martedì 15 dicembre 2009

L'ira del Papa sui preti pedofili irlandesi (Iaia Vantaggiato)


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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:

L'ira del papa sui preti pedofili irlandesi

Rapporto Ryan: 50 anni di abusi

di Iaia Vantaggiato

Rabbia, vergogna, sdegno. E cos'altro avrebbe potuto provare Joseph Ratzinger nello scorrere le pagine del «rapporto Ryan», il documento che svela gli abusi sessuali perpetrati su minorenni di ambo i sessi da parte di alcuni membri del clero irlandese? Un crimine orrendo consumatosi nel cuore della cattolicissima Irlanda, protrattosi per circa cinquant'anni e sempre tenuto sotto silenzio dall'Arcidiocesi di Dublino e dalla Chiesa d'Irlanda.
Una situazione drammatica - si legge in una nota della Santa Sede che annuncia anche un'imminente lettera pastorale destinata a tutti i fedeli d'Irlanda - per la quale è necessario adottare provvedimenti urgenti e non limitarsi a esprimere un semplice rammarico. «Quel clero ha tradito le solenni promesse ma io garantisco che i responsabili pagheranno» ha assicurato ieri il Pontefice nel corso di un vertice al Vaticano cui hanno preso parte - oltre a alcuni esponenti della curia - il presidente della Conferenza episcopale irlandese, cardinal Sean Brady, e l'arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin. Già nel 2006 Benedetto XVI - che nella sua precedente veste di Prefetto della Congregazione della Fede era stato autore di un codice etico ispirato al principio della «tolleranza zero» per combattere il fenomeno dei preti pedofili - aveva esortato i presuli irlandesi a stabilire cosa fosse avvenuto realmente nel passato e a prendere provvedimenti affinché casi del genere non potessero ripetersi.
E sono stati proprio i vescovi irlandesi riuniti in sinodo a chiedere perdono, il 9 dicembre scorso, «a tutti coloro che hanno subito abusi da parte di preti quando erano bambini, alle loro famiglie e a tutte le persone che sono giustamente scandalizzate. La volontà di evitare l'imbarazzo ha prevalso sulla sicurezza e il benessere dei fanciulli.
Siamo scioccati non solo per la portata degli abusi ma anche per i tentativi di insabbiamento messi in atto dall'arcivescovado di Dublino». Provano vergogna i vescovi irlandesi e riconoscono che «il silenzio» faceva parte di una certa «cultura» diffusa all'interno della Chiesa: le alte gerarchie cattoliche non solo non avrebbero mai denunciato i sacerdoti accusati di aver commesso abusi ma avrebbero anche cercato di proteggerli trasferendoli in altre sedi.
Di questo verranno chiamati a rispondere, secondo quanto anticipato da alcuni quotidiani irlandesi, quattro arcivescovi già citati in giudizio - tra loro anche il cardinale Desmond Connell - mentre alcuni vescovi potrebbero essere già pronti a rassegnare le dimissioni nei prossimi giorni. Ma la macchia del «silenzio» si estende anche sul Vaticano, almeno stando alle dichiarazioni del ministro degli esteri irlandesi Michael Martin cui, solo pochi giorni fa, aveva risposto il Nunzio apostolico in Irlanda Giuseppe Leanza: «Noi condanniamo questi atti ma se dovesse emergere che un qualunque errore è stato commesso da parte nostra presentiamo le nostre scuse».
«Questi atti» hanno un nome: si chiamano umiliazioni, pestaggi, sevizie e stupri. A volte di gruppo. Una lunga storia di violenze endemiche sui minori che va dal 1930 agli anni '80 e che il «rapporto Ryan» racconta basandosi sulle testimonianze di circa 2.500 vittime di abusi, perlopiù ragazzi «difficili», orfani, disabili, bambini e adolescenti abbandonati. E' proprio per questo - dichiara il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi - «che la Santa Sede prende molto sul serio le questioni sollevate dal rapporto relative al governo dei leader della chiesa locale che hanno, in ultima istanza, la responsabilità della cura pastorale dei bambini».
Il documento della «Child Abuse Commission» - creata nel 2000 dall'allora premier Berthie Ahern - è il risultato di una vasta indagine condotta sugli istituti religiosi, in particolare sulle istituzioni pubbliche per soli ragazzi gestite da ordini religiosi cattolici. Tra questi anche le «Sister of Our Lady of Charity Refuge», le suore cui era affidata la «Magdalene Laundry» di Dublino, soggetto dell'omonimo film grazie al quale il pubblico di tutto il mondo venne a conoscenza degli «orrori nascosti della Chiesa d'Irlanda».
Intanto l'arcivescovo di Dublino, Marmuid Martin, ha dichiarato che la crisi di fatto scoppiata ieri intorno allo scandalo degli abusi sessuali sarà un «forte scossone» per la Chiesa cattolica nel Paese: «Penso - ha detto - che ormai si vada verso una significativa riorganizzazione della nostra Chiesa».

© Copyright Il Manifesto, 12 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il termine «ira» non s'addice in un titolo riguardante l'attività del papa. Auspico maggior equilibrio.

Anonimo ha detto...

Il problema, caro Anonimo, e' proprio quello che hai scritto : forse NON c'e' stata IRA da parte del nostro Papa.

E Gesù, cos'avreffe fatto Gesù? Non si sarebbe arrabiato come con i mercanti del tempio?

Rileggiamo il Vangelo ogni tanto.

Grazie