martedì 16 febbraio 2010

La debolezza della fede genera lo scandalo del peccato (Angela Ambrogetti)


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Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo:

La debolezza della fede genera lo scandalo del peccato

postato da Angela Ambrogetti

Un mini sinodo per la Chiesa in Irlanda. Così i vescovi gaelici che per due giorni hanno lavorato insieme al papa sulla dolorosa questione degli abusi sessuali dei preti sui minori, definiscono l' incontro.
Un lavoro collegiale con interventi di tutti i vescovi, interventi di Benedetto XVI e dei capo dicastero che hanno partecipato. Un metodo molto conciliare, nel senso proprio del Vaticano II, della importanza data alle Chiese locali. Insomma il papa non ha "convocato" i vescovi come si fa con dei dipendenti da redarguire. Piuttosto si è messo attorno ad un tavolo ad ascoltare, cercare di capire, conoscere e trovare una exit strategy comune che non piova dall' alto ma che nasca dalla base.
"I vescovi hanno parlato con sincerità del senso di dolore e di rabbia, di tradimento, di scandalo e di vergogna espresso loro in numerose occasioni da quanti hanno subito abusi", si legge nel comunicato ufficiale diffuso a fine riunione.
Il papa ha risposto osservando che "l'abuso sessuale sui bambini e sui giovani non è soltanto un crimine odioso, ma è anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine."
Una considerazione che porta direttamente ad un' altra affermazione del comunicato finale: "Il Santo Padre ha anche fatto riferimento alla più generale crisi della fede che colpisce la Chiesa e l'ha collegata alla mancanza di rispetto per la persona umana e a quanto l'indebolimento della fede abbia contribuito in maniera determinante al fenomeno dell'abuso sessuale di minori."
Ecco un elemento che nel comunicato del 24 aprile del 2002, quando una riunione simile venne convocata da Giovanni Paolo II per risolvere lo stesso problema negli Usa, non emergeva con altrettanta forza.
Cercare cioè una causa di fondo non solo per un comportamento vergognoso di alcuni, ma come tragica conseguenza di una situazione diffusa: l' indebolimento della fede. Come si può pretendere il rispetto della dignità dell'essere umano se non sappiamo più in che cosa consista?
Per il papa è chiaro che non si tratta solo di trovare criteri per affrontare i problemi presenti, quelli che sono emersi dai rapporti governativi delle commisioni Ryan e Murphy. Si deve andare alla radice del male perché non avvenga più. Ecco allora "la necessità di una riflessione teologica più profonda sull'intera questione" e la esortazione "a una migliore preparazione pastorale, accademica, spirituale e umana sia dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa sia di quanti sono già ordinati e professi."
I vescovi statunitensi proposero criteri nazionali per "processare" i colpevoli, l' elenco era lungo e dettagliato. All' epoca a "dirigere" la riunione furono i cardinali Ratzinger e Sodano e il papa incontrò i vescovi rivolgendo loro un discorso e parlando con loro, secondo il suo stile, in un lungo pranzo di lavoro. Benedetto XVI ha scelto la formula sinodale e ha rivisto il comunicato finale raccogliendo idee e suggerimenti sulla bozza di lettera pastorale che prima di Pasqua invierà agli irlandesi.
Il cardinale Brady e alcuni altri vescovi hanno poi tenuto una conferenza stampa per i giornalisti nel pomeriggio nella sede della Radio Vaticana. Nel 2002 la conferenza si svolse alle 10 di sera, nella Sala stampa della Santa Sede, in una atmosfera concitata. In fondo era la prima volta che dei vescovi si trovavano ad affrontare la stampa su certi temi.
Brady ha definito quello con il papa "un incontro franco e aperto, nel corso del quale ogni vescovo ha parlato con onestà, ha espresso lo choc e la rabbia per quanto accaduto, e ha ricevuto un forte incoraggiamento dal Papa e dai cardinali di curia a gestire questa difficile situazione approfondendo il dialogo con le vittime, sostenendole, e impegnandosi nel rinnovamento spirituale che è la migliore difesa della dignità della persona umana".
Sean Brady è arcivescovo di Armagh e primate d'Irlanda, e ha assicurato che la sua Chiesa "intende collaborare strettamente con le autorità giudiziarie. Ogni cittadino è soggetto alle legge del suo Paese: per questo tutti i colpevoli saranno deferiti alla giustizia ordinaria, senza eccezioni".
Anche Mons. Joseph Duffy, vescovo di Clogher, ha osservato: "Ci siamo preparati molto seriamente a questo incontro e nel Papa abbiamo trovato una grande apertura. È un meraviglioso ascoltatore e risponde ad ogni domanda gli venga posta".
Ora sarà proprio Benedetto a dover inserire il frutto del lavoro di queste giornate nella lettera pastorale annunciata già nel dicembre scorso dopo un incontro con Mons. Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublin e con il cardinale Brady. E sarà sempre il papa a decidere se accettare le dimissioni di altri vescovi irlandesi. Spetterà proprio a loro trovare le soluzioni concrete per affrontare anche le ingenti richieste di risarcimento delle vittime, e trovare un modo di cooperare con le autorità civili. È solo un primo passo, il percorso è lungo, complesso. La cosa certa è che il papa segue con coerenza e determinazione una linea di lavoro che negli ultimi anni lo ha visto intervenire in vario modo a proposito di questo dramma. " un colpevole di pedofilia non può essere prete" disse in volo verso gli Stati Uniti nell' aprile del 2008. E in quel viaggio volle incontrare le vittime degli abusi per confermare con i fatti le parole.

http://www.angelambrogetti.org/

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