martedì 16 febbraio 2010

Irlanda, in Vaticano si prega per le vittime degli abusi sessuali (Bobbio)


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nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano
Prima le preghiere, poi la discussione.
I vescovi irlandesi sono arrivati ieri per il summit con il Papa, convocato per fronteggiare lo scandalo dei preti pedofili. Sono violenze sessuali, abusi di ogni genere su bambini e ragazzi, punizioni corporali da parte di alcuni sacerdoti e coperti da alcuni vescovi, che due rapporti pubblici hanno denunciato lo scorso anno.
Il Papa, seguendo la linea della tolleranza zero, ha già fatto dimettere alcuni vescovi e ha annunciato una lettera ai cattolici d'Irlanda. E ha chiesto perdono, un'ennesima volta.
Così ieri mattina la riunione è cominciata con una preghiera e una Messa celebrata in San Pietro dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, presenti i vescovi d'Irlanda e altri cardinali della Curia romana.
In un comunicato diffuso dalla conferenza episcopale irlandese si legge che «preghiere sono state offerte per quanti hanno subito abusi, per il popolo, i preti, i religiosi d'Irlanda e per le intenzioni di Papa Benedetto».
E preghiere sono state «offerte anche per l'incontro» che proseguirà oggi in Vaticano. I vescovi irlandesi non esitano a definire «molto seria» la situazione e il Papa ha deciso di affrontarla con estrema severità.
Già è stato annunciato che nella sua lettera pastorale saranno contenuti importanti provvedimenti. Ieri i lavori si sono svolti a porte chiuse. Vi hanno partecipato oltre ai vescovi irlandesi, al Papa e ai vertici della Segreteria di Stato alcuni cardinali della Curia romana, tra cui il capo della Congregazione dei vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Levada, e il presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, monsignor Francesco Coccopalmerio.
Il cardinale Bertone nella omelia ha osservato che «le prove che vengono dall'interno della Chiesa sono naturalmente più dure e umilianti», ma «ogni sorta di prova può diventare motivo di purificazione e santificazione purché illuminata dalla fede» e «purché il peccatore riconosca la propria colpa». Questa prova, ha aggiunto, «è quella che stanno attraversando in questo momento le vostre comunità che vedono alcuni uomini di Chiesa coinvolti in atti particolarmente esecrabili». Quindi ha rimarcato che «il maligno insinua anche un'altra tentazione, ai suoi occhi ancora più importante: quella cioè che tende a far perdere la fiducia in Dio, spingendo nello scoraggiamento e nella disperazione»: «Questa, in realtà è la tempesta più pericolosa: quella che tocca il cuore dei credenti, scuotendo la loro fede e minacciando la loro capacità di affidarsi a Dio». Eppure «le tempeste fanno paura, anche quelle che scuotono la barca della Chiesa per colpa dei peccati dei suoi membri. Ma da queste tempeste – ha concluso Bertone – può venire la grazia della conversione e una fede più grande».
Il portavoce della Conferenza episcopale di Dublino, il vescovo di Clogher monsignor Jospeh Duffy, parlando con alcuni giornalisti, ha sottolineato che quello che è accaduto ha portato «un grave danno all'autorità della Chiesa e alla fedeltà al Vangelo». Poi ha rilevato che l'incontro con il Papa non si rivelerà «un semplice esercizio cosmetico».
Alla Radio Vaticana il cardinale di Sean Brady, primate d'Irlanda, ha riferito che il Papa «è molto preoccupato» e che questo incontro sarà solo «un passo di un cammino molto lungo».

© Copyright Eco di Bergamo, 16 febbraio 2010

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