lunedì 4 gennaio 2010

Il Papa: il futuro dipende da Dio, il 2010 sarà migliore se sapremo collaborare con Lui (Galeazzi)


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“Diffidate di maghi ed economisti”

Il Papa: il futuro dipende da Dio, il 2010 sarà migliore se sapremo collaborare con Lui

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

«Il futuro è nelle mani di Dio», inutile cercarlo negli oroscopi o nelle stime degli economisti. Benedetto XVI, davanti ai 50 mila fedeli riuniti a San Pietro per il primo Angelus domenicale del 2010, esorta a non affidare le speranze umane agli «improbabili pronostici» di maghi, astrologi, cartomanti. Ma anche le «pur importanti» previsioni economiche non possono costituire, la bussola di fronte ai tanti problemi attuali. È solo in Dio che l’umanità può riporre la speranza di un futuro migliore.
Però «non nel senso di una generica religiosità o di un fatalismo ammantato di fede», bensì «nel Dio che in Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l’uomo, di condividere la sua storia, per guidarci tutti al suo Regno di amore e di vita». Benedetto XVI ribadisce che Dio è non soltanto creatore dell’universo (aspetto comune anche ad altre religioni) ma «Padre che ci ha scelti prima della creazione del mondo».
Il disegno divino «non si compie automaticamente: è un progetto d’amore, e l’amore genera libertà e chiede libertà». Il Regno di Dio è certo, ma «ogni uomo e donna è responsabile di accoglierlo nella propria vita, giorno per giorno». Anche il 2010 sarà più o meno «buono» nella misura in cui ciascuno, secondo le proprie responsabilità, «saprà collaborare con la grazia di Dio». Ogni volta che Dio «vuole fare un passo avanti, insieme con noi, verso la “terra promessa”, bussa prima al nostro cuore, attende il nostro “sì”, nelle piccole come nelle grandi scelte». Il Papa raccomanda di «accogliere sempre la volontà di Dio, con umiltà e coraggio, perché anche le prove e le sofferenze della vita cooperino ad affrettare la venuta del suo Regno di giustizia e di pace».
Le «profonde» parole del Papa hanno trovato immediato consenso nel ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che già all’ultimo Meeting ciellino di Rimini aveva messo in guardia dalle ricette dei «maghi-economisti». Ora commenta Tremonti: «Dipende da noi, il futuro degli uomini non può essere scritto in un oroscopo o in un software». Perciò, «è superstizione voler prevedere il futuro delle cose umane, della politica, dell’economia, perché questo dipende dall’uomo». Volerlo sapere a prescindere dall’uomo, sottolinea Tremonti, «è l’arroganza di una conoscenza che si crede illimitata ma che illimitata non è». Gli economisti, come gli astrologi, non sono la bussola. Veggenti e studiosi delle scienze economiche non sullo stesso piano, dunque. Ma quasi. La stessa accusa di «arroganza», o meglio «hybris», Tremonti l’aveva utilizzata qualche mese fa sempre contro gli economisti affetti da «un eccesso di autismo».
La reazione alle ripetute critiche era arrivata a settembre da sedici economisti che in una lettera aperta ai quotidiani avevano replicato: «Nessuno di noi è disposto a stare zitto». E con loro si era schierato anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. Alla riunione della società italiana degli economisti Draghi aveva preso le distanze da «chi ha sognato pogrom di economisti». Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, economista lui stesso, in un’occasione aveva difeso la categoria economista dicendo di non essere «un mago» e in un’ altra aveva rimarcato come Tremonti non sia laureato in economia. Il ministro dell’Economia gli aveva risposto con una battuta: «Non sono un economista, sono un leguleio». È poi sempre di Tremonti la barzelletta di Breznev che alla parata militare fa sfilare economisti in abiti civili perché «più pericolosi dei missili». Ieri, invece, niente polemiche dirette: Tremonti ha ribadito il suo pensiero cogliendo l’occasione del monito del Pontefice. Sottoscrivono il monito papale anche i telespettatori cattolici (Aiart): «Siamo pienamente d’accordo. Maghi e astrologi non delineano il futuro, anche se a volte le tv conferiscono ad essi una credibilità assolutamente fuori luogo. Troppa gente si illude».

© Copyright La Stampa, 4 gennaio 2010 consultabile online anche qui.

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