giovedì 15 aprile 2010

Il Papa: I preti non siano capi partito, non insegnino «le proprie idee per crearsi ammiratori» ma parlino sempre «in nome di Cristo» (Di Majo)


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Il Papa: "Il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti" (Catechesi)

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Alberto Di Majo

I preti non siano capi partito, non insegnino «le proprie idee per crearsi ammiratori» ma parlino sempre «in nome di Cristo».
Nell'udienza generale in piazza San Pietro il Papa torna su uno dei principali temi del suo pontificato. È il momento più difficile per Ratzinger. Lo scandalo pedofilia arriva nel quinto anniversario del suo magistero. Ma Benedetto XVI va all'attacco. Non ci sta a essere logorato dalle correnti che si stanno formando in Vaticano. Non è una novità. Quando nel pomeriggio del 19 aprile 2005 si affacciò dalla loggia della Basilica Vaticana promise che sarebbe stato «un umile servo nella vigna del Signore».
In questo momento critico torna a ribadirlo, «ricordando» l'autentica missione dei sacerdoti: un chiaro segnale a chi tenta di screditare la sua guida. «Il Signore ha affidato ai sacerdoti un grande compito», ha detto Benedetto XVI.
E ha aggiunto: «Viviamo una grande confusione circa le scelte fondamentali di vita, cosa è l'uomo, da dove viene e dove andiamo, come vivere». Impegno del sacerdote è «rendere presente la luce della parola di Dio». Egli «non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso avrebbe trovato o inventato o che gli piace, non parla da sé e per sé ma propone la verità che è Cristo stesso». Questo «non significa che il sacerdote sia neutro, come un portavoce che legge un testo non proprio». Anzi, egli è chiamato a «immedesimarsi» con Cristo e «così la parola non propria diventa profondamente personale».
Il sacerdote insegna «non con la presunzione di chi impone proprie verità bensì con l'umile certezza di chi ha incontrato la verità, ne è stato afferrato e trasformato e perciò non può fare a meno di annunciarla». Dunque la «forza profetica» del sacerdote consiste «nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l'unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell'uomo, cioè che Cristo è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo».
Sull'insegnamento ribadisce: «Nella preparazione attenta della predicazione festiva, senza escludere quella feriale, nello sforzo di formazione catechetica, soprattutto dei giovani e degli adulti, nelle scuole e nelle istituzioni accademiche e, in modo speciale, attraverso quel libro non scritto che è la sua stessa vita - ha continuato il Papa - il sacerdote è sempre docente». Con la convinzione che il sacerdozio «nessuno lo può scegliere da sé, non è un modo per raggiungere una sicurezza nella vita, per conquistare una posizione sociale: nessuno può darselo, né cercarlo da sé. Il sacerdozio è risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità». Poi si è rivolto ai pellegrini di lingua tedesca e ha chiesto loro di «pregare costantemente per buoni preti e buone vocazioni».
Un discorso che arriva all'indomani delle scritte oscene sulla facciata della casa natale di Ratzinger nel piccolo paesino di Marktl am Inn in Baviera e che si infrange sulle tensioni.
Tutto lascia immaginare che la sua strada continuerà a essere in salita. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: la Consulta nazionale delle aggregazioni laicali ha invitato «quanti appartengono e si riconoscono nel mondo dell'associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio in piazza San Pietro». Un modo «per stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI». Non è la sola: le manifestazioni di sostegno alla Chiesa si moltiplicano.

© Copyright Il Tempo, 15 aprile 2010 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Splendido il rimbrotto-esortazione del Papa. Giustissimo, tempestivo, attuale.
Però dovrebbe "prendere la scopa" ed andare fino in fondo con le pulizie di casa. I presbiteri capipolo, che antepongono la politica a tutto il resto, dovrebbero essere "isolati" dai loro Vescovi (che spesso tacciano perché acconsentono e perchè talvolta anche loro sono della parte)e dissuasi e impedite dal deicarsi alla politica a tempo pieno, magari mimetizzandosi dietro "campagne moralistiche".
Potrei fare nomi e cognomi di preti e vescovi "deragliati". In questa fase storicamente difficile per la Chiesa preferisco evitarlo. Ma tutti, Santo Padre compreso, sa che ci sono diverse "pecore grigie" (per delicatezza non dico nere) che sono il prodotto di una confusione di base: hanno scelto il sacerdozio non per "curare le anime", ma soprattutto per far politica da pulpiti privilegiati, da cui, con le loro pargtigianerie politiche, riescono ad influenzare facilmente il pensiero e le convinzioni dei fedeli.
Brutti tempi!

Anonimo ha detto...

I tempi saranno pure brutti, ma adesso vescovi, preti, frati etc. debbono assolutamente mettersi in riga e dedicarsi solo ed esclusivamente alla loro missione, che è quella per la quale hanno consacrato la loro vita a nostro Signore.
Al popolo santo di Dio è chiesto di pregare affinché vengano sostenuti e rimangano fedeli alla loro missione.

Anonimo ha detto...

Quoto con convinzione l'anonimo delle 10.49....però, "sursum corda" amici ,in fondo noi oggi abbiamo questo grandissimo Papa donatoci dallo Spirito Santo e, quanto ai "brutti tempi", io non sarei così pessimista: la Chiesa in duemila anni in fondo ne ha visti di molto, molto peggiori...