lunedì 31 maggio 2010

In Irlanda il Papa accelera sulla linea dura antipedofilia (Izzo)


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PAPA: ACCELERA IN IRLANDA SU LINEA DURA ANTIPEDOFILIA

(AGI) - CdV, 30 mag.

(di Salvatore Izzo)

Benedetto XVI lo aveva promesso ai cattolici dell'Irlanda: "per affrontare adeguatamente la situazione determinata dalle tragiche vicende degli abusi compiuti da sacerdoti e religiosi nei riguardi dei minori e per contribuire al rinnovamento spirituale e morale desiderato e già avviato con decisione” la Santa Sede avrebbe promosso una "visita apostolica" con l'obiettivo di "approfondire le problematiche connesse con la trattazione dei casi di abuso e la dovuta assistenza alle vittime, e di verificare l’efficacia e la possibilità di miglioramento delle attuali modalità di prevenzione degli abusi”. E cosi' oggi il Papa ha nominato i suoi "ispettori", scegliendoli, come ha sottolineato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, tra "persdonalita' di altissimo livello".
Sono il card. Cormac Murphy O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, per l’arcidiocesi di Armagh; il card. Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, per l’arcidiocesi di Dublin; mons. Thomas Christopher Collins, Arcivescovo di Toronto, per l’arcidiocesi di Cashel and Emly; mons.. Terrence Thomas Prendergast, arcivescovo di Ottawa, per l’arcidiocesi di Tuam.
La visita apostolica riguarderà anche i seminari in Irlanda e del Pontificio Collegio Irlandese a Roma e ciò perche è desiderio della Santa Sede “accompagnare il cammino di rinnovamento dei luoghi di formazione dei futuri sacerdoti” e come Visitatore Apostolico è stato nominato anche mons. Timothy Dolan, arcivescovo di New York. Saranno ovviamente coinvolte anche le case religiose la cui visita sarà organizzata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che condurrà un’indagine attraverso un questionario, inviato a tutti i Superiori degli istituti religiosi presenti in Irlanda, per arrivare “ad un’adeguata conoscenza della situazione attuale e dei progetti circa l’osservanza e il miglioramento delle norme".
E i visitatori per le comunita' religiose saranno il redentorista padre Joseph Tobin e il gesuita padre Gero McLaughlin per gli istituti maschili; la ex capo ufficio del dicastero dei religiosi suor Sharon Holland e la religiosa irlandese suor Mairin McDonagh, per gli istituti femminili.
Sempre oggi Benedetto XVI ha anche accettato le dimissioni del vescovo di Benin City in Nigeria, mons. Richard Antony Burke, di origine irlandese, accusato da Dolores Attwood, politica canadese originaria della Nigeria, di aver avuto una relazione con lei iniziata quando la donna aveva solo 14 anni.
Nello stesso bollettino la Sala Stampa della Santa Sede ha poi comunicato che nuovo vescovo di Naumur, in Belgio, sara' mons. Remy Victor Vancotten, esperto di psicologia e gia' responsabile dell`equipe per la formazione continua del clero a Bruxelles e nel Brabante Vallone. Un complesso di decisioni che mostrano la volonta' di Papa Ratzinger di accelerare nella lotta contro la pedofilia nella Chiesa ma anche nella societa' (secondo dati considerati attendibili sono vittime di abusi e molestie soprattutto in famiglia ben una bambina ogni tre e un bambino ogni cinque).
Da parte dei vescovi irlandesi sopravvissuti all'operazione "ramazza" che ne ha mandati in pensione anticipata gia' cinque (accusati di aver coperto alcuni dei 46 sacerdoti colpevoli, limitandosi a trasferirli di parrocchia) e che, accostandogli un coadiutore, ha di fatto esautorato anche il cardinale primate Sean Brady (il quale ha ammesso di aver coperto un pedofilo ma non da vescovo bensi quando era un semplice sacerdote e per ordine del suo vescovo), e' stata espressa oggi "piena accoglienza" della decisione di inviare i visitatori che definiscono "un'espressione della personale vicinanza di Papa Benedetto XVI ai cattolici di Irlanda" e che, affermano, "rappresenta un ulteriore passo importante sulla strada della guarigione, della riparazione e del rinnovamento della Chiesa in Irlanda. Ci impegniamo a offrire la nostra piena collaborazione" ai visitatori nominati dalla Santa Sede per questo compito.
"La visita apostolica - aggiungono i vescovi - sara' l'occasione per sviluppare ulteriormente il lavoro che e' stato intrapreso nella Chiesa di Irlanda per rispondere alle esigenze delle vittime sopravvissute, per sviluppare procedure forti e linee guida per la salvaguardia dei bambini e per lavorare ad un rinnovamento della fede".
La decisione del Papa, per i presuli, "e' anche un'opportunita' per riflettere, valutare e rivedere alcuni aspetti della vita della Chiesa in Irlanda, in questo momento, memori delle parole di Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici d'Irlanda: 'prego con insistenza che, con la grazia di Dio, le ferite che hanno colpito molte persone e famiglie possano essere guarite e che la Chiesa in Irlanda possa sperimentare una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale'".
Per l'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, "la visita comincera' nel valutare la risposta data alle vittime e la qualita' dell'assistenza che la Chiesa in Irlanda deve ai sopravvissuti".
L'arcidiocesi di Dublino accoglie inoltre "con grande favore la nomina del card. Sean O 'Malley arcivescovo di Boston, come visitatore per l'esperienza e l'impegno personale che "lo rendono particolarmente adatto" al compito "in questo momento, in cui la Chiesa di Dublino sta indagando la verita' di un momento buio della sua storia e compiendo un periodo di conversione, di purificazione e di rinnovamento". Il comunicato si conclude con la garanzia che tutte le strutture dell'arcidiocesi offriranno "piena collaborazione all'inchiesta penale in corso".
Una analoga disponibilita' a verifiche e eventuali decisioni vaticane e' stata espressa nei giorni scorsi anche dai vescovi italiani, il cui presidente Angelo Bagnasco non ha esluso, rispondendo ai giornalisti, che coperture possano esservi state anche nel nostro Paese (dove i sacerdoti sottoposti negli ultimi 10 anni a inchieste canoniche per abusi sono circa 100 su 40 mila).
Una disponibilita' che e' esaltata sul Corriere della Sera da commentatori come Massimo Franco e Alberto Melloni (che leggono "le parole coraggiose di Bagnasco" come "un segno dei tempi") e negata invece da un vaticanista autorevole come Marco Politi che su "Il Fatto" ha scritto che in Italia "prevale nelle gerarchie la paura di scoperchiare il vaso delle violenze", denunciando l'esistenza di "un fossato tra l’invito di Papa Ratzinger all’azione per dare voce a quanti per decenni non sono stati ascoltati, portando i colpevoli in tribunale, e l’inazione della Cei come organismo collettivo".
Il comunicato dell’Assemblea tenutasi la settimana scorsa in Vaticano in realta' esalta il “coraggio della verità che, anche quando è dolorosa e odiosa, non può essere taciuta e coperta” e Bagnasco non poteva andare oltre un'ipotesi riguardo a coperture che debbono essere ancora eventualmente provate. Ma ugualmente la distanza tra questi commenti giornalistici denota una difficolta' a far comprendere la volonta' di purificazione che anche la Chiesa Italiana ha fatto sua e che Benedetto XVI ha commentato positivamente giovedi' scorso con l'espressione "il Papa sa di poter contare sempre sui vescovi italiani".
In Italia, secondo la Cei, lo ha spiegato il segretario generale Mariano Crociata, i vescovi non sarebbero tenuti a denunciare alla magistratura ordinaria i preti pedofili, mentre i magistrati ritengono che essi incorrono comunque nel reato di favoreggiamento (e oggi e' stato denunciato il vescovo di Porto e Santa Ruffina per il caso di don Ruggero Conti).
Sul versante "mediatico" fa riflettere anche il fatto che negli Stati Uniti siano state rinnovate ieri accuse al card. Ratzinger e a Papa Wojtyla per non aver ridotto celermente allo stato laicale un sacerdote pedofilo: padre Alvin Campbell, che confessò abusi su molti bambini e scontò molti anni di carcere. Scarcerato chiese di essere reintegrato in diocesi e il vescovo di Campbell invece di assumersi la responsabilita' di processarlo come sarebbe stato suo dovere, chiese solo che venisse spretato "per evitare alle vittime il dolore di un altro processo, dopo quello penale".
La Congregazione della Dottrina della Fede rispose che avrebbe seguito procedure e tempi allora in vigore per le dispense. ”Nulla nel nuovo codice ha mai impedito ad un vescovo di esercitare il proprio potere discrezionale di limitare il ministero o di assegnare un prete ad un posto di lavoro lontano dal contatto con il pubblico“,
afferma in proposito Jeffrey Lena, avvocato della Santa Sede negli Stati Uniti.
In sostanza anche stavolta, come per i casi di padre Murphy e Stephen Kiesle, si dimentica che fino al 2001 i vescovi diocesani avevano la totale responsabilita' delle inchieste e avrebbero potuto e dovuto processare e condannare i colpevoli.
In tutti e tre i casi i presuli hanno cercato invece di evitarsi la fatica di promuovere i processi canonici e ora danno la colpa a Roma, gettando fango su Ratzinger e Wojtyla, promotori invece entrambi delle nuove severissime norme che hanno portato alla "tolleranza zero" e all'attuale "operazione ramazza".

© Copyright (AGI)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il NYT fa un'inchiesta sulla selezione dei seminaristi in America e - pur premettendo che non meglio precisati "studi scientifici" non avrebbero trovato legami tra orientamento sessuale ed abusi - segnala che dopo lo scandalo del 2002 sarebbe stato fortemente limitato in Usa l'accesso degli omosessuali al sacerdozio.
http://www.nytimes.com/2010/05/31/nyregion/31gay.html?src=me
Alberto