sabato 17 luglio 2010

Papa Ratzinger non fa sconti ai pedofili (Vonzun)


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MODIFICHE INTRODOTTE NELLE NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS (2010): LO SPECIALE DEL BLOG
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Vaticano

Ratzinger non fa sconti ai pedofili

di Cristina Vonzun

Ieri in Vaticano sono state pubblicate le nuove norme sui “gravioribus delictis”, i delitti più gravi, tra cui gli abusi sessuali.
Il testo - approvato dal Papa - è firmato dalla Congregazione per la dottrina della fede, che ha la competenza su tali delitti e aggiorna le “Normae” pubblicate nel 2001 “al fine di migliorarne l’operatività concreta”. Questi delitti gravissimi riguardano realtà centrali per la vita della Chiesa, cioè i sacramenti dell’Eucarestia e della Penitenza, gli abusi sessuali commessi da un chierico con un minore al disotto dei 18 anni di età e altri reati relativi alla fede e alla morale. Le novità sono evidenti: anzitutto sono previste procedure più spedite, come la possibilità di non seguire la “via processuale giudiziale” ma di procedere “per decreto extragiudiziale”, o quella di presentare al Papa in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale (e questi casi possono riguardare anche vescovi e cardinali). Importante anche il passaggio del termine della prescrizione per i reati di abusi su minori da 10 a 20 anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo (riservata alla Congregazione).
Significativa l’equiparazione ai minori abusati delle persone con limitato uso di ragione, e l’introduzione di una nuova fattispecie: la pedopornografia, definita come “acquisizione, detenzione o divulgazione” compiuta da un membro del clero “in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori di anni 14”.
Un punto che non viene toccato, mentre è oggetto di discussione in questi tempi, riguarda la collaborazione con le autorità civili. “A questo proposito - ha spiegato ieri padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede - si può tuttavia far notare quanto scritto nella “Guida alla comprensione delle procedure”, pubblicata il 12 Aprile, che stabilisce che “va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte”. Ciò significa che nella prassi proposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede occorre provvedere per tempo ad ottemperare alle disposizioni di legge vigenti nei diversi Paesi.
Abbiamo raggiunto il vescovo di Lugano, mons. Grampa per chiedergli anzitutto ragione di questo accentramento di procedure a Roma, perché questa norma dà il segnale che la Congregazione può fare le investigazioni e poi andare dal Papa e chiedergli mandato per perseguire un presunto colpevole.
«L’accentramento - risponde mons. Grampa - lei mi insegna che difficilmente rende più veloce una pratica; una procedura. C’è da augurare che la renda più sicura. Non credo che così si voglia togliere la responsabilità prima dei vescovi o dei superiori maggiori, ma piuttosto uniformarla, ricevendo indicazioni precise da Roma». Una novità ulteriore sta nell’aver prorogato la prescrizione per i delitti di abusi su minori. «L’allungamento del tempo di prescrizione - spiega il vescovo di Lugano - mi pare un provvedimento positivo. Va a favore delle vittime che hanno più tempo per maturare, responsabilizzarsi, rendersi conto del sopruso ricevuto e denunciarlo di conseguenza».
Ieri anche i vescovi svizzeri in una nota hanno applaudito queste direttive. «L’esperienza ci dice - continua mons. Grampa - che occorrevano norme più rigorose e non solo per gli abusi sessuali, ma anche per altri delitti gravi, che riguardano la Fede, l’Eucaristia, la Penitenza le concelebrazioni sacrileghe e l’attentata sacra ordinazione di una donna. Queste sono norme e procedure da condividere purché non si dimentichino gli atteggiamenti pastorali e i modelli terapeutici, perché lo scopo ultimo deve essere che il reo “si converta e viva”, magari ridotto allo stato laicale nel caso di recidiva grave. Ben vengano queste norme e procedure purché non si dimentichi che è più importante prevenire che reprimere e per prevenire occorre intervenire più rigorosamente sulla formazione e sulla valutazione previa e magari con qualche innovazione ancora più incisiva».

http://www.gdp.ch/articolo.php?id=1446

Caro Mons. Grampa, l'esperienza ha dimostrato che lasciare i processi nelle mani dei vescovi non e' stata una grande idea. Ecco la ratio delle norme del 2001 e soprattutto del loro aggiornamento.
R.

2 commenti:

sonny ha detto...

Buon caldo pomeriggio a tutti. Vado OT per due segnalazioni, comprese delle bellissime foto del Papa:

http://www.famigliacristiana.it/Chiesa/News/dossier/dossier-castelgandolfo.aspx

http://www.famigliacristiana.it/Chiesa/News/fotogallery/esclusivo-le-foto-mai-viste-di-benedetto-xvi.aspx

Frank ha detto...

Io non vedo niente di scandaloso in quel che dice Mons. Grampa, in fondo quel che dice è innegabile: un accentramento di tutte le cause a Roma difficilmente potrà renderle più veloci di quel che sarebbero se venissero trattate adeguatamente dalle diocesi. Il problema è che nelle diocesi questo non sempre è avvenuto e avviene, e quindi il trasferimento delle competenze a Roma ha lo scopo di garantire una maggior sicurezza. Ma è chiaro che resta indispensabile il ruolo dei Vescovi, che operano a diretto contatto col territorio e lo conoscono bene, così come conoscono (o dovrebbero conoscere) i loro presbiteri: loro, in fondo, restano responsabili della prevenzione (alias una miglior formazione e selezione dei sacerdoti) e della gestione immediata dei casi che si presentano nei territori affidati alle loro cure pastorali.