mercoledì 28 aprile 2010
Il Papa affida a Fisichella le nuove terre di missione, cioé l’occidente (Rodari)
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B-XVI affida a Fisichella le nuove terre di missione, cioé l’occidente
di Paolo Rodari
Monsignor Rino Fisichella, 58 anni, cappellano di Montecitorio, lascerà nelle prossime settimane gli incarichi di rettore dell’Università lateranense e di presidente della Pontificia accademia per la vita. Benedetto XVI infatti – nelle scorse ore ne hanno parlato anche Panorama e il Giornale – ha deciso di affidargli un importante incarico: guiderà un nuovo “ministero” della curia romana dedicato alla nuova evangelizzazione. Ma non di continenti che non hanno mai conosciuto il cristianesmo, bensì dell’occidente: ovvero dell’Europa, del nord e del sud America. Si tratta di interi territori dalla forte tradizione cristiana che hanno perso sempre più la propria identità religiosa fino a divenire quasi totalmente secolarizzati. L’idea di questo nuovo “ministero” venne proposta a Giovanni Paolo II da don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, agli inizi degli anni Ottanta. Poi tutto scemò. Negli scorsi mesi è stato il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, a riporla all’attenzione di Benedetto XVI, il quale ha deciso di farla propria. Del resto, già nel 2000 l’allora cardinale Ratzinger aveva parlato della necessità di tornare a riportare con più forza il messaggio cristiano all’occidente: “Perciò cerchiamo oltre l’evangelizzazione permanente, mai interrotta, mai da interrompere, una nuova evangelizzazione, capace di farsi sentire da quel mondo, che non trova accesso all’evangelizzazione ‘classica’” disse l’attuale Pontefice in occasione di un convegno dedicato alla catechesi.
Il Papa ha deciso di affidare questo cruciale nuovo incarico a Fisichella perché lo ritiene un teologo adatto allo scopo. In questo modo, tra l’altro, decade la candidatura ipotizzata da più parti per la guida delle diocesi di Torino e di Milano.
Ratzinger già da cardinale aveva dedicato diversi interventi alla perdita della fede dell’Europa e del mondo occidentale. E anche diversi interventi successivi all’elezione, a cominciare dalla lectio di Regensburg, affrontarono l’argomento.
Il nuovo “ministero” è l’ennesimo colpo che il Papa assesta alla curia romana. E dovrebbe portare, in concomitanza, allo smantellamento del Pontificio consiglio “Cor Unum” guidato fino a oggi dal cardinale tedesco Paul Josef Cordes. L’unica difficoltà all’orizzonte riguarda la definizione delle esatte competenze affidate a Fisichella. Come si muoverà il nuovo organismo? Come cercherà di mettere in campo una rinnovata spinta evangelizzatrice? Come riuscirà a non sovrapporsi alle competenze proprie dei Pontifici consigli per i laici e per la cultura? Come si raccorderà con le altre competenze, ovvero quelle che sono proprie delle Congregazioni dell’educazione cattolica, dei religiosi e del clero?
Sono domande che in molti nella curia romana si pongono. Nella consapevolezza che ogni cosa dovrà essere ben definita perché la macchina possa funzionare bene. Perché il nuovo “ministero” affidato non produca semplicemente convegni e incontri ma sia davvero efficace.
Tra l’altro, la curia romana attende un nuovo prefetto dei vescovi. Tutti sono consapevoli, infatti, che è anzitutto dalle nomine dei vescovi nel mondo che dipende l’efficacia della chiesa e del suo messaggio. Dopo gli anni del cardinal Giovanni Battista Re sembra arrivato il tempo dell’australiano George Pell, arcivescovo di Sydney. Ma non tutto è ancora deciso. Anche perché è sempre più consistente il fronte che preferirebbe un uomo dell’establishment. Ovvero che sia addentro agli schemi della curia, ne conosca meccanismi e ingranaggi. Anche perché Pell, provenendo da una diocesi del mondo anglosassone, può essere ricattato in qualsiasi momento. Già agli inizi degli anni Novanta dovette difendersi da Anthony e Christine Foster, genitori di due bambine abusate da un sacerdote di Melbourne. I due accusarono Pell di aver coperto il sacerdote riconosciuto responsabile delle violenze.
Pubblicato sul Foglio martedì 27 aprile 2010
© Copyright Il Foglio, 27 aprile 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Come mai questo attacco al card. Pell?
Sia debellato il fronte "che preferirebbe un uomo dell’establishment" perche' sappiamo bene quanti danni questa fronda ha fatto alla Chiesa.
Non comprendo come mai tardino tanto le nuove nomine.
In ogni caso un uomo come Pell, non italiano, vissuto finora lontano dalla curia romama, e' il piu' adatto a fare una bella opera di pulizia negli episcopati.
Il disastro nella scelta di alcuni vescovi e' sotto gli occhi di tutti.
R.
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