mercoledì 17 febbraio 2010
L'Irlanda e la pedofilia: vescovi a rapporto dal Papa (Bartoloni)
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L'Irlanda e la pedofilia: vescovi a rapporto dal Papa
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Timori per i riflessi sulle scuole cattoliche
di Bruno Bartoloni
CITTA' DEL VATICANO
A parte l'indignazione per lo sconvolgente scandalo dei preti pedofili in Irlanda, Benedetto XVI ed il suo governo non hanno nascosto la loro forte preoccupazione sia per l'immagine dei sacerdoti e della Chiesa in generale sia per le possibili gravi ricadute dello scandalo sulle istituzioni.
Ma c'era anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, con il Sostituto monsignor Filoni ed il ministro degli Esteri monsignor Mamberti, oltre al nunzio in Irlanda Leanza. C'era perfino il più alto consulente giuridico della Chiesa, il presidente del Consiglio per i testi legislativi monsignor Coccopalmerio, a riprova delle intenzioni del pontefice d'inserire nell'annunciata lettera alla Chiesa d'Irlanda indicazioni che avranno un peso canonico per l'intera Chiesa universale e che dovrebbero mettere fino alla tradizionale «cultura dell'insabbiamento» degli scandali ed al loro costante occultamento alle autorità civili. Si deve ricorrere anche alla «giustizia ordinaria» per «accertare oggettivamente la responsabilità» dei sacerdoti colpevoli di pedofilia o abusi sessuali, ha dichiarato con molta chiarezza il cardinale Claudio Hummes, ministro per il clero. Non sarà «un semplice esercizio cosmetico» ha detto prima di andare in Vaticano il vescovo Joseph Duffy, responsabile per le comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese. «Per la Chiesa le prove possono venire dall'esterno o dall'interno. Entrambe sono dolorose, ma quelle che provengono dall'interno sono naturalmente più dure e umilianti», ha detto il cardinale Bertone riferendosi agli «atti particolarmente esecrabili» commessi da uomini della Chiesa d'Irlanda.
«La tempesta più pericolosa è quella che tocca il cuore dei credenti, scuotendo la loro fede», ha poi ammonito, alludendo così al pericolo più concreto, una perdita di fiducia dei fedeli nel clero e, soprattutto, nei sacerdoti impegnati nel mondo della scuola.
Una vera iattura, se si pensa che per la Chiesa la formazione dei giovani è alla base della sua opera di evangelizzazione. Il cardinale Grocholewski, ministro per l'Educazione, ha ricordato di recente che vi sono nel mondo circa 250 mila istituti scolastici cattolici, frequentati da poco meno di 42 milioni di allievi. Gli insegnanti delle scuole cattoliche sono circa 3,5 milioni, dei quali una gran parte sacerdoti o religiosi.
In Italia la scuola cattolica costituisce circa l'11% dell'intera popolazione scolastica. Le circa diecimila sedi, dalle scuole per l'infanzia a quelle superiori, sono frequentate da quasi un milione di iscritti. Un bacino di utenza allargato anche alle scuole dello Stato dove migliaia d'insegnanti cattolici, tra cui moltissime persone consacrate, svolgono la loro missione educativa. Il cardinale Hummes ha voluto spezzare una lancia a favore di tutti questi apostoli che rischiano di pagare le spese dei loro cattivi confratelli: «La grandissima maggioranza dei sacerdoti nel mondo sono persone degne. Purtroppo, ha commentato, i loro comportamenti ammirevoli non fanno notizia».
Rimangono le cifre dello scandalo: un cardinale e tre vescovi accusati di «insabbiamenti», anni ed anni di abusi, centinaia di vittime con veri «mostri» che hanno confessato chi abusi su un centinaio di bambini, chi abusi ogni due settimane per venticinque anni, chi abusi negli istituti per ragazzi «difficili». «Ammetto con molta franchezza quello che tutti sanno avrebbe detto il responsabile per le Comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese, monsignor Joseph Duffy, vescovo di Clogher episodi che hanno inferto alla Chiesa ferite profonde, mettendola in una situazione molto seria».
© Copyright Corriere della sera, 16 febbraio 2010 consultabile online anche qui.
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