lunedì 3 maggio 2010

Non solo aranciata, il Papa brinda con il Moscato. Menù rigorosamente piemontese per i 40 ospiti (Monga)


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Grandissimo successo della visita del Papa a Torino

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A TORINO (2 MAGGIO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

IL PRANZO UFFICIALE IN CURIA

Non solo aranciata, il Papa brinda con il Moscato

Menù rigorosamente piemontese per i 40 ospiti divisi in tavoli secondo la gerarchia vaticana

FEDERICO MONGA

TORINO

All’ingresso della Sala del Camino in Arcivescovado c’era il tabellone, come ai matrimoni, con i posti assegnati: 39 nomi, ma non quello del Pontefice. La lunga giornata torinese prevedeva anche, come recita il frontespizio del menù in cartoncino color crema, un «Pranzo offerto dal Cardinale Severino Poletto a Sua Santità Benedetto XVI in occasione della visita per l’Ostensione della Sindone». Organizzazione Ascom e Camera di Commercio, servizio del ristorante Marco Polo di Carlo Nebiolo che, sull’evento, si limita a raccontare la sua felicità ma anche la sua grande preoccupazione: «Stanotte non ho dormito, alle 6,30 siamo partiti con piatti, cucina e vettovaglie».
Quaranta ospiti: parte delle alte sfere vaticane, dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, al decano del Sacro Collegio, il cardinal Angelo Sodano, al Nunzio Apostolico Giuseppe Bertello al segretario particolare del Papa, padre Georg, al direttore dell’«Osservatore Romano» Gian Maria Vian.
Otto cardinali, 34 vescovi. Tutti seduti in quattro tavoli, addobbati con fiori bianchi e gialli, sottopiatti e posate d’argento e bicchieri in cristallo di Boemia. Buffet in piedi, sotto due tendoni nel cortile della Curia, per altre sessanta persone della gendarmeria e della Radio Vaticana. Venticinque camerieri, uno tutto per il Pontefice che, raccontano, sta molto attento a non macchiarsi tanto da mangiare con il tovagliolo al collo e da scostarsi ad ogni arrivo di vassoio. Dieci cuochi hanno posizionato quattro «punti fuoco mobili» in una stanza a fianco con tanto di ventilatore e finestra aperta per allontanare i fumi della cucina.
Cardinali e vescovi hanno atteso Benedetto XVI prendendo l’aperitivo. Una ventina di pasticcini salati: il bacio di dama al pathé di olive, uno chantilly al rafano e le bignole al formaggio. Un applauso ha accolto l’arrivo del Santo Padre che si è accomodato a un tavolo da 9 con a fianco il cardinal Poletto da una lato e Tarcisio Bertone, ottima forchetta raccontano i vaticanisti, dall’altra.
«Il Papa», fanno filtrare dagli ambienti della Curia «è rimasto entusiasta». Del menù ha rinunciato solo alle cipolline brasate che accompagnavano il bue al Barolo. Apprezzati, fino all’ultimo cucchiaino, i dolci: le ganache di cioccolato su cialda croccante di mandorle, la meringa con fragoline fresche e lo zabajone tiepido al moscato.
Prima, d’antipasto, la sottilissima di polipo con erbetta cappuccina e pomodori pachino e i classicissimi agnolotti del plin al sugo d’arrosto. Come bevanda l’amata aranciata e solo un bicchiere di Moscato d’Asti con i dessert. Per gli altri tutto Angelo Gaja, il preferito di Sodano: Rossi Bass del 2007 e Barbaresco del 2005, in edizione limitata a 130 bottiglie con retro-etichetta ricordo e autografo del grande produttore langarolo.
Dopo un breve discorso, e l’incontro di Papa Ratzinger con cuochi e camerieri per complimentarsi e donare un rosario, l’organizzazione è ripartita a spron battuto. Mezz’ora per sparecchiare, togliere i tavoli, pulire, spazzare e riorganizzare la sala per l’udienza papale del primo pomeriggio. A fianco del camino un sedia importante - c’è chi giura, ma non ci sono conferme, sia una della sala del consiglio Ascom ritappezzata in bianco alla bisogna - per il Santo Padre e lungo i lati i posti per i fedeli. Tra gli altri anche il Presidente della Fiat John Elkann e con la moglie Lavinia, il presidente della Fondazione Crt Andrea Comba, il presidente della Camera di Commercio Alessandro Barberis, il notaio Antonio Maria Marocco e consorte, Marco Boglione, i vertici Ascom Maria Luisa Coppa e Nebiolo, e i «vivandieri» del vaticano Angelo e Luisa Gaja.

© Copyright La Stampa, 3 maggio 2010 consultabile online anche qui.

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