martedì 12 gennaio 2010

La geopolitica di Benedetto (Aldo Maria Valli)


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La geopolitica di Benedetto

Aldo Maria Valli

Quando il papa si rivolge agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede (che sono diventati 178, numero record) tocca moltissimi temi perché getta uno sguardo sull’intera situazione internazionale, ma quest’anno c’è stato un filo conduttore preciso.
Secondo Benedetto XVI il vero cancro che sta all’origine di tanti drammi è l’egoismo umano, che nasce dalla negazione di Dio e si manifesta soprattutto sotto forma di uno sfruttamento cieco e autodistruttivo, tanto verso l’ambiente naturale quanto nei confronti di altri esseri umani.
Riprendendo i temi al centro del messaggio per la giornata mondiale della pace il papa sostiene che dopo il sostanziale fallimento della conferenza di Copenhagen il mondo deve interrogarsi sui motivi profondi del degrado ambientale.
La salvaguardia del creato non nasce da un’esigenza estetica, ma da un bisogno morale, «perché la natura esprime un disegno d’amore e di verità che ci precede e che viene da Dio». E se non rispetta questo disegno tutto viene compromesso.
L’esempio concreto, dice Benedetto, è fornito dai regimi comunisti.
Dopo la caduta del muro di Berlino, quando il materialismo ateo si sgretolò, si vide che un sistema privo di riferimenti fondati sulla verità dell’uomo distrugge non solo la dignità e la libertà delle persone ma anche la natura, attraverso l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria.
Verso gli appuntamenti di Bonn e di Città del Messico, quando i temi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale saranno di nuovo affrontati dalla comunità internazionale, è importante tener conto di questo livello morale del problema. La necessità urgente è quella di adottare scelte politiche ed economiche in grado di assicurare forme di produzione rispettose dell’ordine della creazione e motivate da obiettivi di giustizia sociale. Lo si vede bene in Africa, dove gli squilibri determinati dalla lotta per l’accesso alle risorse naturali sono causa di conflitti le cui conseguenze sono devastanti per le fasce più deboli delle popolazioni. Nella visione del papa la difesa dell’ambiente non è mai separabile da quella della vita umana, e a questo proposito Benedetto ribadisce il no alle politiche demografiche che prevedono la limitazione delle nascite, anche attraverso l’aborto.
Il senso di responsabilità verso il creato si manifesta prima di tutto nel rispetto che la persona umana nutre verso se stessa.
Tra le tante sfide elencate dal papa, in primo piano la necessità di invertire la tendenza nella corsa agli armamenti e allo sviluppo degli arsenali nucleari. Nel prossimo maggio a New York è in programma la conferenza per l’esame del trattato di non proliferazione, e il papa chiede «decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari ». E qui la denuncia di Benedetto è senza mezzi termini quando, con lo sguardo rivolto in particolare a Somalia, Darfur e Repubblica democratica del Congo, parla di «incapacità delle parti» nel sottrarsi alla spirale della violenza ma anche di «impotenza» degli altri paesi e delle organizzazioni internazionali e di «indifferenza quasi rassegnata» dell’opinione pubblica mondiale.
Identica concretezza caratterizza l’appello per il Medio Oriente, con la richiesta di dialogo «sia a livello nazionale che sul piano internazionale» nell’affrontare la questione iraniana e la riproposizione della linea sempre seguita dalla diplomazia vaticana nei rapporti fra israeliani e palestinesi: diritto dello stato di Israele di esistere nella pace e nella sicurezza entro confini riconosciuti, ma uguale riconoscimento del diritto del popolo palestinese a una patria sovrana e indipendente, con la garanzia di una vita dignitosa e della libertà di spostamento.
Dopo l’intervento di domenica scorsa, il papa torna sulla questione immigrazione chiedendo alle autorità di seguire «la via della giustizia, della solidarietà e della lungimiranza», e ribadisce il netto no al riconoscimento legale di unioni omosessuali e matrimoni gay denunciando «leggi e progetti che, in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi».
La libertà non può essere assoluta, «perché l’uomo non è Dio» e il cammino da seguire non può quindi essere l’arbitrio o il desiderio.
Vibrante, infine, la denuncia di quello che Benedetto definisce «un sentimento di scarsa considerazione e talvolta di ostilità, per non dire di disprezzo, verso la religione, in particolare quella cristiana». Di fronte a questo atteggiamento, che secondo il papa è diffuso soprattutto in Occidente e in particolare nei mass media, è urgente arrivare alla definizione di una «laicità positiva e aperta» che riconosca il ruolo pubblico della comunità dei credenti.
Davanti agli ambasciatori, molte dei quali nei suggestivi abiti tradizionali, una vera summa del pensiero ratzingeriano, ma anche numerose sollecitazioni operative per un mondo che appare sempre più incapace di darsi un nuovo ordine.

© Copyright Europa, 12 gennaio 2010 consultabile online anche qui.

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