Mons. Betori: «Pedofilia? Esemplare il comportamento del Papa»

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Betori: «Pedofilia? Esemplare il comportamento del Papa»

Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze chiudendo l’annuale assemblea del clero fiorentino, dicendo di essersi ispirato al pontefice per decidere come comportarsi nella vicenda Don Cantini

Proprio nell’anno che per volontà di Papa Benedetto XVI la Chiesa ha dedicato ai sacerdoti nella Chiesa sono emerse «molte tristi vicende che hanno visto sacerdoti responsabili di gravi delitti verso fanciulli e ragazzi e hanno messo a dura prova nell’affrontare un fenomeno così devastante per la vita delle persone e delle comunità».
Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori chiudendo l’annuale assemblea del clero fiorentino. Se la Chiesa vede in questo anche «l’azione devastante del Maligno, che vuole ostacolare i disegni di bene dei discepoli del Signore», Betori è convinto che proprio «il comportamento esemplare, per chiarezza e decisione, del Santo Padre» è un esempio «su come giudicare e reagire di fronte a queste sofferenze». Così come deve essere un esempio anche la «consapevolezza» del Papa «che i peccati dei singoli non possono infangare il volto della Chiesa - ha proseguito -, ma piuttosto richiamare tutti a responsabilità, per rimuovere le cause di tali aberrazioni e farsi vicini a chi ne subisce i terribili esiti».

Idee ed esempi ai quali l’arcivescovo ha detto di essersi richiamato nei suoi «recenti gesti». Un riferimento alle vicende legate a don Lelio Cantini, il sacerdote fiorentino ridotto allo stato laicale nel 2008 perchè ritenuto responsabile di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minorì. Betori nei giorni scorsi ha incontrato anche alcune delle vittime ma oggi è tornato a sottolineare il rifiuto di «generalizzazioni e chiamate a correo che con evidenza non hanno fondamento». «Piena fiducia», quindi, nei sacerdoti la cui vocazione ebbe origine nella parrocchia di don Cantini, una parrocchia, la Regina della Pace, «in cui si verificarono sì degli abusi nella formazione delle coscienze, ma questi abusi non annullarono la fondamentale libertà di assumere scelte personali autentiche, come mostra il fatto che non tutti coloro che entrarono in seminario divennero poi preti». «Chi lo è diventato - ha aggiunto l’arcivescovo - esercita il suo ministero senza false suggestioni e con fedeltà alla Chiesa nella pienezza della sua dottrina e comunione». A tutti Betori ha assicurato «stima» e «affetto», come pure «affetto e vicinanza» ha ribadito anche «a tutte le persone coinvolte in questa amara vicenda, come ho potuto manifestare negli incontri personali e riservati che ho avuto con alcune di loro».

© Copyright Corriere Fiorentino, 8 settembre 2010 consultabile online anche qui.