lunedì 17 maggio 2010

Ieri il Papa ha parlato della necessità di purificazione, presentando una Chiesa umile (Tornielli)


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di Andrea Tornielli

C’erano politici, amministratori, personaggi pubblici. Ma c’erano soprattutto loro, un popolo di giovani, famiglie, uomini e donne di tutte le età, che hanno riempito Piazza San Pietro e le zone circostanti per stringersi attorno al Papa, per dimostrare il loro affetto a Benedetto XVI. C’erano ragazzi che hanno passato la notte in pullman per trascorrere soltanto qualche ora nella capitale ed essere sotto quella finestra.
Le duecentomila persone che ieri a Roma hanno partecipato al «Papa Day» – com’è stato ribattezzato – sono il naturale prolungamento del quasi mezzo milione di pellegrini che giovedì scorso a Fatima hanno accolto Ratzinger e hanno pregato per lui e con lui.
Una manifestazione, quella di ieri, convocata dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali e pensata per esprimere solidarietà al Pontefice considerato sotto attacco.
Anche se oltre un mese di distanza dal culmine delle polemiche per lo scandalo pedofilia, e soprattutto le recenti dichiarazioni di Benedetto XVI sull’argomento, hanno fatto sì che venissero evitati toni trionfalistici – se si esclude qualche commento – e che si evitasse pure di far passare una manifestazione di solidarietà e di vicinanza in una prova di forza, quasi un contro-attacco. È stato infatti lo stesso Papa Ratzinger a chiarire, negli ultimi giorni, di non sentirsi sotto attacco da nemici esterni alla Chiesa, né di ritenersi vittima di campagne stampa e di accanimento mediatico, come invece hanno più volte ripetuto alcuni suoi collaboratori.
Il Pontefice non se l’è presa con i giornali, ma nel volo da Roma a Lisbona aveva parlato della realtà «terrificante» della persecuzione interna, provocata dai peccati nella Chiesa.
Anche ieri, sereno e sorridente, ha dedicato la meditazione del Regina Coeli alla festa dell’Ascensione, e soltanto dopo la recita della preghiera mariana ha ringraziato la Cei e il cardinale Angelo Bagnasco, e ha salutato tutti i presenti. «Qui vediamo presente tutta l’Italia, grazie per questa vostra presenza e fiducia, grazie! Vi ringrazio di cuore, cari fratelli e sorelle, per la vostra calorosa e nutrita presenza». Il Papa ha definito la manifestazione una «bella e spontanea manifestazione di fede e di solidarietà».
«Cari amici – ha aggiunto – voi oggi mostrate il grande affetto e la profonda vicinanza della Chiesa e del popolo italiano al Papa e ai vostri sacerdoti». Poi il passaggio cruciale: «Il vero nemico da temere e combattere – ha detto ancora il Papa – è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Viviamo nel mondo ma non siamo del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio». «È quello – ha continuato Benedetto XVI – che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo. È quello che specialmente voi cercate di fare abitualmente nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti: servire Dio e l’uomo nel nome di Cristo. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza». Ratzinger, che si è detto emozionato per le folle a Fatima e per quelle che lo hanno idealmente abbracciato ieri in piazza San Pietro, ha dunque parlato della necessità di purificazione, presentando una Chiesa umile, che non si difende, che non cede allo sconforto, e che vive anche queste «prove» come occasione per essere più se stessa, più fedele alla sua missione.
Ed è significativo che nella preghiera guidata dal cardinale Bagnasco prima che il Papa si affacciasse, si è invocato che la Chiesa sia «purificata dal peccato dei suoi figli», e si è chiesto ascolto per «il grido» delle vittime degli abusi, «di coloro che sono nel dolore perché trovino giustizia e conforto».

© Copyright Il Giornale, 17 maggio 2010 consultabile online anche qui.

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