lunedì 21 dicembre 2009

Il Papa: "No alla chiesa in politica" (Repubblica)


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"Riconciliazione indispensabile per la pace".


Il Papa: "No alla chiesa in politica
la Shoa ha cacciato Dio dal mondo"

ROMA - E' ricorrente per la Chiesa e i vescovi "la tentazione di fare politica", cioè di "cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica e da pastori trasformarsi in guide politiche".
Benedetto XVI, nel discorso alla Curia Romana, interviene così parlando a cardinali e vescovi riuniti nella Sala Celmentina del Palazzo Apostolico per lo scambio degli auguri natalizi. A loro dice che i pastori non devono trasformarsi in guide politiche e che la competenza politica non spetta ai vescovi. Si interroga il Papa: "Come possiamo essere realisti e pratici, senza arrogarci una competenza politica che non ci spetta?". Ricordando come "ogni società "abbia bisogno di riconciliazioni, perchè possa esserci la pace". Una riconciliazione indispensabile perché ci sia "buona politica e pace".
Le parole del Papa arrivano a ridosso dell'annunciata visita del 17 gennaio alla sinagoga di Roma e alle polemiche che si sono riaperta dopo la decisione di far procedere il processo di beatificazione di Pio XII (accusato dagli ebrei di non aver fatto abbastanza per contrastare la Shoah). Una scelta che ha creato irritazione nella comunità ebraica mondiale e agitazione tra gli ebrei romani.
Forse per questo Benedetto XVI definisce la visita compiuta quest'anno al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem "un incontro sconvolgente con la crudelta' della colpa umana, con l'odio di un'ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con cio', in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesu' Cristo''. Yad Vashem, ha ricordato il pontefice, ''e' in primo luogo un monumento commemorativo contro l'odio, un richiamo accorato alla purificazione e al perdono, all'amore''. '
Infine l'invito alla Chiesa perché apra "una sorta di cortile dei gentili dove gli uomini possano in qualche maniera agganciarsi a Dio" e "al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea". La conclusione è affidata alle parole del profeta Isaia e alla sua creazione di uno "spazio di preghiera per tutti i popoli", anche per quelli ai quali "Dio è sconosciuto".

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