martedì 16 febbraio 2010

Solo la Chiesa fa autocritica. Nel disastro morale generale, fa clamore la denuncia di Benedetto XVI (Luigi Accattoli)


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INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE (15-16 FEBBRAIO 2010). SECONDA GIORNATA

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Ma solo la Chiesa fa autocritica

Nel disastro morale generale, fa clamore la denuncia di Benedetto XVI

di Luigi Accattoli

Lo scandalo dei preti pedofili è “orrendo”, ha detto l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin. La conferenza dei vescovi irlandesi l’ha definito «un grave tradimento della fiducia verso la Chiesa».
Più volte Papa Benedetto ha parlato di “profonda vergogna”, per l’Irlanda e per altri paesi. “Spaventoso peccato” erano state le parole di Papa Wojtyla in riferimento agli Usa.
Non c’è che dire: la Chiesa cattolica non ha patito uno scandalo paragonabile a questo quantomeno lungo gli ultimi sei decenni e forse più. Diciamo, dalla seconda guerra mondiale in qua. Ma reagisce, sta reagendo. Si capisce che è un corpo vivo e vitale perché combatte il male che l’insidia.
La nostra società civile e politica invece non sembra in grado di avvertire la corruzione onnipresente, il mercimonio e il postribolo che la stanno travolgendo. Forse lo “spaventoso peccato” dei preti che calpestano l’innocenza loro affidata è più grave di tutte le indegnità dei politici e degli amministratori, ma attenzione: la possibilità del riscatto è commisurata all’avvertenza della colpa, non alla sua entità.
Questo vale per la Chiesa ed è inscritto nel suo dna spirituale, ma vale anche – analogamente – per ogni società.
Ieri e oggi i vescovi irlandesi sono riuniti con il Papa e i suoi collaboratori per affrontare il loro scandalo dei preti pedofili che è il più grave tra quanti ne siano emersi finora, insieme a quello statunitense.
Ma pessime vicende sono state accertate in Gran Bretagna e in Polonia, in Francia e in Brasile, in Austria e in Australia e ultimamente in Germania.
Né dobbiamo immaginare che l’Italia ne sia esente: fino a oggi sono venuti alla luce una decina di casi nostrani, ma basta la vicenda fiorentina per dirci che almeno un nostro prete ha saputo fare quanto e più degli americani e degli irlandesi.
Sembra ieri ma sono ormai otto anni che Giovanni Paolo II, provato nel fisico ma ancora ardimentoso per le sorti del Vangelo, convocò in vaticano per l’aprile del 2002 una consultazione dei cardinali statunitensi e del vertice della conferenza episcopale di quel paese con sette capi-dicastero della Curia romana a partire dal cardinale Ratzinger: in quell’incontro fu decisa la linea della “tolleranza zero”. Benedetto XVI è oggi alla quarta tappa del proprio impegno in questa materia. La sua
reazione all’orrendo scandalo è cresciuta in ardore lungo i cinque anni del Pontificato che saranno completi il 19 aprile.
La prima tappa è dell’ottobre del 2006 e già riguardava i vescovi dell’Irlanda.
Gli scandali oggi noti in dettaglio, per due successivi rapporti di due commissioni di inchiesta, allora erano conosciuti sommariamente ma già l’indussero a parlare di
«enormi crimini» di fronte ai quali è «urgente» adottare misure per evitare che «si ripetano».
Tra le misure indicò la necessità di garantire che «i principi di giustizia siano pienamente rispettati».
Non specificò meglio, ma in quell’espressione era implicita l’indicazione di collaborare con i tribunali civili per il perseguimento di quei «crimini».
La seconda tappa fu segnata dalla visita dell’aprile del 2008 negli Usa, quando parlò di «profonda vergogna» per i fatti analoghi di quel paese e – su iniziativa del cardinale di Boston, la diocesi più colpita – ricevette cinque «vittime».
La terza fu quella australiana del luglio del 2008, con l’affermazione che i colpevoli «devono essere portati davanti alla giustizia» e con un nuovo incontro con un gruppo di “vittime” e di loro familiari, a Sydney, l’ultimo giorno della visita compiuta in occasione della Giornata mondiale della gioventù.
La quarta è l’attuale, che ha avuto inizio L’11 dicembre quando ricevette in Vaticano una delegazione dell’episcopato irlandese e – presa visione del secondo dei rapporti governativi sugli abusi commessi da preti a danno di minori – fece annunciare “la prossima pubblicazione” di una lettera pastorale ai fedeli d’Irlanda “nella quale indicherà con chiarezza le iniziative che devono essere prese in risposta alla situazione”: così un comunicato che riferiva come Benedetto fosse restato “profondamente turbato e addolorato” per i contenuti del rapporto. Esso nominava una decina di vescovi responsabili d’aver coperto gli scandali invece di perseguirli: quattro di loro si sono dimessi lungo il mese di dicembre.
La lettera annunciata ora sta per essere pubblicata e si prevede che contenga tre capitoli centrali: far luce sull’accaduto, fare giustizia e impegnarsi per la “guarigione” delle vittime.

www.luigiaccattoli.it

© Copyright Liberal, 16 febbraio 2010

10 commenti:

mariateresa ha detto...

che piacere è leggere Accattoli. E' bene tenere sempre a mente le tappe di questo lungo cammino che il nostro Benedetto ha avuto il coraggio di affrontare, senza tirarsi indietro. Preghiamo perchè il Signore gli dia la forza di andare avanti e per la Chiesa di Irlanda.E che il Signore aiuti i poveri innocenti che hanno tanto sofferto.

Anonimo ha detto...

la pedofilia non è solo un peccato ma soprattutto un reato,quindi le parole di benedetto xvi sono più appropriate di quelle del suo predecessore.
capisco che non si possa sminuire un presunto santo,ma quando si parla di preti pedofili lasciamo stare woytjla e parliamo solo di ratzinger che ha deciso di affrontare davvero lo scandalo sbattendo fuori signori come maciel e cantini.
ignazio

Anonimo ha detto...

vi ricordate del film "magdalene"? parlava proprio di questi argomenti. ne dissero perste e corna quando uscì nel 2002.

Anonimo ha detto...

Forse andrò fuori tema, ma credo che un effetto tutt'altro che secondario di questa triste vicenda sarà la riaffermazione del primato di Pietro sulle Chiese nazionali, palesemente incapaci di un'azione di "governo" forte ed autorevole come quella del Papa, soprattutto per fronteggiare crisi micidiali come questa.
Governi, media internazionali e chiese locali, infatti, stanno ora guardando a Roma, riconoscendo di fatto un potere al Santo Padre che non si limita alla mera dimensione religiosa.
Convocando, stigmatizzando, chiedendo ed ottenendo dimissioni, prescrivendo azioni alla Conferenza irlandese, infatti, il Santo Padre ribadisce la sua piena titolarità, anche transnazionale, su tutta la Chiesa.
E c'era bisogno di un segnale del genere nei confronti dei nemici esterni ed interni alla stessa, visti ad esempio i mal di pancia con i quali molti vescovi hanno accolto le sue direttive in altri campi (vds. il motu proprio).
Così, da un male potrà derivare un bene.

Anonimo ha detto...

sottoscrivo anonimo delle 20.58 e aggiungo che la voce forte di Benedetto XVI servirà anche a smentire le voci di quanti nella Chiesa sentono Roma lontana dai problemi delle chiese locali e, quindi, speriamo, a rendere più unita la Chiesa tutta in comunione con il nostro amato Papa. Maria Pia

Bastardlurker ha detto...

Luigi Accatoli dimentica una data: 18 maggio 2001.

Il giorno in cui l'allora Cardinale Joseph Ratzinger firmò la lettera "De delictis gravioribus".

I vescovi irlandesi ai aono limitati a mettere in pratica quanto previsto.

Ora è un po' meschino scaricare le responsabilità solo su di loro

Raffaella ha detto...

Infatti e' stato solo grazie a quel documento che si sta debellando la piaga della pedofilia.
Questo ormai e' UNIVERSALMENTE riconosciuto. Leggere Filippo Di Giacomo, per esempio.
R.

Bastardlurker ha detto...

Lo scandalo pedofilia nella chiesa irlandese è scoppiato dopo la pubblicazione del rapporto Ryan della Commission to Inquire into Child Abuse un organismo voluto dal governo.

Organismo con cui non hanno collaborato né la Chiesa cattolica irlandese né tantomeno il Vaticano.

P.S
Filippo Di Giacomo è DON Filippo di Giacomo.

Collabora con l'Unità dal 1 agosto 2009.

Raffaella ha detto...

Il rapporto Ryan e' stato pubblicato nel 2009.
A meno che Benedetto XVI non sia un veggente e' ben strano che abbia bacchettato i vescovi irlandesi nel 2006 proprio a causa della pedofilia di alcuni membri del clero.
R.

un passante ha detto...

si cita un documento del 2001...
certo, credo che nessuno tra chi ha guidato la Chiesa,almeno negli ultimi 80 anni (visto che si parla di abusi commessi dagli anni 30..., prima nulla è dato sapere)possa ritenersi immune da una minima responsabilità. Il mea culpa e l'umiliazione temo debbano riguardare tutti, compresi papi santi e venerabili. Qui si cita un documento del 2001 di Ratzinger e a me ricorda tanto la solita storia: oggi è papa e in quanto tale responsabile di ogni documento del suo pontificato, in passato lo era solo lui per i documenti del suo dicasteo. Tanti nemmeno sanno il nome dell'attuale prefetto della congregazione della dottrina della fede, che pure guida il suo dicastero e ne firma i documenti. Probabilmente in comunione col suo papa,esattamente come probabilmente accadeva con Ratzinger o Ottaviani ai tempi di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, e relativi documenti che ancora oggi fanno storcere il naso di alcuni. Singolare che i papi buoni abbiano sempre avuto come guardiani della dottrina feroci mastini, e solo loro. Il prefetto della cdf di Pio XII o di Paolo VI o dei primi anni di pontificato di Giovanni Paolo II, quando lui stesso non era amato dalla stampa, nessuno li ricorda. Bastavano le loro spalle a tutta l'opinione pubblica per ogni responsabilità. Benedetto XVI evidentemente sta facendo i suoi mea culpa, perchè dare la croce solo a lui?
Dopo lo scandalo Usa il cardinale di Boston fu trasferito a Santa Maria Maggiore, Roma. Fu una punizione questa?
Non dimentichiamo i festeggiamenti in pompa magna per i 50 anni di sacerdozio di padre Maciel..
Le responsabilità sono di troppi, mi pare, anche solo per essersi fidati in buona fede di chi si riteneva ineccepibile, e a questo punto non è mai troppo tardi per iniziare la pulizia. Fosse stato fatto nel 2001, a ridosso dei grandi mea culpa del Giubileo, sarebbe stato meglio