lunedì 11 gennaio 2010
Il Papa: il 2010 ancora segnato dalla crisi economica. La priorità è la difesa dell'ambiente (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
PAPA: 2010 ANCORA CRISI, PRIORITA' E' DIFESA AMBIENTE
(AGI) - CdV, 11 gen.
(di Salvatore Izzo)
Benedetto XVI indica la difesa dell'ambiente come la principale priorita' in un mondo ancora provato da "una drammatica crisi economica" e dove "il terrorismo mette in pericolo un cosi' gran numero di vite innocenti e provoca un diffuso senso di angoscia".
E questo perche' vi e' una causa comune di questi mali, un comune nemico dell'uomo: la dimenticanza di essere figli di Dio che porta al degrado morale (in proposito ha denunciato con forza il tentativo di dimenticare le differenze sessuali) come a quello ambientale, allo sfruttamento e all'uccisione dei deboli con la violenza nelle guerre e negli attentati, ma anche con l'aborto.
"Occorre - ha precisato oggi nel discorso al Corpo Diplomatico - che attenzione e impegno per l'ambiente siano bene inquadrati nell'insieme delle grandi sfide che si pongono all'umanita'".
"Se si vuole edificare una vera pace", infatti non e' possibile "separare, o addirittura contrapporre la salvaguardia dell'ambiente a quella della vita umana, compresa la vita prima della nascita". "E' nel rispetto che la persona umana nutre per se stessa - ha spiegato ai 179ambasciatori presenti nella Sala Regia per il solenne incontro di inizio anno - che si manifesta il suo senso di responsabilita' verso il creato: l'uomo rappresenta quanto c'e' di piu' nobile nell'universo". Affinche' i cristiani possano dare pienamente il loro contributo alla causa della pace e della giustizia e alla difesa dell'ambiente, "urge - ha rivendicato - definire una laicita' positiva, aperta, che, fondata su una giusta autonomia tra l'ordine temporale e quello spirituale, favorisca una sana collaborazione e un senso di responsabilita' condivisa". "Purtroppo - ha ammesso il Pontefice nel discorso d'inizio anno al Corpo Diplomatico - in alcuni Paesi, soprattutto occidentali, si diffondono, negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione, e, talvolta, di ostilita', per non dire di disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana".
Su questo aspetto, nell'analisi del Pontefice, prevale tuttavia l'ottimismo e cosi' ha salutato oggi il fatto che l'Europa, "con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha iniziato una nuova fase del suo processo di integrazione, che la Santa Sede continuera' a seguire con rispetto e con benevola attenzione". "Nel rilevare con soddisfazione - ha detto - che il Trattato prevede che l'Unione Europea mantenga con le Chiese un dialogo 'aperto, trasparente e regolare', auspico che, nella costruzione del proprio avvenire, l'Europa sappia sempre attingere alle fonti della propria identita' cristiana". In proposito, il Papa ha citato il suo recente viaggio apostolico nella Repubblica Ceca, nel quale e' emerso che tale identita' ha un ruolo insostituibile per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo continente 'casa'".
Nel discorso al Corpo Diplomatico, il Papa ha poi parlato dell'Iran. "Auspico - ha detto - che attraverso il dialogo e la collaborazione, si raggiungano soluzioni condivise, sia a livello nazionale che sul piano internazionale". "Per amore del dialogo e della pace, che salvaguardano la creazione, esorto i governanti e i cittadini dell'Iraq - ha continuato passando in rassegna lo scacchiere dell'Asia - ad oltrepassare le divisione, la tentazione della violenza e l'intolleranza, per costruire insieme l'avvenire del loro Paese". "Trattando delle violenze contro i cristiani, non posso non menzionare - ha detto ancora Papa Ratzinger - i deplorevoli attentati di cui sono state vittime le Comunita' copte egiziane in questi ultimi giorni, proprio quando stavano celebrando il Natale. Al Libano, che ha superato una lunga crisi politica, auguro di proseguire sempre sulla via della concordia".
Riguardo all'America Latina, il Pontefice si e' augurato che l'Honduras, dopo un periododi incertezza e trepidazione, si incammini verso una ritrovata normalita' politica e sociale". "Quando insorgono divergenze ed ostilita'" per difendere la pace i Governi, ha ricordato Ratzinger, "debbono perseguire con tenacia la via di un dialogo costruttivo". Cio' avvenne venticinque anni or sono con il Trattato di Pace ed Amicizia fra Argentina e Cile, che, ha sottolineato il Papa, "fu raggiunto grazie alla mediazione della Sede Apostolica e ha portato abbondanti frutti di collaborazione e prosperita', di cui ha beneficiato, in qualche modo, l'intera America Latina".
"In questa stessa parte del mondo - ha detto ancora il Pontefice - sono lieto del riavvicinamento intrapreso da Colombia ed Ecuador, dopo parecchi mesi di tensione". "Piu' vicino a noi - ha elencato - mi compiaccio dell'intesa conclusa tra Croazia e Slovenia a proposito dell'arbitrato relativo alle loro frontiere marittime e terrestri. Mi rallegro, altresi', dell'accordo tra Armenia e Turchia, in vista della ripresa delle loro relazioni diplomatiche, ed auspico che attraverso il dialogo, i rapporti fra tutti i Paesi del Caucaso meridionale migliorino. E lo stesso mi auguro che si realizzi in Guinea ed in Madagascar, con l'aiuto effettivo e disinteressato della comunita' internazionale". Tra i fatti positivi, ha segnalato anche le piene relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Federazione Russa e le aperture del Vietnam verso la Chiesa Cattolica. Il Papa ha invece deplorato che "la produzione e l'esportazione di armi - che nei diversi contesti sottraggono risorse ai piu' poveri - contribuiscano a perpetuare conflitti e violenze, come quelli nel Darfur, in Somalia e nella Repubblica Democratica del Congo". "All'incapacita' delle parti direttamente coinvolte di sottrarsi alla spirale di violenza e di dolore generata da questi conflitti, si aggiunge - ha rilevato - l'apparente impotenza degli altri Paesi e delle Organizzazioni internazionali a riportare la pace, senza contare l'indifferenza quasi rassegnata dell'opinione pubblica mondiale". "Non occorre sottolineare - ha continuato il Pontefice - come tali conflitti danneggino e degradino l'ambiente". Le gravi violenze che ho appena evocato, unite ai flagelli della poverta' e della fame, come pure alle catastrofi naturali ed al degrado ambientale, contribuiscono ad ingrossare le fila di quanti abbandonano la propria terra". "Di fronte a tale esodo, invito le Autorita' civili, che vi sono coinvolte a diverso titolo, ad agire con giustizia, solidarieta' e lungimiranza". In particolare, Benedetto XVI - che ha dedicato anche oggi un passaggio all'aggressione del 6 gennaio ai cristiani copti dell'Egitto - ha voluto menzionare i cristiani del Medio Oriente, "colpiti in varie maniere, fin nell'esercizio della loro liberta' religiosa, essi lasciano la terra dei loro padri in cui si e' sviluppata la Chiesa dei primi secoli. E' per offrire loro un sostegno e per far loro sentire la vicinanza dei fratelli nella fede, che - ha spiegato - ho convocato, per l'autunno prossimo, l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente".
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