giovedì 15 aprile 2010

Tiro al bersaglio sul Pontefice: il commento di Antonio Distaso


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Il Papa: "Il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti" (Catechesi)

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Tiro al bersaglio sul pontefice

ANTONIO DISTASO*

Come ha ricordato, in un bellissimo libro (“Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX”) riferito al “caso Mortara” del 1852, Vittorio Messori, non è la prima volta che la Chiesa Cattolica è sotto pesante e concentrico attacco con l’accusa di manipolare i bambini, all’epoca con il pretesto di sottrarli alle famiglie ebree per impartire loro l’educazione religiosa, dietro il quale in realtà fin d’allora si celava l’infamante ipotesi della pedofilia. Ed anche allora si era in una fase storica in cui i nemici della Chiesa e della Cristianità in quanto tali (che rappresentano oggi la Religione più perseguitata del mondo), erano all’attacco, con l’obiettivo di estirparle a qualsiasi costo.
Oggi l’aggressione, inaudita, si rivolge contro una persona, il Papa, che durante la via Crucis del 2005 – mentre Giovanni Paolo II, sofferente, lo ascoltava dal suo studio “aggrappato” al Crocifisso, pronunciava queste parole: “ Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!" , aggiungendo: "Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti.
E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa... Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi" .
Le parole di Benedetto XVI furono un grande, inusuale e per certi versi inatteso grido di dolore della Chiesa sulla sua realtà: un corpo fatto di uomini, che per questa stessa ragione sbagliano, come tutti gli uomini, come di recente, con parole durissime e inedite, il Papa ha ribadito nella “lettera ai Vescovi d’Irlanda”, dove si legge tutt’intera la sofferenza di chi scrive e il richiamo netto e altissimo al messaggio evangelico, che non lascia alcun margine di difesa verso coloro che insidiano l’innocenza dei bambini.
L’aggressione che oggi subisce Benedetto XVI si rivolge soprattutto contro un Papa, che, forte della sua sterminata dottrina, ha indicato ripetutamente il dramma che vive l’umanità: l’affermarsi del relativismo etico, che impedisce ormai la distinzione fondamentale che l’uomo può operare nelle sue attività umane: quella tra il bene e il male. Non è, quindi, un’aggressione gratuita.
Vuole colpire, infatti, il cuore della dottrina morale di Benedetto XVI, così com’è indicato nella “Spe Salvi” e soprattutto nella “Caritas in Veritate”, dove il Papa afferma una verità che riguarda strettamente lo stesso esercizio dell’azione politica e la sua essenza: “la questione dello sviluppo è questione antropologica” , aggiungendo: “Come ci si potrà stupire dell'indifferenza per le situazioni umane di degrado, se l'indifferenza caratterizza perfino il nostro atteggiamento verso ciò che è umano e ciò che non lo è?” .
La figura che oggi si tenta di distruggere, scaricandole addosso tutti insieme casi vecchi anche di decenni rispetto ai quali l’unico dato attribuibile a lei è una lettera nella quale si invitava cristianamente ad avere rispetto per tutti i soggetti coinvolti in una specifica vicenda, è in realtà l’unico baluardo rimasto contro le manipolazioni sulla vita e sulla morte, sulla persona umana intesa nella sua integrità e contro la concezione della famiglia, che si estendono e si diffondono ad ogni latitudine.
L’attacco, in verità, è alla Religione del primato della Persona, intesa come sacra espressione di Dio, che continua ad arricchire con il suo Amore operante l’Umanità, pagando prezzi altissimi con la persecuzione dei suoi Sacerdoti e dei suoi Fedeli. Di cui infatti non si occupa nessuno, forse perché non procura parcelle e risarcimenti miliardari e, con la sua quotidianità, non può garantire facili quanto diffamanti scoops, senza alcun riguardo rispetto alla realtà di un periodo storico in cui più che mai il mondo libero ha bisogno dei suoi Valori, della linfa vitale delle sue radici, della Fede che lo rende forte.

*Deputato, Vicecoordinatore regionale pugliese del Pdl

© Copyright Gazzetta del Mezzogiorno, 14 aprile 2010 consultabile online anche qui.

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