sabato 12 dicembre 2009

«Rapporto Ryan» il Papa: «Rabbia, tradimento e vergogna» (Gagliarducci)


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«Rapporto Ryan» Il Papa: «I responsabili pagheranno»

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Andrea Gagliarducci

«Rabbia, tradimento e vergogna».
Non usa mezzi termini, Benedetto XVI.
Ieri mattina il Papa ha presieduto una riunione di emergenza in Vaticano in seguito alla pubblicazione del «Rapporto Ryan», che ha documentato l'ampiezza, la gravità e la sistematicità degli abusi nei confronti dei minori nell'arcidiocesi di Dublino. Ha garantito che «i responsabili pagheranno», e annunciato anche una sua imminente Lettera Pastorale sulla vicenda, per dare «chiare indicazioni circa le iniziative che saranno prese per rispondere alla situazione». È una presa di posizione decisa. E non è la prima.
Già nel 2006, in un discorso ai vescovi irlandesi in visita ad limina, aveva chiesto ai vescovi di «affrontare in modo efficace questo problema, stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati».
Era un chiarissimo invito a cambiare rotta. Dopo la pubblicazione del rapporto Ryan, il Pontefice ha voluto incontrare i vescovi d'Irlanda in una riunione straordinaria: c'erano il cardinal Sean Brady, presidente della Conferenza Episcopale Irlandese, monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, monsignor Giuseppe Lenza, nunzio vaticano in Irlanda, e il cardinal Bertone, segretario di Stato. Il Papa è rimasto «scosso e addolorato» dalla lettura del rapporto Ryan. Assicura che la Santa Sede «seguirà la grave questione con la massima attenzione», perché «prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini». Non poteva essere altrimenti.
La linea di Benedetto XVI, sui casi di pedofilia, è sempre stata durissima. Già da prefetto dell'ex Sant'Uffizio, nel 2001, aveva pubblicato la lettera Ad exequendam, nel quale si considerava «tra i più gravi delitti» quello della pedofilia del clero.
E, nel documento De delictis gravioribus, che definiva le linee guida del motu proprio con cui Giovanni Paolo II rafforzò l'ex Sant'Uffizio nel giudicare i casi di violenze e molestie, chiese «non solo di contribuire ad evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio». Una volontà di farla finita con la faccenda testimoniata anche dal suo incontro con alcune vittime di pedofilia da parte di sacerdoti nel viaggio negli Stati Uniti del 2008.

© Copyright Il Tempo, 12 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

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