lunedì 22 marzo 2010

Sulla bella lettera di Benedetto alla nuova Corinto d’Irlanda. La riflessione di Giuliano Ferrara


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Il dolore di un Papa e gli strumenti della grazia (Tornielli)

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Intransigenti con il peccato ma indulgenti con le persone

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Ancora una volta il Papa si carica da solo di un grande fardello. Curia romana del tutto assente ed invisibile (Peloso)

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Mons. Fisichella: «Dopo questa Lettera apostolica non sarà possibile alcuna reticenza e scusante. Ancora una volta il Papa ha do­vuto farsi carico di un peso che gli è estra­neo» (Muolo). Monumentale!

Il Papa all'Angelus: "Cari amici, impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo" (Izzo)

Il Papa: "Cari amici, impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo. Impariamo ad essere intransigenti con il peccato – a partire dal nostro! – e indulgenti con le persone" (Angelus)

Pedofilia: la requisitoria del Papa. Il bel commento di Henri Tincq

Le contestazioni dentro e fuori la Chiesa. La pedofilia è solo l'ultimo ingiustificato attacco al magistero di Papa Benedetto (Mons. Crepaldi)

Lo "strano" commento di Zizola sospeso fra l'elogio della trasparenza del Papa e l'accusa di non usare la "medicina della misericordia" per i preti "caduti"

Le associazioni irlandesi delle vittime di abusi, "Dublin Rape Crisis Centre" e "Survivors of Child Abuse" accolgono con favore la Lettera del Papa

IL TESTO DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI CATTOLICI D'IRLANDA

LETTERA PASTORALE DEL SANTO PADRE AI CATTOLICI D'IRLANDA: LO SPECIALE DEL BLOG

Sulla bella lettera di Benedetto alla nuova Corinto d’Irlanda

Giuliano Ferrara

La lettera del Papa sugli abusi dei preti in Irlanda è molto bella, nella sua tristezza e nella sua speranza, ma sopra tutto nella sua lingua severa, ferma, sincera, con un’espressività che viene da due millenni di saggezza pastorale e di drammi dell’incarnazione e della storia.
Il Papa attua una conversazione paolina e paterna con la comunità umana irlandese, con questa specie di nuova Corinto inselvatichita nel peccato e nel crimine; e conversa sotto la sorveglianza teologica e morale di concetti per noi del tutto desueti, almeno nel secolo e nell’orizzonte fondamentalmente non cristiano o post cristiano del nostro tempo: il pentimento, la riconciliazione, la preghiera e l’adorazione eucaristica come mezzi speciali di guarigione e di rinnovamento nella fede, da affiancare all’esame di coscienza, alla denuncia canonica e penale, alla piena disponibilità richiesta di rispondere, non solo davanti a Dio, ma anche davanti ai tribunali del male fatto alla dignità umana da parte degli abusatori.
Benedetto, e non poteva essere diversamente, ha fatto la sua parte di custode del gregge con l’intelligenza sensibile che le persone non prevenute gli riconoscono, mettendo in rilievo la necessità di risarcire le vittime degli abusi di quanto non è umanamente risarcibile, e dunque spostando per quanto possibile sul terreno dello spirito dannazioni che nascono nel campo di battaglia della carne. Un gesto di intonazione monacale, davvero benedettino.
Da subito, la lettera è stata criticata con asprezza dai soggetti che nel mondo nutrono la campagna anticattolica e alimentano la sua risonanza mediatica, con lo scopo di modificare nel profondo la natura speciale della chiesa cattolica, secolarizzandola a forza, democratizzandola, assoggettandola mediante assedio culturale e civile a protocolli ad essa estranei, e naturalmente demonizzando la sua vita vera e intera, deformando e sfigurando il suo volto umanodivino (che è poi Cristo), svalutando miserevolmente il tesoro di virtù, di eroismi e santità di cui la chiesa cattolica, insieme con molte altre denominazioni cristiane, è testimone ai quattro angoli del mondo.
Non ho mai letto, per converso, un documento autorevole così raggiante di ispirazione etica, così rigoroso e autentico, con il quale il secolo e le sue istituzioni abbiano mai connotato, assumendosene pienamente le responsabilità, le immense pene inferte all’umanità dal processo della storia e della cultura e della spiritualità che ha rifiutato Cristo, il trascendente, la chiesa stessa. Altro che la pedofilia di alcuni preti.
Il Novecento è stato il secolo del Gulag e della Shoah, ma nessuna confessione pubblica, nessuna proclamazione di vergogna, nessuna ostentazione umile di rimorso, nessuna analisi spiritualmente impegnativa è davvero stata prodotta, e nemmeno tentata, dai guardiani della storia, dalle forze che hanno ingaggiato la brutale corsa atea e profana dei tempi moderni.
Una corsa che, adesso, vuole tagliare il traguardo della punizione finale della chiesa per le colpe di alcuni sui figli. E vuol farlo piena di buona coscienza e di lurida voluttà. Che laica vergogna, è il caso di dire.

© Copyright Il Foglio, 22 marzo 2010 consultabile online anche qui.

7 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

"Una corsa che, adesso, vuole tagliare il traguardo della punizione finale della chiesa per le colpe di alcuni sui figli. E vuol farlo piena di buona coscienza e di lurida voluttà. Che laica vergogna, è il caso di dire."

Che laica vergogna.

Meno male che Ferrara è tornato.

Anonimo ha detto...

Vero, il nostro Giulianone è tornato!
Alessia

Anonimo ha detto...

concordo,si sentiva la sua mancanza
Max

Anonimo ha detto...

PEDOFILIA: MERKEL ACCOGLIE CON FAVORE LETTERA DEL PAPA
http://www.asca.it/news-PEDOFILIA__MERKEL_ACCOGLIE_CON_FAVORE_LETTERA_DEL_PAPA-903673-ORA-.html
Ma va????
Alessia

gemma ha detto...

quando parla del Papa Ferrara non è mai banale, è per questo che non avevo capito il suo recente interesse al "retrobottega" vaticano. Al di là del fatto che su certe cose possa aver avuto ragione o meno, io lo preferisco così

Unknown ha detto...

Lui da ateo è più vicino al "Regno di Dio" di molti di noi cattolici.

laura ha detto...

E Ferrara si definisce ateo?!!!!!
Ame sembra un uomo alla ricerca della verità e chi cerca la verità, cerca Dio e Lo trova. Grazie per la illuminata riflessione a/di Giuliano Ferrara e grazie al blog di Raffaella