sabato 18 settembre 2010

I discorsi del Papa nella prima giornata londinese nella riflessione di Aldo Maria Valli


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Al Qaeda non ferma il papa

Ieri il cordiale incontro con il primate anglicano Williams

Aldo Maria Valli

Chi semina vento raccoglie tempesta. A furia di dipingere papa Benedetto XVI come un uomo pericoloso, ecco che spunta il progetto di attentato ai suoi danni.
L’arresto dei netturbini – terroristi o presunti tali, sotto osservazione già da tempo da parte di Scotland Yard, arriva a turbare una visita che era incominciata nel migliore dei modi, con l’accoglienza cordiale della regina Elisabetta e della gente nelle strade di Edimburgo, e con la messa davanti a migliaia di persone a Glasgow.
Nel Regno Unito, si sa, al Qaeda ha collegamenti radicati. E anche questa volta lo scenario è simile a quello del 2005, quando ci furono gli attentati ala metropolitana londinese: terroristi “fatti in casa”, ma sulla base di suggestioni che arrivano da lontano.
Ovviamente dopo gli arresti tutto il programma della visita papale in Gran Bretagna è stato esaminato minuto per minuto da parte della polizia, ma di comune accordo con i responsabili vaticani si è deciso di procedere con gli appuntamenti previsti.
Il fatto che agli eventi pubblici si entri dopo aver pagato un biglietto (quante polemiche su questo aspetto, alla vigilia!) è considerato un fattore di sicurezza, e all’ingresso ogni persona viene perquisita.
Già a Edimburgo è stato possibile notare un particolare nervosismo da parte delle forze di sicurezza. Probabilmente qualcosa era nell’aria e la polizia era stata allertata. Tutti gli abitanti delle zone frequentate dal papa in questi giorni dovranno osservare alcune norme speciali, dopo essere stati avvertiti direttamente dalla polizia. Tutti dovranno essere in possesso di un documento di riconoscimento, altrimenti non sarà possibile transitare.
La Gran Bretagna osserva con il consueto understatement, ma l’inquietudine c’è. Una visita pensata e realizzata nel nome della pace e del recupero di un rapporto fra culture e confessioni religiose differenti rischia ora di essere condizionata dalla paura, nemica della ragione e principale alleata degli estremismi di ogni forma.
Le accuse nei confronti degli arrestati vanno comunque provate, come ricorda la Bbc. E intanto Benedetto XVI continua a lanciare i suoi messaggi. Importante l’incontro con il primate anglicano Williams, al quale il pontefice si è rivolto con parole di grande amicizia e stima, precisando di non voler entrare nel merito delle questioni che dividono le due Chiese. Ciò che davvero conta, ha sottolineato il papa, è che i cristiani sappiano essere testimoni della fede nell’unicità della salvezza, esplorando insieme la comprensione dei mezzi che Cristo ha messo a disposizione degli uomini per arrivare alla salvezza. Di qui l’importanza di un uomo come John Henry Newman, il grande convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo, che seguì ciò che gli dettava la coscienza ma non perse mai i contatti con il mondo dal quale proveniva.
E ancora: la Chiesa deve essere sicuramente inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana.
Nel discorso ai politici e ai rappresentanti dell’economia Benedetto XVI è stato diretto: i governi che hanno aiutato istituzioni finanziarie ritenute troppo grandi e importanti per fallire si rendano disponibili ad aiutare anche i paesi in via di sviluppo. La crescita integrale dei popoli non è certamente meno importante della finanza.
Al mondo dell’istruzione il pontefice ha ricordato che l’importante non è trasmettere informazioni tecniche, ma formare persone complete, capaci di vivere in pienezza. Ogni disciplina di studio si inserisce in un orizzonte più ampio, il mondo ha certamente bisogno di bravi scienziati, ma anche lo scienziato tecnicamente migliore può soffrire di una prospettiva morale angusta. Ciò che davvero conta è praticare le virtù.
Ora la visita continua. Fuori dalla Westminster Hall è risuonato qualche fischio, ma non si è trattato di contestatori: erano evangelici. Di certo contano di più gli applausi ricevuti all’interno, nel luogo in cui Tommaso Moro fu condannato a morte. I valori morali nessuno li può imporre, ma nemmeno possono essere decisi a maggioranza. C’è una verità morale iscritta nel cuore di ogni uomo, e questa non può essere modificata ideologicamente. Le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro si ripropongono oggi. Cambiano i tempi, ma la questione della coscienza rimane centrale. Il consenso sociale è importante ma non va mitizzato.
Il fondamento dei valori va cercato altrove, altrimenti è troppo fragile.
Così parla il papa. La Gran Bretagna ascolta.

© Copyright Europa, 18 settembre 2010 consultabile online anche qui.

2 commenti:

sonny ha detto...

Good morning, Raffa. Guarda che giochino ho trovato. Da divertirsi con il mouse:

news.sky.com/skynews/Interactive-Graphics/poperoute

Raffaella ha detto...

Good morning e grazie :-)