martedì 23 marzo 2010

Chiesa, abusi e il ruolo di Cesare (Maria Antonietta Farina Coscioni)


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Chiesa, abusi e il ruolo di Cesare

Maria Antonietta Farina Coscioni

Il “mea culpa” di papa Benedetto XVI, che confessa, riconosce e condanna i gravi peccati commessi dalla Chiesa: così viene sintetizzata la lettera ai cattolici d’Irlanda e, simbolicamente, alle diocesi cattoliche di tutto il mondo; è il primo documento di un pontefice contemporaneo che riconosce colpe e responsabilità dell’istituzione ecclesiastica negli abusi sessuali commessi da uomini di chiesa. Al di là delle valutazioni che si possono dare del documento vaticano, una cosa sconcerta: il silenzio di tutta la classe politica italiana.
Nessuna intenzione di generalizzare o creare climi da caccia alle streghe: so bene che ci sono moltissimi religiosi che hanno votato la loro vita a fianco dei più bisognosi, e sono protagonisti-eroi silenziosi di straordinarie catene di solidarietà.
Ma è pur vero che i frequentissimi casi di abusi sessuali che esplodono un po’ ovunque, in Italia e non solo, scuotono le coscienze, e inquietano. Per molto meno, abbiamo assistito a un fiorire di proposte, prese di posizione, interventi.
Questa volta niente di tutto ciò, come se il problema fosse una questione interna solo alla gerarchia ecclesiastica, non ci riguardasse come cittadine e cittadini, al di là della fede professata e delle convinzioni. È vero che ci siamo risparmiati una buona razione di sciocchezze in libertà, dal momento che spesso molti dimostrano come la parola può essere più veloce del pensiero; tuttavia questo silenzio, questa apparente indifferenza, non giovano.
Gli abusi sessuali nei confronti dei minori non sono “solo” un peccato, e come tale duramente sanzionato già nel Vangelo: ricordate Matteo? «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui gli fosse appena al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare».
È anche, soprattutto, un gravissimo reato. Da perseguire e punire. Un «tradimento – scrive Benedetto XVI – di cui dovete rispondere a Dio onnipotente, come pure davanti ai tribunali».
Qui veniamo chiamati in causa noi, come politici e legislatori. Bisognerebbe stilarne una casistica completa e “scientifica”: di solito, gli autori di questi crimini, la fanno franca. Perché occorre coraggio per denunciare l’abuso, e prima che questo coraggio arrivi, trascorre del tempo; e comunque, quando il processo viene istruito, non sempre arriva la condanna. Il reato di pedofilia in Italia ha una prescrizione tra i 10 e i 14 anni, che sono aumentabili di un terzo, in considerazione dell’età della vittima (più è giovane, più cresce) e se ci si trova dinanzi a una recidiva e altri fattori.
Può insomma capitare quello che è accaduto a Savona: due giovani hanno denunciato abusi sessuali patiti quando erano boyscout, in un campeggio della parrocchia; e la procura non ha potuto processare il sacerdote, perché i fatti erano accaduti troppi anni fa per poterlo fare.
C’è poi il capitolo che riguarda le vittime di questi abusi. Spesso si accerta che gli autori, a loro volta, in gioventù sono state vittime di simili violenze. È dunque necessario monitorare le dimensioni del fenomeno: non solo per reprimerlo, ma – soprattutto – per prevenirlo. Conoscendone le dimensioni si possono (e di conseguenza si devono) approntare quegli strumenti necessari di assistenza e recupero psicologico e materiale in modo organico e continuativo. Abbiamo molto da lavorare, noi politici e legislatori, e soprattutto in favore delle vittime, i più deboli. L’esperienza insegna che silenzio, omertà, indifferenza peggiorano una situazione già di per sé stessa tragica e penosa.
Per questo è opportuno – dal momento che lo stesso Pontefice lo ha detto – che si consenta all’autorità di “Cesare” di poter intervenire, accertare i fatti e applicare la legge; opportuno e utile sarebbe, quantomeno per accertare le reali dimensioni del fenomeno, che le conferenze episcopali nazionali consentano l’avvio di commissioni di inchiesta miste con lo stato, e rendano consultabili i loro archivi.

© Copyright Europa, 23 marzo 2010 consultabile online anche qui.

Si', a patto che l'inchiesta riguardi tutta la societa' e non solo la Chiesa Cattolica!
Questo non per giustificare o minimizzare (anzi!), ma per fare davvero il bene dei bambini.
In tutta onesta' credo che il fenomeno degli abusi sessuali si combatta innanzitutto con l'educazione e poi facendo capire alle vittime che devono denunciare il reato alla polizia (prima di tutto!) e poi alla Chiesa in modo che i due processi (penale e canonico) procedano separatamente ma su linee parallele
.
R.

2 commenti:

Maria R. ha detto...

Concordo con te. Un sistema completamente "misto" non sarebbe la soluzione...conflitti di interessi (anche politici), minerebbero la trasparenza. Cmq, l'avvio del pezzo, con le paroline "mea culpa" non l'ho gradito. Accattoli ce l'ha spiegato benissimo!

Anonimo ha detto...

OT, Raffa :-)
Su Rome Reports
An stop-motion film tries to answer 'who is Benedict XVI?'
http://www.romereports.com/palio/modules.php?t=An-stop-motion-film-tries-to-answer--who-is-Benedict-XVI--&name=News&file=article&newlang=english&sid=1814
Alessia