domenica 30 maggio 2010

Visita del Papa a Cipro: Benedetto va al fronte orientale. Intervista a Georgios Poulides, ambasciatore di Nicosia presso la Santa Sede (Casadei)


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Benedetto va al fronte orientale

All’inizio di giugno per la prima volta un vescovo di Roma visiterà Cipro. L’occupazione turca di un suolo europeo. Il rapporto con l’islam. Il dialogo tra cattolici e ortodossi. Parla Georgios Poulides, ambasciatore di Nicosia presso la Santa Sede

di Rodolfo Casadei

Della visita di Benedetto XVI a Cipro (4-6 giugno) non si parla molto. Eppure è la prima volta che il successore di Giovanni Paolo II visita un paese cristiano ortodosso e per di più proprio lì sarà reso pubblico l’“instrumentum laboris” del Sinodo per il Medio Oriente che si terrà in ottobre a Roma. Senza dimenticare che Cipro è l’estrema frontiera orientale dell’Unione Europea. Cerniera di questo nevralgico e sottovalutato viaggio apostolico è Georgios Poulides, ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede dal 2003.

Ambasciatore Poulides, qual è la realtà di Cipro alla vigilia della visita del Papa?

Cipro è un paese dell’Unione Europea, in pieno sviluppo economico e con una democrazia consolidata. L’adesione all’Unione Europea ha segnato il raggiungimento di un obiettivo a lungo perseguito, che colloca Cipro all’interno della grande famiglia europea, nel posto che le spetta naturalmente per storia e cultura. Devo aggiungere però che l’adesione non è stata voluta dai ciprioti tanto per ragioni economiche, quanto per ragioni politiche. Il popolo di Cipro vede nell’adesione all’Europa un ambito di sicurezza che purtroppo altri organismi internazionali non gli hanno offerto nel momento del bisogno. Come lei ben sa, quasi un terzo del territorio del paese si trova, fin dal lontano 1974, sotto occupazione militare turca. In tale area i militari di Ankara hanno concentrato tutta la minoranza turco-cipriota (circa il 18 per cento della popolazione, prima sparsa lungo tutta l’isola), hanno cacciato con la forza i greco-ciprioti e tutti i cristiani, vi hanno trasferito centinaia di migliaia di coloni anatolici, infine hanno orchestrato l’autoproclamazione di uno stato-fantoccio, riconosciuto solo dalla Turchia. Già al momento dell’adesione di Cipro nel 2004 l’Unione Europea ha preso posizione su questa situazione: è tutta Cipro che ha aderito alla Ue e tutti i cittadini di Cipro sono cittadini europei. Nei territori occupati le regole comunitarie sono sospese, in attesa della riunificazione. Spesso leggo sulla stampa italiana: “I greco-ciprioti hanno aderito all’Europa, i turco-ciprioti no”. È un errore. Anche i turco-ciprioti sono subito corsi a procurarsi il passaporto della Repubblica di Cipro gettando nell’immondizia quello dello stato-fantoccio. E poi sono scappati dalla “fraterna protezione” di Ankara, emigrando in Europa, per lo più in Gran Bretagna. Dunque i sentimenti dei ciprioti sono i seguenti: sono contenti dell’adesione all’Unione Europea, desiderano la riunificazione dell’isola e sostengono gli sforzi del presidente Demetris Christofias nel portare avanti i colloqui con la parte turco-cipriota. La speranza è che, alla fine, Ankara sarà convinta dall’Europa a rispettare i suoi impegni, riconoscere la Repubblica di Cipro e lasciare che i ciprioti decidano da soli sul loro destino.

Cosa si aspetta Cipro dalla visita di Benedetto XVI?

La visita del Papa è di importanza storica per Cipro. È la prima volta che un vescovo di Roma visita il nostro paese ed è la prima visita in assoluto di Benedetto XVI in un paese ortodosso. La visita costituisce il coronamento di un lungo sostegno che la Santa Sede ha sempre fornito alla causa di Cipro. La diplomazia vaticana tiene sempre nella massima considerazione la legalità internazionale, quindi le risoluzioni delle Nazioni Unite e di altri rilevanti organismi internazionali, che chiedono alla Turchia di ritirare le sue truppe da Cipro. La Santa Sede ci ha sempre sostenuto perché Cipro è un piccolo paese che subisce l’aggressione di un potente vicino. Perché è la lotta della ragione contro la violenza. Per questo papa Benedetto ha accettato ben volentieri l’invito a visitare l’isola che gli hanno rivolto sia il presidente Christofias che l’arcivescovo Chrysostomos II.

Come lei ha detto, la religione della grande maggioranza dei ciprioti è il cristianesimo ortodosso e durante il suo soggiorno il Papa incontrerà più volte l’arcivescovo Chrysostomos II. Quali vantaggi potrebbe trarre l’ecumenismo dal loro incontro?

La visita del Papa è importante anche dal punto di vista del dialogo ecumenico. La Chiesa di Cipro svolge un ruolo importante nell’ambito delle Chiese ortodosse e da tempo desiderava svolgere un ruolo egualmente importante anche nel dialogo ecumenico. Subito dopo la sua elezione, il nuovo arcivescovo Chrysostomos II ha voluto visitare il Vaticano e iniziare così una nuova era di rapporti con i cattolici. Pochi mesi dopo Chrysostomos è tornato in Italia per partecipare alle giornate mondiali per la pace organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio, con la presenza del Pontefice il primo giorno dei lavori. Poi, nel novembre 2008, queste giornate si sono tenute a Cipro e poco tempo dopo si è riunita a Pafos la commissione teologica mista cattolici-ortodossi che esamina la questione del primato papale. Con la partecipazione attiva della Chiesa di Cipro al dialogo ecumenico non solo tutte le Chiese e i Patriarcati di lingua greca partecipano pienamente al dialogo con la Chiesa cattolica, ma Cipro ha anche aiutato ad aprire la strada verso le Chiese ortodosse slave, poiché ha sempre mantenuto ottimi rapporti con il Patriarcato di Mosca.

Cosa pensa degli attacchi di alcuni organi della stampa internazionale contro Benedetto XVI, centrati sul tentativo di collegare la figura del Papa a scandali sessuali, alcuni veri alcuni presunti, che hanno visto protagonisti alcuni sacerdoti e vescovi cattolici?

Devo esprimere il mio sgomento di fronte a certi articoli di stampa, a certe ricostruzioni fantasiose. Il cardinale Joseph Ratzinger si era distinto per il suo coraggio e la sua severità nel denunciare e condannare tali indegni comportamenti. Ha avuto il coraggio che hanno i grandi uomini quando scelgono di correggere le storture. Ratzinger, infatti, non ha mai voluto avallare una certa pratica di insabbiamento delle denunce. Al contrario, egli è stato protagonista di una dura battaglia affinché fosse fatta giustizia. E questo lo sa chiunque segua gli affari della Chiesa cattolica. Ogni illazione sulle sue presunte responsabilità personali è totalmente infondata.

L’elezione di Dervish Eroglu nella parte di Cipro occupata dalle truppe turche sembra rendere più difficile il negoziato per la riunificazione dell’isola. Quale strada bisognerebbe percorrere per arrivare alla soluzione di questa crisi che dura da trentasei anni?

Eroglu è stato eletto da una maggioranza costituita non da elettori turco-ciprioti, ma da coloni turchi che si trovano illegalmente a Cipro. Durante la campagna elettorale ha mostrato un volto intransigente. Aveva detto che non voleva l’unificazione attraverso l’evoluzione della Repubblica di Cipro verso un assetto federale, bizonale e bicomunitario, come concordato molti anni fa. Aveva aggiunto che preferiva una confederazione tra due “stati”, e che non vuole il ritiro delle truppe turche, né dei coloni. Dopo le elezioni, però, il tenore delle sue posizioni è cambiato. Si è impegnato a far proseguire i negoziati iniziati fin dal settembre 2008 tra il presidente Christofias e l’allora leader turco-cipriota Talat dal punto in cui erano arrivati, preservando quindi gli elementi di convergenza emersi. Questo è un fatto positivo. Posso comunque assicurare che il presidente Christofias non cesserà di impegnarsi per trovare una soluzione equa e duratura al problema di Cipro nell’interesse di tutti i ciprioti.

L’Unione Europea ha infine trovato l’accordo su un piano di salvataggio della Grecia, vittima di una profonda crisi finanziaria del bilancio nazionale. Cosa pensa di questo accordo?

È stato un fatto positivo. Dopo alcuni mesi di incertezza, l’Unione Europea si è finalmente dotata degli strumenti necessari per regolare i flussi della moneta comune europea e difendersi dalla speculazione finanziaria. Il governo di Cipro ha sempre sostenuto ogni misura che favorisca una più stretta integrazione europea non solo nel campo della politica economica e monetaria, ma anche in quello della politica estera e della difesa comune.

Cipro ha aderito al sistema dell’euro. Una scelta giusta?

L’adesione di Cipro all’eurozona il 1° gennaio 2008 è stata un importante passo verso l’integrazione nel nucleo duro dell’Europa. È stata anche la premiazione della nostra economia, dei nostri grandi sforzi e sacrifici per adeguarci alle regole dell’Unione economica e monetaria. L’adesione all’euro facilita anche l’integrazione economica con i nostri concittadini turco-ciprioti, che preferiscono usare la moneta europea piuttosto che la lira turca imposta nei territori occupati.

Qual è il contributo più importante che Cipro oggi può dare all’Europa?

Cipro è un avamposto dell’Unione Europea verso il Medio Oriente e l’Africa. Il suo ruolo è emerso con chiarezza durante la crisi del Libano nell’estate 2006, quando ha sostenuto l’invio di una forza di pace europea lungo la frontiera tra Israele e Libano e ha messo a sua disposizione una serie di strutture di supporto. Ma Cipro è importante anche per gli imprenditori europei che guardano verso il Medio Oriente e l’Africa. Da tempo molte società internazionali hanno voluto impiantare le loro basi dirigenziali e operative nella nostra isola, che dispone di una eccellente rete di telecomunicazioni, di infrastrutture e di personale locale estremamente qualificato.

© Copyright Tempi, 27 maggio 2010

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