lunedì 15 febbraio 2010

La visita di Benedetto XVI ai luoghi dell'accoglienza della Caritas di Roma (Sir)


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La visita ai luoghi dell'accoglienza della Caritas di Roma

Un “piccolo villaggio della carità” nel cuore di Roma, dove “i nostri fratelli e sorelle meno fortunati” trovano “accoglienza, ascolto, aiuto alle loro necessità”. Nel saluto introduttivo per la visita di Benedetto XVI all’Ostello della Caritas di Roma (domenica 14 febbraio), il card. Agostino Vallini, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma, ha ricordato tutti coloro che “generosamente si prodigano ogni giorno per dimostrare concretamente che l’emarginazione può essere contrastata e vinta dall’amore, in nome della carità di Cristo e della dignità che va sempre riconosciuta e garantita ad ogni persona umana”.
La comunità ecclesiale, ha aggiunto il cardinale, “parla alla città con la volontà di riparare in tanti casi alla giustizia negata e offre il primo contributo per una cultura in cui i poveri non sono fonte di problemi, ma persone meno provvedute e come noi titolari di diritti”.

Speranza luminosa.

“L’uomo non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente o aiutato a superare i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere la verità su se stesso, sulla sua dignità”. È il messaggio lanciato da Benedetto XVI nei locali della Caritas di Roma. Per la terza volta un Pontefice si è recato in un luogo di accoglienza dell’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana: il 20 dicembre 1992 Giovanni Paolo II fece visita alla mensa di Colle Oppio, dove lo stesso Benedetto XVI è tornato il 4 gennaio 2007. Grazie al servizio di quanti si adoperano nella Chiesa “a favore dei poveri”, ha sottolineato il Papa, “tante persone hanno potuto riscoprire, e tuttora riscoprono, la propria dignità” e “ritrovano fiducia in se stessi e speranza nell’avvenire”; attraverso “i gesti, gli sguardi e le parole” di coloro che operano per la Caritas diocesana, “numerosi uomini e donne toccano con mano che le loro vite sono custodite dall’Amore, che è Dio, e grazie ad esso hanno un senso e un’importanza”. Una certezza che, ha precisato il Pontefice, “genera nel cuore dell’uomo una speranza forte, solida, luminosa, una speranza che dona il coraggio di proseguire nel cammino della vita nonostante i fallimenti, le difficoltà e le prove che la accompagnano”. A quanti sono impegnati nella Caritas diocesana, ha proseguito il Papa, l’invito ad essere “gioiosi testimoni dell’infinita carità di Dio” e considerare “questi vostri amici uno dei tesori più preziosi della vostra vita”.

Forza propulsiva.

La sollecitazione del Santo Padre, rivolta non solo ai cattolici ma ad “ogni uomo di buona volontà, in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione e nelle diverse istituzioni”, è quella di “impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna”. Tuttavia, “per promuovere una pacifica convivenza che aiuti gli uomini a riconoscersi membri dell’unica famiglia umana è importante che le dimensioni del dono e della gratuità siano riscoperte come elementi costitutivi del vivere quotidiano e delle relazioni interpersonali”. L’Ostello della Caritas, dunque, “manifesta concretamente che la comunità cristiana” collabora “utilmente con le istituzioni civili per la promozione del bene comune” in una “feconda sinergia”. Nel servizio alle persone in difficoltà, ha aggiunto il Papa, “la Chiesa è mossa unicamente dal desiderio di esprimere la propria fede in quel Dio che è il difensore dei poveri e che ama ogni uomo per quello che è e non per quello che possiede o realizza”. La Caritas diocesana, ha concluso Benedetto XVI, è dunque “un luogo dove l’amore non è solo una parola o un sentimento, ma una realtà concreta, che consente di far entrare la luce di Dio nella vita degli uomini e dell’intera comunità civile”.

Attesa dell’alba.

Nel corso della visita alla Caritas di Roma, il Santo Padre ha ricevuto in dono un crocifisso restaurato, proveniente da Onna, il paese abruzzese distrutto dal terremoto del 6 aprile 2009. La croce porta con sé “un dolore inspiegabile, lancinante, ma non disperato”, ha spiegato Giovanna Contaldo, ospite dell’Ostello. Tuttavia, essa “non è l’immagine della sofferenza ma l’attesa dell’alba e del riscatto” ed è per questo che, “nel viaggio di ritorno”, il Papa non deve portare il dolore ma soltanto “la speranza”.
Quello con il Pontefice è stato “un incontro emozionante”, ha commentato al SIR Roberta Molina, responsabile del’Ostello, la quale ha guidato la visita. È il segnale che “una città può essere solidale e le persone che abitano questo posto sono persone con voglia di rinascere, che noi dobbiamo aiutare”. L’arrivo di Benedetto XVI era atteso, fin dal mattino, da numerosi volontari fuori e dentro i locali del centro di accoglienza che ogni notte ospita 188 senza fissa dimora e offre 500 pasti a sera oltre ad un servizio sanitario, con poliambulatorio, una farmacia e l’assistenza legale.

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