giovedì 4 novembre 2010

Il Papa: la Comunità ecclesiale si mostra bisognosa di purificazione e di riforma. Seguire l'esempio di San Carlo, vero padre per i poveri. Appello del Papa ai giovani: Dio vi vuole Santi (Izzo)

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Il Papa: "San Carlo Borromeo era consapevole che una seria e credibile riforma doveva cominciare proprio dai Pastori, affinché avesse effetti benefici e duraturi sull’intero Popolo di Dio. In tale azione di riforma seppe attingere alle sorgenti tradizionali e sempre vive della santità della Chiesa Cattolica" (Messaggio in occasione della celebrazione del IV Centenario della Canonizzazione di San Carlo Borromeo)

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Il Papa: "Proprio di questo abbiamo bisogno anche noi: lasciare entrare le parole, la vita, la luce di Cristo nella nostra coscienza perché sia illuminata, capisca ciò che è vero e buono e ciò che è male; che sia illuminata e pulita la nostra coscienza. La spazzatura non c'è solo in diverse strade del mondo. C'è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime. È solo la luce del Signore, la sua forza e il suo amore che ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via" (Catechesi)

Il Papa: "La spazzatura non c'e' solo in diverse strade del mondo ma in tante anime" (Izzo)

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Il Papa: Abbiamo bisogno lasciare entrare la luce di Cristo nella propria coscienza, in modo che capisca ciò che è vero e ciò che è male, perché sia illuminata e pulita (Apcom)

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PAPA: PER LA CHIESA E' TEMPO DI RIFORMA E PURIFICAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 nov.

"Ai nostri giorni non mancano alla Comunita' ecclesiale prove e sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purificazione e di riforma".
Lo scrive Papa Ratzinger per il quale, pero', affinche' abbia "effetti benefici e duraturi sull'intero Popolo di Dio", di certo "una seria e credibile riforma della Chiesa" deve cominciare "proprio dai Pastori".
Il monito e' contenuto in una lettera inviata al card. Dionigi Tettamanzi in occasione del IV centenario della canonizzazione di San Carlo Borromeo, il grande arcivescovo di Milano del quale il porporato e' l'attuale successore.
Per Benedetto XVI, la coscienza della necessita' di un'autoriforma rappresenta il principale insegnamento che riceviamo dalla memoria di San Carlo Borromeo.
Il 17esimo secolo, l'epoca in cui visse questo straordinario presule, ricorda, "fu assai delicata per la Cristianita'".
"In essa - scrive il Pontefice - l'arcivescovo di Milano diede un esempio splendido di che cosa significhi operare per la riforma della Chiesa. Molti erano i disordini da sanzionare, molti gli errori da correggere, molte le strutture da rinnovare; e tuttavia san Carlo si adopero' per una profonda riforma della Chiesa, iniziando dalla propria vita. E' nei confronti di se stesso, infatti, che il giovane Borromeo promosse la prima e piu' radicale opera di rinnovamento". "Attento alla chiamata con cui il Signore lo attirava a se' e lo voleva consacrare al servizio del suo popolo, fu capace - infatti - di operare un distacco netto ed eroico dagli stili di vita che erano caratteristici della sua dignita' mondana, e di dedicare tutto se stesso al servizio di Dio e della Chiesa".
Nella sua lettera, il Papa teologo descrive la situazione ecclesiale del 1600 con parole che richiamano per molti versi quelal attuale: "tempi oscurati da numerose prove per la Comunita' cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l'annebbiamento della purezza della fede e dei costumi e con il cattivo esempio di vari sacri ministri". Davanti a tutto questo, rileva, "Carlo Borromeo non si limito' a deplorare o a condannare, ne' semplicemente ad auspicare l'altrui cambiamento, ma inizio' a riformare la sua propria vita, che, abbandonate le ricchezze e le comodita', divenne ricolma di preghiera, di penitenza e di amorevole dedizione al suo popolo.
San Carlo visse in maniera eroica le virtu' evangeliche della poverta', dell'umilta' e della castita', in un continuo cammino di purificazione ascetica e di perfezione cristiana".
Nella consapevolezza che "una seria e credibile riforma doveva cominciare proprio dai Pastori, affinche' avesse effetti benefici e duraturi sull'intero Popolo di Dio", San Carlo "in tale azione di riforma seppe attingere alle sorgenti tradizionali e sempre vive della santita' della Chiesa Cattolica: la centralita' dell'Eucaristia, nella quale riconobbe e ripropose la presenza adorabile del Signore Gesu' e del suo Sacrificio d'amore per la nostra salvezza; la spiritualita' della Croce, come forza rinnovatrice, capace di ispirare l'esercizio quotidiano delle virtu' evangeliche; l'assidua frequenza ai Sacramenti, nei quali accogliere con fede l'azione stessa di Cristo che salva e purifica la sua Chiesa; la Parola di Dio, meditata, letta e interpretata nell'alveo della Tradizione; l'amore e la devozione per il Sommo Pontefice, nell'obbedienza pronta e filiale alle sue indicazioni, come garanzia di vera e piena comunione ecclesiale".
"Dalla sua vita santa e conformata sempre piu' a Cristo nasce anche - secondo il Papa di oggi - la straordinaria opera di riforma che san Carlo attuo' nelle strutture della Chiesa, in totale fedelta' al mandato del Concilio di Trento. Mirabile fu la sua opera di guida del Popolo di Dio, di meticoloso legislatore, di geniale organizzatore.
Tutto questo, pero', traeva forza e fecondita' dall'impegno personale di penitenza e di santita'. In ogni tempo, infatti, e' questa l'esigenza primaria e piu' urgente nella Chiesa: che ogni suo membro si converta a Dio". Anche ai nostri giorni non mancano alla Comunita' ecclesiale prove e sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purificazione e di riforma".
"L'esempio di san Carlo - esorta il Papa rivolgendosi all'intera diocesi di Milano, che e' la piu' grande del mondo - ci sproni a partire sempre da un serio impegno di conversione personale e comunitaria, a trasformare i cuori, credendo con ferma certezza nella potenza della preghiera e della penitenza.
Incoraggio in modo particolare i sacri ministri, presbiteri e diaconi, a fare della loro vita un coraggioso cammino di santita', a non temere l'ebbrezza di quell'amore fiducioso a Cristo per cui il Vescovo Carlo fu disposto a dimenticare se stesso e a lasciare ogni cosa".
"Cari fratelli nel ministero, la Chiesa ambrosiana - auspica ancora Benedetto XVI - possa trovare sempre in voi una fede limpida e una vita sobria e pura, che rinnovino l'ardore apostolico che fu di sant'Ambrogio, di san Carlo e di tanti vostri santi Pastori".

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PAPA: SEGUIRE ESEMPIO DI SAN CARLO, VERO PADRE PER I POVERI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 nov.

Dobbiamo seguire l'esempio di San Carlo Borromeo che fu un "vero padre amorevole dei poveri: la carita' lo spinse a spogliare la sua stessa casa e a donare i suoi stessi beni per provvedere agli indigenti, per sostenere gli affamati, per vestire e dare sollievo ai malati".
Lo chiede
Benedetto XVI nella lettera al card. Dionigi Tettamanzi, attuale successore del grande arcivescovo di Milano della cui canonizzazione ricorre il IV centenario.
"Fondo' - scrive il Papa - istituzioni finalizzate all'assistenza e al recupero delle persone bisognose; ma la sua carita' verso i poveri e i sofferenti rifulse in modo straordinario durante la peste del 1576, quando il santo arcivescovo volle rimanere in mezzo al suo popolo, per incoraggiarlo, per servirlo e per difenderlo con le armi della preghiera, della penitenza e dell'amore".
"La carita' - inoltre - spinse il Borromeo a farsi autentico e intraprendente educatore. Lo fu per il suo popolo con le scuole della dottrina cristiana.
Lo fu per il clero con l'istituzione dei seminari. Lo fu per i bambini e i giovani con particolari iniziative loro rivolte e con l'incoraggiamento a fondare congregazioni religiose e confraternite laicali dedite alla formazione dell'infanzia e della gioventu'".
E "sempre la carita' fu la motivazione profonda delle asprezze con cui san Carlo viveva il digiuno, la penitenza e la mortificazione". Per il santo vescovo, spiega Ratzinger, "non si trattava solo di pratiche ascetiche rivolte alla propria perfezione spirituale, ma di un vero strumento di ministero per espiare le colpe, invocare la conversione dei peccatori e intercedere per i bisogni dei suoi figli. In tutta la sua esistenza possiamo dunque contemplare la luce della carita' evangelica, la carita' longanime, paziente e forte che tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta".
"Rendo grazie a Dio - conclude Benedetto XVI - perche' la Chiesa di Milano e' sempre stata ricca di vocazioni particolarmente consacrate alla carita'; lodo il Signore per gli splendidi frutti di amore ai poveri, di servizio ai sofferenti e di attenzione ai giovani di cui puo' andare fiera. L'esempio e la preghiera di san Carlo vi ottengano di essere fedeli a questa eredita', cosi' che ogni battezzato sappia vivere nella societa' odierna quella profezia affascinante che e', in ogni epoca, la carita' di Cristo vivente in noi".

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PAPA: APPELLO AI GIOVANI, "DIO VI VUOLE SANTI"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 nov. -

"Cari giovani, lasciate che vi rinnovi questo appello che mi sta molto a cuore: Dio vi vuole santi, perche' vi conosce nel profondo e vi ama di un amore che supera ogni umana comprensione. Dio sa che cosa c'e' nel vostro cuore e attende di vedere fiorire e fruttificare quel meraviglioso dono che ha posto in voi". Lo scrive il Papa nella lettera all'arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, per il IV centenario della canonizzazioen del suo predecessore San Carlo Borromeo. "Come san Carlo - ricorda Bendetto XVI ai ragazzi dela piu' grande diocesi del mondo - anche voi potete fare della vostra giovinezza un'offerta a Cristo e ai fratelli.
Come lui, potete decidere, in questa stagione della vostra vita, di 'scommettere' su Dio e sul Vangelo". "Voi, cari giovani, non siete solo la speranza della Chiesa; voi - insiste Ratzinger - fate gia' parte del suo presente! E se avrete l'audacia di credere alla santita', sarete il tesoro piu' grande della vostra Chiesa ambrosiana, che si e' edificata sui Santi".
Nella lettera, il Pontefice presenta ai ragazzi di oggi "la splendida figura di San Carlo" e i suoi "coraggiosi 'si'' pronunciati quando era ancora molto giovane".
"A soli 24 anni - ricorda - egli prese la decisione di rinunciare a guidare la famiglia per rispondere con generosita' alla chiamata del Signore; l'anno successivo accolse come una vera missione divina l'ordinazione sacerdotale e quella episcopale. A 27 anni prese possesso della Diocesi ambrosiana e dedico' tutto se stesso al ministero pastorale. Negli anni della sua giovinezza, san Carlo comprese che la santita' era possibile e che la conversione della sua vita poteva vincere ogni abitudine avversa. Cosi' egli fece della sua giovinezza un dono d'amore a Cristo e alla Chiesa, diventando un gigante della santita' di tutti i tempi".

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