lunedì 30 agosto 2010

Il fantasma di Maciel continua a infestare il castello. La lettera d'accusa di un sacerdote della Legione ai suoi capi (Magister)


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Il fantasma di Maciel continua a infestare il castello

In molte case dei Legionari di Cristo è ancora esposto il ritratto del loro indegno fondatore. E il suo sistema di potere è sempre in funzione. La lettera d'accusa di un sacerdote della Legione ai suoi capi. Che però in Vaticano non hanno più protettori

di Sandro Magister

ROMA, 30 agosto 2010

Il cambio della guardia che sta avvenendo al vertice della congregazione vaticana per i religiosi rende ancor più nervosi i capi dei Legionari di Cristo, eredi del loro indegno fondatore Marcial Maciel (nella foto).
Il prefetto della congregazione, cardinale Franc Rodé, che era l'ultimo loro grande protettore, sta infatti per essere sostituito per superati limiti di età. Non si conosce ancora il nome del successore.
Intanto, però, è già stato nominato il nuovo segretario della congregazione.
È l'arcivescovo Joseph Tobin, nato negli Stati Uniti da una famiglia irlandese, con esperienza pastorale tra i cattolici di lingua spagnola, già superiore generale dei redentoristi, fondati nel XVIII secolo da sant'Alfonso Maria de' Liguori.
In un'intervista data a John Allen del "National Catholic Reporter" poco dopo la sua nomina, Tobin ha detto, a proposito dei Legionari e delle decisioni prese su di loro da Benedetto XVI:

"Nei media e altrove si è costruito un castello di carte per ritrarre Benedetto XVI come uno che non si prende cura o è debole con le malefatte sessuali del clero. Ma allora devono spiegare perché una delle prime cose che egli ha fatto da papa sia stata mettere fuori gioco Maciel. Questo atto vale più di mille parole, perché io [all'epoca] ero a Roma e ho visto l'incredibile copertura di cui Maciel godeva. Il semplice fatto che Benedetto XVI abbia agito così e abbia agito con rapidità, è un chiaro segnale che questo papa fa sul serio nel correggere simili cose. Teologicamente e spiritualmente, penso che i Legionari si trovino di fronte a enormi difficoltà, dato il fortissimo rilievo che la vita religiosa tende a dare alla persona e all'ispirazione del fondatore. [...] Anche affettivamente, lo sconquasso è tremendo".

In effetti, nonostante le autorità vaticane abbiano fatto di tutto per recidere il legame tra i Legionari di Cristo e il loro fondatore – fino a definirlo nel comunicato del 1 maggio 2010 "privo di autentico sentimento religioso" – nella vita quotidiana delle loro comunità in tutto il mondo la figura di Maciel continua ad avere una visibilità e un peso.
Inoltre, se è vero che i pieni poteri nel governo della Legione appartengono oggi al solo delegato papale, l'arcivescovo Velasio De Paolis, resta il fatto che i capi di ieri sono tuttora al loro posto e mantengono sulla gran parte dei religiosi un ascendente fortissimo, che deriva dalla totale comunanza di vita che essi ebbero con il fondatore.
Dei comportamenti indegni di Maciel essi continuano ad affermare di essere stati sempre all'oscuro, fino a dopo la sua morte nel 2008.
Ma le autorità vaticane non la pensano affatto così. Sono sempre più convinte – e l'hanno fatto capire nel comunicato del 1 maggio – che attorno a Maciel si era costituito negli anni un "sistema di potere" e "un meccanismo di difesa" che era consapevole delle sue malefatte.
Si sa che, protetto da queste complicità, Maciel aveva la sfrontatezza di passare i fine settimana con le sue amanti e i figli in Spagna e in Messico, a spese della Legione. Di tenere vicino a sé le amanti – spacciate come benefattrici – nella casa di vacanza dei Legionari sulla costa amalfitana. Di portare i figli in udienza dall'ignaro Giovanni Paolo II. Di proclamarsi innocente degli innumerevoli abusi sessuali su giovani e fanciulli dei quali era accusato.
La lettera riprodotta qui di seguito – tradotta dall'originale spagnolo – è prova di quanto la figura del fondatore continui a incombere sulla vita dei suoi seguaci.
L'autore della lettera, padre P. Peter F. Byrne, è un sacerdote della Legione, irlandese, che opera in una parrocchia di Cancún, in Messico, assieme ad altri due sacerdoti della sua stessa congregazione.
Nella lettera, indirizzata al direttore generale della Legione, Álvaro Corcuera, padre Byrne non solo lamenta che le immagini di Maciel continuino ad apparire ovunque e che il suo villaggio natale, Cotija de la Paz, continui ad essere una meta legata alla sua memoria.
Egli denuncia anche il protrarsi tra i Legionari di una pratica "nefasta" in uso con Maciel: quella di avvicinare persone e famiglie, classificate in rapporto alla loro ricchezzza, al solo fine di rastrellare soldi.
Da tutto ciò, padre Byrne ricava la conclusione sconsolata che "le strutture di potere imposte da Maciel rimangono in vigore ancor oggi".

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"TUTTO VA AVANTI COME PRIMA..."

México, 27 luglio 2010

Stimatissimo in Cristo, caro padre Álvaro,

Mi rivolgo di nuovo a lei con dolore e vergogna. Il dolore aumenta col sapere che inviarle questa lettera sarà di nuovo uno sforzo inutile, come lo sono stato altre lettere e altri suggerimenti a lei e ad altri superiori. Ma il [mio] silenzio non sarebbe una buona scelta, poiché mi farebbe complice di colui che abusò e depredò la vita di nostri fratelli.

In questi giorni ho avuto l'onore di far visita ad alcune case del legionari (e di essere ricevuto con molta carità). Ho constatato con i miei occhi che nella maggior parte di esse si trovano ancora delle foto del villaggio di Cotija, della casa di Cotija e, incredibilmente, in tre luoghi (San Salvador, Cancun e in Canada) vi sono delle foto di padre Maciel circondato dai primi seguaci o dai primi gruppi di legionari.

Come è possibile, padre Álvaro? Che messaggio stiamo dando alle vittime di padre Maciel? È questo il modo di accogliere il comunicato [vaticano] del 1 maggio 2010? Padre Álvaro, per amor di Dio e per l'onore di coloro che patirono l'orrore dell'abuso, l'agonia del disprezzo e dell'oblio, la supplico di ordinare che si ritirino le foto dell'autore degli abusi dalla casa nella quale nacque, dal villaggio che lo ospitò e dall'istituzione in cui furono compiuti quegli atti, che ferirono l'innocenza e gettarono tanto discredito sulla santa Chiesa.

Ugualmente la supplico di dare ordine che tutti i ritiri spirituali a Cotija si facciano in un tono di riparazione, che il corpo di padre Maciel sia trasferito dall'altare centrale a una delle cripte laterali nelle quali riposano altri legionari (affinché solo Cristo sia al centro).

Propongo che la casa del defunto sia convertita in una casa di riparazione e di adorazione perpetua e che il museo sia convertito in un museo per ricordare le sue vittime e garantire che non saranno mai dimenticate.

Infine propongo che si doni alla diocesi la casa nella zona alta (CCI), che potrà essere utilizzata come seminario o casa di ritiro, o anche come un luogo d'accoglienza per soccorrere i sacerdoti in preda all'alcool o a vizi.

Così, faremo un gesto di riparazione alla Chiesa del Messico, tanto screditata per causa nostra.

Ho anche constatato che in Messico si continuano a tenere le riunioni tra i capi con gli infami elenchi che dividono le persone e le famiglie in tripla A, doppia A, eccetera, e indicano i nomi dei sacerdoti incaricati di "coltivare" queste famiglie e poi spillar loro denaro.

Padre Álvaro, questa è una pratica immorale che lede il principio secondo cui le persone non devono mai essere utilizzate come mezzi per un fine. Come può un sacerdote andare incontro a una famiglia con un'inteno così mondano? Come può un sacerdote utilizzare i sacramenti, l'amicizia o la direzione spirituale con una seconda finalità?

Questa è una metodologia che è stata istituzionalizzata dal defunto fondatore, che condusse una vita senza scrupoli. Come possiamo riformare le costituzioni, quando neppure siamo capaci di abbandonare pratiche così vistosamente immorali? Come saremo capaci di identificare un carisma quando non sappiamo identificare vere e proprie ingiustizie?

Come possiamo avere una cultura di trasparenza e onestà quando continuiamo a tenere liste di persone divise in categorie e trattiamo con loro per motivi pecuniari?

Come possiamo convincere le persone della nostra rettitudine d'intenzione, quando trattiamo con loro? Che cosa proveranno le persone quando sapranno che sono in queste liste nefaste?

In realtà, padre, non mi aspetto [da lei] nessuna azione. Non è cambiato nulla al nostro interno durante tutto il periodo della crisi. Tutti i cambiamenti sono venuti da fuori (i visitatori, il Vaticano, le pressioni della stampa o delle conferenze episcopali).

Tutto va avanti come prima – comprese le disgraziate foto dell'abusatore sulle pareti delle case – per ricordarci che le strutture di potere imposte da padre Maciel rimangono in vigore ancor oggi. Noi continuiamo a essere delle vittime di padre Maciel, perché non abbiamo né un padre né un pastore che ci tiri fuori da questo pantano nel quale siamo sprofondati.

La saluto.

Affezionatissimo in Cristo,

P. Peter F. Byrne L.C.

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344557

E' ora di farla finita, una volta per tutte con Maciel, costi quel che costi!
In un'altro post risponderemo alla domanda di Mons. Tobin.
Grazie, come sempre, a Magister per non avere mai mollato questo caso
.
R.

3 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

Spero e credo che il compito del delegato pontificio sarà individuare un modus procedendi per lo scioglimento di questa congregazione che non è riformabile. Il male è penetrato troppo e avvelena tutto e tutti. Si tratta di un tanfo quasi insopportabile.

Vorrei ricordare le parole di Luis Garza, vicario generale della congregazione, che rivolgeva il 30 novembre 2004 a Giovanni Paolo II, esaltando Maciel e le sue gesta:

«Nel contemplare la lunga vita sacerdotale del nostro fondatore, scopriamo che alle origini della sua vocazione, dalla quale scaturisce quella di ognuno dei Legionari di Cristo e dei membri del Regnum Christi, vi è l’esperienza dell’amore di Dio che diventa tangibile e reale nei misteri della nostra redenzione. Scopriamo, inoltre, che il cammino sacerdotale del padre Maciel è stato animato da quattro “grandi amori”. L’amore personale a Gesù Cristo, l’amore alla Santissima Vergine Maria, l’amore alla Chiesa e al Papa, l’amore, infine, alle anime, per le quali ha donato tutta la sua vita e per la cui salvezza ha fondato, per volontà di Dio, la Legione di Cristo e il Movimento Regnum Christi».

Parole così ("la sua vocazione, dalla quale scaturisce quella di ognuno dei Legionari di Cristo e dei membri del Regnum Christi") sono la prova che qui non c'è nulla da riformare.

Anonimo ha detto...

a pensare quali furono i veri "quattro amori" di Maciel mi sale la bile in bocca!

A.R. ha detto...

La lettera di accusa del p. Byrne mostra una dolorosa necessità, già adombrata da papa Benedetto come estrema possibilità, cioè la soppressione della Legione e la fondazione contestuale di un nuovo ordine per nulla legato a p. Maciel. Non è possibile "sistemare" in altri modi un'istituzione che è tuttora il prolungamento, l'immagine e somiglianza del suo fondatore.