venerdì 3 settembre 2010

Fede e ragione nel Pontificato di Mastai Ferretti, Pio IX (Osservatore Romano)


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Il 3 settembre di dieci anni fa la beatificazione di Pio IX e di Giovanni XXIII

Fede e ragione nel pontificato di Mastai Ferretti

di Francesco M. Valiante

Semplificazioni e luoghi comuni creano miti duri a morire, anche nella storia della Chiesa. È il caso di certi cliché applicati alla figura di Pio IX, il Pontefice del Sillabo e della questione romana, del dogma dell'Immacolata e del concilio Vaticano I, pastore di solida spiritualità ma anche uomo di governo, considerato ora liberale e riformatore, ora intransigente e antimoderno. Ma chi fu davvero Papa Mastai Ferretti? Monsignor Walter Brandmüller non ha dubbi: "Il suo - afferma - è stato un pontificato essenzialmente religioso e come tale va giudicato". Parziali e, dunque, inattendibili le interpretazioni ideologiche o i bilanci politici del pontificato di Pio IX. Che il prelato tedesco, professore di storia della Chiesa medievale e moderna all'università di Augusta (1970-1997) e presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche dal 1998 al 2009, invita a rileggere a partire da due aspetti sorprendentemente moderni e vicini alla sensibilità del suo attuale successore Benedetto XVI: l'apertura al dialogo tra fede e ragione, e l'attenzione alla dimensione soprannaturale della vita del cristiano. In questa intervista al nostro giornale monsignor Brandmüller ricorda la figura di Giovanni Maria Mastai Ferretti a dieci anni dalla beatificazione. E parla di un pontificato, il più lungo (1846-1878) della storia della Chiesa tra i successori di san Pietro, da rivalutare e approfondire "con gli occhi dello storico e del teologo". Non omettendo una tirata d'orecchie a chi accusa di oscurantismo le posizioni del Syllabus errorum del 1864, magari senza nemmeno averne letto il testo. "Io non conosco - sentenzia - nessuna affermazione del Sillabo che contraddica apertamente il concilio Vaticano II".

Cominciamo dalle questioni politiche cruciali che Pio IX si trovò ad affrontare durante il pontificato: come leggere le sue scelte, in particolare di fronte al Risorgimento, alla rivoluzione del 1848 e alla questione dell'unificazione italiana?

Più che cominciare, direi di chiudere subito questo discorso. Capisco la sensibilità di una certa storiografia verso queste tematiche, che tanta importanza hanno avuto per l'Italia. Ma nel giudicare un Papa noi ci muoviamo su un livello ben più alto, essenzialmente religioso. Per questo motivo non è possibile capire veramente Pio IX leggendo la sua persona e la sua azione in chiave politica, soprattutto italiana. Prescindiamo quindi da questa visione troppo riduttiva. In primo luogo, un Pontefice è maestro e pastore della Chiesa di Cristo. Ed è in questa prospettiva che si spiega l'atteggiamento di Mastai Ferretti, anche durante la prima guerra d'indipendenza italiana e nei confronti del movimento risorgimentale.

E il mito del Papa liberale?

Conviene accantonare queste semplificazioni che non sono in grado di ricostruire una personalità complessa e importante come quella di Pio IX. Che fu visto senza dubbio anche sotto questa luce, e non senza qualche ragione. Anche se erano eccessive, oltre che interessate, le manifestazioni di entusiasmo repubblicano suscitate dall'atteggiamento di apertura del futuro Pontefice negli anni del suo episcopato a Spoleto e poi a Imola.

Non si può negare, tuttavia, che la sua azione abbia avuto una forte valenza politica in quel tumultuoso frangente storico.

Certo, ma a prevalere nel Papa sono state sempre la dimensione autenticamente pastorale e le motivazioni religiose delle sue scelte. Sotto questo profilo, è davvero impressionante il suo magistero. Ed è ammirevole soprattutto la sensibilità con la quale egli reagisce alle correnti intellettuali che si andavano diffondendo. Siamo ad appena mezzo secolo dalla rivoluzione francese e i credenti si trovano a fare i conti con il suo insidioso retaggio. Ebbene, già nella prima enciclica, la Qui pluribus, del 1846, Papa Mastai affronta una questione fondamentale e perciò decisiva per il futuro del cattolicesimo: il rapporto tra fede e ragione.

Tema oggi particolarmente caro a Benedetto XVI.

Per l'appunto. Non dimentichiamo che Pio IX dedica alla questione una serie di documenti - dei quali di norma non si parla - allo scopo di difendere la verità cattolica dai due estremismi opposti: il razionalismo, che assolutizzava la ragione, e il cosiddetto tradizionalismo, che la sottovalutava. In quei testi il Pontefice mette in evidenza la necessità di coniugare fede e ragione in un insieme armonioso secondo la tradizione cattolica: una dottrina riproposta nel 1870 con la Dei filius del concilio Vaticano i. Non è difficile vedere i punti di contatto con Benedetto XVI, che fin dall'inizio del suo pontificato sta approfondendo questo tema proprio per rispondere alle sfide poste dal dibattito culturale e dai fermenti intellettuali della nostra epoca. In questa luce, non si può non ammirare la lungimiranza di Mastai Ferretti.

Che però è passato alla storia come il Papa del Sillabo.

Anche qui occorre sgombrare il campo dagli equivoci, generati soprattutto dall'ignoranza o dalla scarsa conoscenza dei testi. Il Sillabo di Pio IX denuncia tutte le forme ideologiche, politiche e sociali di violazione della fede cattolica e dei diritti della Chiesa: in sostanza, condanna quegli errori da cui sarebbero scaturite poi le grandi tragedie del Novecento. Non sono dunque fondate l'agitazione e l'ostilità di fronte a quel documento, spesso giudicato - allora e anche oggi - a priori, magari senza neanche averlo letto.

Eppure viene generalmente considerato una condanna della libertà di pensiero e del progresso.

Io non conosco nessuna affermazione del Sillabo che contraddica il concilio Vaticano II. La questione è un'altra. Si tratta di conoscere e di leggere correttamente un documento magisteriale: leggerlo, intendo, con gli occhi dello storico e del teologo. Ci sono regole precise, basate sulla più elementare logica, che vanno seguite per interpretare nella sua intenzione questo testo.

Lo stesso discorso vale per il concilio Vaticano i, aperto nel 1869?

Sicuramente. Basti considerare le due costituzioni dogmatiche approvate nel 1870: la Dei filius, dedicata appunto al rapporto tra fede e ragione, e la Pastor aeternus, sul primato e l'infallibilità del Romano Pontefice. A mio avviso la prima riveste un'importanza addirittura maggiore della seconda, perché in essa si affronta direttamente la questione delle ideologie e dei movimenti che inquietavano il panorama intellettuale ed esigevano una risposta anche sul piano teologico. Per il futuro della Chiesa questo era un passaggio fondamentale. D'altra parte, va anche detto che la Dei filius non ha potuto evitare la nascita del modernismo. Ma ritengo che ciò sia stato appunto favorito dalla mancata recezione dell'insegnamento di Pio IX da parte della teologia dell'epoca.

Il pontificato di Mastai Ferretti ha dato un notevole impulso alla pietà e alla vita spirituale del popolo di Dio. Che cosa ha rappresentato in questo senso il dogma dell'Immacolata Concezione?

Al di là del significato dottrinale di quella definizione - basata su una consultazione dell'episcopato a livello mondiale - va sottolineato appunto il suo valore spirituale. Essa dimostra soprattutto la grande sensibilità di Pio IX verso la realtà soprannaturale della fede, con particolare riguardo alla questione del peccato e della grazia. Un discorso che trovo di grande attualità, perché la medesima consapevolezza manca a moltissimi uomini del nostro tempo e agli stessi cristiani: non a caso questo è un altro dei temi che sta particolarmente a cuore a Benedetto XVI.

In questa direzione va anche lo sforzo di rinnovamento e di promozione della vita consacrata intrapreso da Pio IX?

Si tratta di un aspetto assolutamente singolare del suo pontificato. In 32 anni Papa Mastai Ferretti approvò canonicamente ben 160 ordini religiosi, molti dei quali femminili e missionari. Un dato sorprendente se si considera, oltretutto, che diverse comunità sono sorte proprio in Francia, dove la rivoluzione aveva lasciato intorno a sé terra bruciata. E questo conferma che buona parte della messe del pontificato di Pio IX è stata raccolta dopo la sua morte. Come continua oggi a venire raccolta.

(©L'Osservatore Romano - 3 settembre 2010)

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