza scrupoli e di fondo l’incapacità di capire che la Chiesa non è una multinazionale. Parla McGurn, il columnist del Wall Street Journal che attaccò il New York Times sul caso dei preti pedofili

di Rodolfo Casadei

Non si può dire che i potenti non si fidino della sua intelligenza e delle sue capacità di persuadere: ai tempi del secondo mandato presidenziale scriveva i discorsi di George W. Bush, oggi scrive quelli di Rupert Murdoch, il magnate dei media, che lo ha pure fatto vicepresidente della sua News Corporation. Ma William McGurn nasce e resta giornalista, penna di punta al Wall Street Journal: prima responsabile dell’edizione europea del quotidiano (a Bruxelles), poi di quella asiatica (a Hong Kong), quindi editorialista principale e oggi titolare di una rubrica di commenti (“Main Street”). Visti i nomi dei suoi datori di lavoro, nessuno può dubitare nemmeno lontanamente che McGurn sia un beniamino dei liberal; e tuttavia il suo attacco alla professionalità giornalistica del New York Times, lanciatosi a corpo morto nella crociata per dimostrare che papa Benedetto XVI è personalmente responsabile dell’occultamento delle azioni di sacerdoti colpevoli di abusi sessuali, ha lasciato il segno al di là delle contrapposizioni politiche. Il suo pezzo “The Pope and the New York Times”, pubblicato il 6 aprile scorso, ha corretto gli aspetti più tendenziosi degli articoli di Laurie Goldstein sull’argomento e ha mostrato che erano appiattiti sulle tesi, tutte da dimostrare, di una delle parti in causa: l’avvocato Jeff Anderson, specializzato in cause civili contro la Chiesa cattolica.
Il 25 agosto McGurn interverrà a Rimini nel corso del Meeting in un incontro intitolato “Al cuore dell’informazione”.
McGurn, recentemente la Chiesa episcopaliana ha ristabilito nella sua posizione di vescovo il reverendo Charles Bennison, che era stato sospeso per non aver investigato gli abusi sessuali compiuti in ambito ecclesiale da suo fratello. Alcuni blogger hanno commentato: «E adesso vedremo una serie di cinque articoli sulla vicenda sul New York Times?». Condivide il loro scetticismo?
Per quel che ne so, il vescovo Bennison non aveva intrapreso azioni appropriate riguardo alla cattiva condotta sessuale di suo fratello, che svolgeva servizio nella pastorale giovanile. La Chiesa episcopaliana ha ora deciso di restituirgli il suo ministero, soprattutto perché non era accusato lui stesso di cattiva condotta sessuale e perché era scattata la prescrizione. Molti cattolici hanno familiarità con questo genere di storie, dove i vescovi hanno insabbiato o hanno fatto poco per punire sacerdoti che avevano abusato minorenni. Molti hanno anche visto come i loro vescovi sono stati strapazzati dalla stampa per le loro azioni, la quale spesso omette di menzionare le azioni che i vescovi hanno intrapreso in seguito. Per questo ora alcuni cattolici si chiedono se lo stesso trattamento sarà riservato a un vescovo che non è cattolico. Non credo che la risposta da dare sia questa. La risposta consiste nell’onestà e nel senso di prospettiva. La faziosità ai danni dei vescovi cattolici non giustifica la faziosità nei confronti dei responsabili di altre fedi. Io credo che sarebbe a tutti di aiuto se la stampa potesse trasmettere, non in una sola storia, che il genere di abusi che ha conquistato i titoli di prima pagina non è esclusivo della Chiesa cattolica o di altre istituzioni religiose.

In generale, in che misura la stampa statunitense informa in maniera accurata degli scandali sessuali nella Chiesa cattolica, e in che misura prevale invece il pregiudizio?

È difficile fare una valutazione generale. Spesso molti fatti sono esposti in modo corretto, quel che a volte la stampa non fa è mettere le cose nella loro prospettiva. Né ci si preoccupa di capire e spiegare come realmente opera la Chiesa cattolica. Di conseguenza, molti opinionisti non comprendono che la grandissima maggioranza dei casi di abuso appartiene al lontano passato, almeno in America. La spiegazione del contesto e il senso della prospettiva aiuterebbero a migliorare il modo di fare informazione.

Perché gli avvocati delle vittime, che per lungo tempo avevano indirizzato le loro richieste di danni alle diocesi, adesso hanno cominciato a indirizzarle al Papa e alla Santa Sede? Soltanto perché cercano nuovi modi per scucire denaro alla Chiesa cattolica, oppure anche per spirito anticattolico e antipapista?

Non è sano scavare nelle motivazioni. Comunque nella stampa di solito ci accorgiamo subito quando qualcuno accusa qualcun altro perché ha un interesse finanziario per farlo. Sfortunatamente in questo caso la stampa mostra un’inclinazione ad accettare la versione proposta dagli avvocati, in parte perché essi forniscono documenti che permettono di scrivere una bella storia, in parte perché la maggior parte dei giornalisti è convinta di prendere in tal modo le difese del più debole. In molti casi, gli avvocati che conducono tali cause sono in condizione di guadagnare milioni di dollari. Questo non significa che abbiano necessariamente torto, ma significa che la stampa dovrebbe essere un po’ più obiettiva quando si tratta di accettare la loro ricostruzione degli eventi.

Cosa pensa della decisione della Corte Suprema nel giugno scorso che ha permesso che una causa per danni contro la Santa Sede relativa agli abusi sessuali di un sacerdote potesse proseguire? È basata su una solida giurisprudenza, o è influenzata dalla nuova realtà politica americana, cioè l’esistenza di un’amministrazione Obama e ciò che ne consegue?

Non sono un giurista e perciò non sono competente a esprimermi nel merito. L’amministrazione Obama si è espressa contro questa decisione, citando le leggi che stabiliscono l’immunità per i governi stranieri.

Ma quali saranno gli esiti concreti della decisione? Vedremo un giudice americano chiamare Benedetto XVI a testimoniare, o addirittura sul banco degli imputati?

Certamente questo piacerebbe molto ad alcuni avvocati, e lo hanno dichiarato apertamente. Io non credo che gioverebbe molto alla giustizia, alle nostre relazioni internazionali né alle autentiche vittime di abusi sessuali.
È vero che alcuni Stati americani stanno tentando o hanno tentato di estendere i termini della prescrizione dei reati per i crimini sessuali, al fine di poter avviare cause per vecchi casi di abusi sessuali compiuti da esponenti del clero?
Sì, alcuni Stati lo hanno fatto. E altri hanno cercato di approvare leggi mirate specificamente alla Chiesa cattolica. Naturalmente gli avvocati sono favorevoli a questa tendenza, in quanto dà loro maggiori opportunità per strappare denaro alla Chiesa.

La Chiesa cattolica è l’unica grande istituzione coinvolta in processi per abusi sessuali compiuti da suoi rappresentanti o subordinati? Processi simili che coinvolgono esponenti di altre istituzioni si svolgono nello stesso modo di quelli che riguardano i cattolici?

La Chiesa Cattolica non è l’unica istituzione che si trova ad affrontare questo genere di problemi. Però è la più importante e quella che fa più sensazione. Manifestamente per anni i vescovi americani non hanno fatto abbastanza per fermare gli abusi o punire gli autori. È anche vero che negli ultimi anni hanno adottato nuove politiche che fanno della Chiesa cattolica probabilmente una delle migliori istituzioni a questo riguardo. Purtroppo però questa non è una storia che fa colpo sui lettori, e quindi la maggior parte dell’America non ne sa nulla.
Alcuni avvocati e intellettuali hanno invocato l’arresto di Benedetto XVI in occasione della sua visita a settembre nel Regno Unito a motivo di sue asserite responsabilità nella copertura di scandali sessuali commessi da membri del clero.

Lei cosa prevede? È solo gente che parla per farsi pubblicità, oppure qualcosa di clamoroso potrebbe accadere?

È difficile dire cosa potrebbe accadere. Per quanto riguarda Benedetto XVI, questa è una doppia tragedia, perché nessuno ha fatto più di lui per cambiare la cultura della Chiesa al fine di assicurare che gli autori di abusi rendano conto dei loro atti alla giustizia. Sicuramente molti di coloro che chiedono la testa del Papa si distinguono per la loro animosità nei confronti della religione in generale e della Chiesa cattolica in particolare. Però dobbiamo essere onesti: quelli che cercano di colpire la Chiesa spesso sono sostenuti e incoraggiati da persone che si trovano all’interno della Chiesa e tuttavia si oppongono a molti dei suoi insegnamenti. È molto difficile per la gente comune conoscere la dottrina cattolica su di una certa materia quando qualunque giornale secolare è in grado di citare un certo numero di “esperti” cattolici che ci dicono l’esatto opposto di quello che la loro Chiesa insegna. Poi, a livello più innocente, c’è da sottolineare un’altra verità che riguarda i media moderni: di quel che si scrive di sbagliato sulle pagine di religione dei giornali, non si è chiamati a render conto come accade, per esempio, nelle pagine dello sport. Ogni giorno si scrivono cose intrise di ignoranza, ma non importa a nessuno e nessuno esige rettifiche. Ma provate a sbagliare un risultato nelle pagine dello sport, e la reazione sarà pronta e furiosa. Detto questo, si danno confusioni comprensibili anche fra i cattolici. La maggior parte della gente, cattolici compresi, non capisce la struttura della Chiesa, che ha un grosso sistema di leggi e di diritti. Poiché gli ornamenti del cattolicesimo sono così medievali, esso può apparire come una rigida autocrazia, e molta gente pensa che il Papa possa fare qualunque cosa. In realtà il Papa non è il presidente del consiglio d’amministrazione di una multinazionale. I vescovi hanno autorità suprema nelle aree di loro spettanza. E una delle lezioni di questo scandalo è che per poter esercitare la leadership i vescovi devono essere uomini di Dio che prendono seriamente le loro responsabilità. Invece molti di loro amano scaricarle sul Vaticano. Per quanto riguarda la Chiesa, credo che debba fare di più per spiegare la vera struttura ecclesiale. Anche ai reporter di buona volontà può risultare confusa. Pochi vescovi e diocesi fanno un qualche sforzo effettivo per educare i giornalisti circa le complessità della Chiesa come organizzazione. Anche questo deve cambiare.

Che posizione prenderà l’amministrazione Obama sui tentativi di coinvolgere il Papa in persona nei processi per abusi sessuali ad opera del clero? Cercherà di difendere la Santa Sede da attacchi eccessivi o userà l’arma giudiziaria per ricattare la Chiesa cattolica?

Non credo che in questo caso possiamo accusare l’amministrazione Obama. C’è altra gente che si è comportata in modo irresponsabile. Per quanto riguarda la Chiesa, ci sono gradi diversi di responsabilità. Ovviamente coloro che hanno compiuto gli abusi sono i più colpevoli. In secondo luogo vengono coloro che gli hanno permesso di perseverare nella loro condotta, o attraverso un aiuto attivo o, ed è il caso più comune per quanto riguarda i vescovi, omettendo di prendere provvedimenti. Terzi in ordine di colpevolezza sono i vescovi che hanno ereditato questi problemi e non hanno fatto nulla. Il Vaticano viene solo al quarto posto, ma credo che qualsiasi analisi onesta di quello che il Papa ha fatto quando era cardinale mostra che è stato un riformatore impegnato. In molti modi il dibattito sugli abusi sessuali è diventato un sostituto del dibattito sui costumi morali: molte persone credono che il vero problema sia che la Chiesa impone un’idea contro natura della sessualità ai sacerdoti e ai fedeli, e da ciò derivano cose come gli abusi sui minori. Nell’attuale contesto culturale la maggior parte dell’insegnamento cattolico, specialmente in materia sessuale, è letteralmente incomprensibile a moltissimi. Non solo molte persone dissentono da esso, ma la maggioranza non ha gli strumenti per capirlo. La loro comprensione dell’argomento è così limitata che non esiste la possibilità di un vero dialogo. La risposta a ciò è: verità e coraggio. Anzitutto dobbiamo tornare alle verità fondamentali intorno agli esseri umani, alla sessualità, ecc. In secondo luogo, abbiamo bisogno di leader coraggiosi, perché ci vogliono un uomo o una donna coraggiosi per dire queste verità nella cultura odierna.

http://www.tempi.it/esteri/009684-coraggio-e-verit-colleghi?page=0

Nelle cause civili non c'e' alcun "banco degli imputati".
R.

1 commento:

mariateresa ha detto...

l'intervista è notevole. Grazie Raffaella.