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Il Papa: "Oggi ho avuto la grandissima gioia di dedicare questa chiesa a Colui che, Figlio dell’Altissimo, svuotò se stesso facendosi uomo e, protetto da Giuseppe e Maria, nel silenzio della casa di Nazaret, senza parole ci ha insegnato la dignità e il valore primordiale del matrimonio e della famiglia, speranza dell’umanità, nella quale la vita riceve accoglienza, dal suo concepimento fino al suo termine naturale" (Angelus)
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Il Papa consacra la Sagrada Familia: "Il Signore Gesù è la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa e che raccoglie in ultima unità tutte le conquiste dell’umanità. In Lui abbiamo la Parola e la Presenza di Dio, e da Lui la Chiesa riceve la propria vita, la propria dottrina e la propria missione. La Chiesa non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato. L’unico Cristo fonda l’unica Chiesa; Egli è la roccia sulla quale si fonda la nostra fede" (Omelia)
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SANTIAGO DI COMPOSTELA
Un cammino nuovo
Benedetto XVI lo indica all'Europa
Cammino è la parola chiave di Santiago di Compostela, una delle grandi mete della cristianità. Ma non solo nel senso del pellegrinaggio, che pure tantissimi stanno riscoprendo come esperienza forte di passaggio. Cammino, nel senso più ampio, è sempre più una realtà della nostra esistenza di uomini di questo secolo nuovo e complesso, e così “esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione”. Benedetto XVI, pellegrino a sua volta, ripete con santa Teresa d’Avila: “Solo Dio basta”.
E argomenta: “Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. A noi, cari fratelli, spetta oggi seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo”. Di qui deriva la gioia autentica.
Per questo il Papa parla di Europa, parla, da Santiago di Compostela, all’Europa. Perché nella realtà della cultura e dello spirito pubblico europeo c’è un nuovo, grande bisogno di ritrovare ragioni di senso e dunque di dinamismo, a tutti i livelli, civile, economico, sociale, culturale e dunque politico e istituzionale.
Così Benedetto XVI prima di tutto s’interroga sulla radice dell’ateismo, chiedendosi perché “in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà”. Comincia qui una tensione dalle molteplici conseguenze, che di fatto impoverisce lo spirito pubblico, quando non provoca quei drammi indimenticabili che hanno percorso l’Europa dei totalitarismi.
Proprio per rilanciare l’Europa è il momento di rilanciare quel dinamismo che viene dalla realtà cristiana: “È necessario – ripete il Papa – che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente”. È la radice cristiana della civilizzazione. “L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell’epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell’Europa”.
Oggi, così come all’avvio del processo europeo, quasi sessant’anni fa, c’è bisogno di rilanciare questo cammino dinamico, un cammino di civiltà. Il Papa assicura che la Chiesa farà la sua parte e chiede che sia messa in condizione di poterlo fare: “Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo”.
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