mercoledì 19 maggio 2010

Ieri i vescovi austriaci hanno costituito una commissione per discutere della situazione dei separati (Galeazzi)


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Vienna: “La Comunione ai divorziati”

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

«Va rivista l’esclusione dai sacramenti». Di fronte all’accondiscendenza di molti preti e alla dilagante diffusione di comportamenti discrezionali tra i fedeli, la Chiesa d’Austria chiede al Vaticano una svolta storica sui divorziati risposati. Un punto irrisolto nella dottrina attuale che nelle scorse settimane ha creato polemiche in Italia per la comunione amministrata al premier divorziato Berlusconi nel corso di una messa celebrata nel duomo di Milano.
Ieri i vescovi austriaci hanno costituito una commissione per discutere della situazione dei separati con il mandato di inviare a Roma proposte concrete per consentire la comunione a chi ha contratto civilmente nuove nozze. E’ allo studio una via canonica per il sì (a determinate condizioni) ai divorziati risposati, come, per esempio, l’ammissione ai sacramenti per scelta di coscienza approvata dal confessore. Con le regole attualmente in vigore, infatti, può ricevere l’ostia solo chi (pur convivendo con una persona diversa da quella sposata in Chiesa) rinuncia ai rapporti sessuali. Tra i due conviventi è consentita la coabitazione, il rapporto affettivo, il mutuo sostegno: cioè molti aspetti che caratterizzano il matrimonio, ad eccezione però dei rapporti sessuali.
«Anche il tema della sessualità e il ruolo della donna nella Chiesa devono essere ridiscussi», annuncia la conferenza episcopale al termine del congresso dei 40 mila consigli parrocchiali. In autunno sarà il cardinale ratzingeriano di Vienna, Christoph Schoenborn, a riferire alla Santa Sede i provvedimenti predisposti per innovare la pastorale di separati e risposati. Atto che, precisa il vescovo della Carinzia, Alois Schwarz richiede un approccio di «grande sensibilità», che prenda in considerazione i «diversi punti di vista» e i nodi teologici ancora da sciogliere. In questo modo la Chiesa può «trovare soluzioni» alla questione, così come «al valore della sessualità e del sesso come dono» e al «ruolo della donna nella Chiesa». Nella bufera dello scandalo-pedofilia i vescovi austriaci si dicono «duramente provati da esperienze molto dolorose e opprimenti». Tuttavia, quest’emergenza «può essere un’opportunità per ripensare ai compiti fondamentali dei cristiani e della Chiesa».
Nella gerarchia ecclesiastica è giusto discutere anche del celibato. Le «preoccupazioni espresse dal vescovo Paul Iby» (favorevole ad abolire il divieto per i preti di sposarsi) sono «le nostre preoccupazioni», assicura Schoenborn, che si dichiara «felice di vivere in una Chiesa dove c’è libertà di espressione». Un cantiere aperto, dunque: «I vescovi lo dovrebbero fare non solo in Austria ma a livello di Chiesa universale». Al meeting è stata ufficialmente sollevata, in prospettiva, anche la questione delle ordinazioni femminili. Un dibattito a tutto campo e un manifesto per la Chiesa del futuro che «non va ignorato ma amplificato nel mondo cattolico».
Della necessità di sanare la ferita dei divorziati risposati ha parlato anche Benedetto XVI al clero di Aosta nel luglio 2005 e alla Rota Romana nel gennaio 2006, esortando ad approfondire la nullità di un matrimonio ecclesiastico celebrato senza fede, per coloro che passati a una seconda convivenza tornano alla pratica cristiana e desiderano ricevere l’ostia.

© Copyright La Stampa, 19 maggio 2010 consultabile online anche qui.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Non siamo alla frutta qui... no !!!
Siamo ai tiri di coca!
Se siamo a questo punto e tutti sono così acquiescenti è meglio passare all'ortodossia almeno quelli sono fermi al 1054.
Sveglia !!!!
Stefano

Anonimo ha detto...

non è così che rimpolperanno le esauste schiere di fedeli. Non aprendosi "al mondo", non svendendo la fede cattolica. Schoenborn mi pare ostaggio di Wir sind Kirsche.
Alessia

SERAPHICUS ha detto...

"Di fronte all’accondiscendenza di molti preti e alla dilagante diffusione di comportamenti discrezionali tra i fedeli, la Chiesa d’Austria chiede al Vaticano una svolta storica sui divorziati risposati. Un punto irrisolto nella dottrina attuale che nelle scorse settimane ha creato polemiche in Italia per la comunione amministrata al premier divorziato Berlusconi nel corso di una messa celebrata nel duomo di Milano."

Non comprendo proprio questo riferimento a Berlusconi.

Al momento della famosa "comunione al Milano" Berlusconi era separato dalla seconda moglie. Dunque: si deve presupporre che egli si sia riconciliato con la chiesa (e non spetta a nessuno di sindacare su questo; è una faccenda che riguarda la coscienza della persona). Mons. Fisichella ha dato un'esauriente spiegazione.

Il problema in Austria è molto più grave: in questa materia una conferenza episcopale non ha alcun potere decisionale. Nessuno. Non si tratta di nient'altro che di un'ulteriore "sfida" lanciata a Roma.

Stiamo di fronte ad un una situazione molto simile a quella del periodo immediatamente precedente allo scisma della riforma, con una grande differenza: ora anche i vescovi partecipano attivamente al progressivo distacco da Roma.

in altre parole: si sommano atti e atteggiamenti scismatici. Questa è la situazione che sta dilagando.

Anonimo ha detto...

Come all'epoca di Lutero i principi sassoni erano ben contenti di liberarsi della tutela imperial-romana, così ora i vescovi austriaci tutti e molti tedeschi sperano di salvare le Kirchenteure assecondando le famiglie allargate. Persino il mio libro di testo di tedesco ha come esempio di vita una di queste famiglie. Chi non si adegua, nemmeno è considerato fra gli intelligenti. Eufemia

Raffaella ha detto...

Si', e' chiaro che si illudono di salvare la tassa ecclesiastica.
Magari avranno qualche riscontro almeno all'inizio, ma non sara' la fusione con la modernita' a riempire le chiese, anzi...
Chi vuole staccarsi da Roma ha gia' la sua chiesa. La galassia protestante e' molto ampia.
R.

Anonimo ha detto...

Si, però è ridicolo che uno divorziato due volte possa dichiararsi riconciliato e chi da anni convive in seconde nozze no... Il problema è che la maggior parte dei matrimoni è nullo perchè non c'è fede...
Ciao
Flavio

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa. Non la fusione con la modernità ( quella era tutto popolo e nazione, famiglia e lavoro.) ma con la postmodernità!
E' diverso! Ciò che stanno facendo i Cardinali è esattamente, come azione, quella di legittimare il potere dell'uomo sull'uomo, ma sotto altra forma!
il via libera al razionalismo ideologica fu dato a Hitler dai protestanti e da alcuni vescovi cattolici (sich!), oggi l'irrazionalismo ideologico che ai protestanti va bene ( sono idifferenti all'agire umano) trova casa, ancora, tra i cardinali cattolici!
Questo è l'autentico problema! Sarà in grado Benedetto XVI, agnello circondato da lupi, a sistemare il problema?
Io dico di sì ... la >Vergine è con lui!
Matteo Dellanoce
bannato da messainlatino perchè voce fuoridal coro!

Unknown ha detto...

magari i vescovi leggessero "IL TIMONE", avrebbero trovato nell'ultimo numero un interessante dossier sui divorziati dal titolo "Comunione e divorziati risposati" con un interessante articolo di Mons. Luigi Negri dal titolo "Nè comunione nè scomunica" o quello di Don Claudio Crescimanno "Divieto Benedetto". Si dovrebbe fare richiesta alla redazione de "IL TIMONE" di inviare una copia omaggio alla conf.episcop. austriaca.

Anonimo ha detto...

Per Flavio
chi ti parla e' uno sposato civilmente perche' mia moglie (da cui ho avuto un figlio) e' separata in prime nozze (per colpa del marito). Soffro, alle volte di non poter fare la comunione. Forse alle volte non vado a messa anche per questo. O forse e' solo pigrizia (in fondo c'e' la comunione spirituale). C'e' anche da dire che molti divorziati fanno la comunione (cosi mi dicono), accondiscesi dai loro parroci. Io obbedisco e "soffro" in silenzio.
Non so che dire...Certo un'etica ci deve essere, e aggiungere alla pedofilia questi problemi....boh....Mica si puo' fare la rivoluzione tutto d'un botto!!
alberto2

Anonimo ha detto...

Ma purtroppo è vero, e lo dico per conoscenza diretta, che alcuni sacerdoti a volte concedono a divorziati risposati di prendere l'Eucarestia. Non voglio giudicare se queste persone sono degne o meno, così come non è detto che sia sempre degno chi non essendo divorziato risposato si comunica regolarmente. Però dico che si contravviene ad una regola della Chiesa e questo per un sacerdote è sempre grave, a mio avviso, tenuto anche conto, che spesso, invece, i divorziati risposati che, tuttavia, continuano ad essere impegnati in un cammino di fede, rispettano quanto stabilito e non chiedono di comunicarsi.
da questo punto di vista il problema nella Chiesa c'è e va affrontato, perchè non è possibile che ogni sacerdote faccia come gli pare. Maria Pia

Maria R. ha detto...

Sono d'accordo con Maria Pia circa la "confusione" attuativa che si vede in giro, ma il "problema" in realtà sarebbe già stato risolto; se lo scopo della commissione è far "chiarezza" sull'applicazione di quello che è già stato deciso è un conto....ma non mi pare proprio che l'obiettivo sia quello, quanto di formulare "proposte" da sottoporre agli alti vertici (e ovviamente al Papa). Io, finché non si muove nulla da Roma, rimango della convinzione che la "disobbedienza" in un campo simile, sia una colpa che ricada non sempre sul sacerdote (che può anche non conoscere certe situazioni personali, specie in grandi città), quanto anche sul fedele, che si fa cristiano ad uso e consumo personale (=tutta la fatica la lasciamo a Dio che ci perdona sempre, e noi ci prendiamo il lato buono della cosa!).
Servirebbe casomai maggiore pastorale su questo punto, più che soluzioni da commissioni austriache, ma da quel lato, in troppi non ci sentono!

Anonimo ha detto...

Ma perchè la Chiesa austriaca non passa al protestantesimo invece di chiedere alla Chiesa Cattolica di cambiare?
Sonia

Anonimo ha detto...

Sono ignorante in materia ... ma un sacerdote che dà la comunione ad un divorziato fa compiere peccato mortale al medesimo ed è anche lui destinato all'inferno!
E non voglio scomodare la misericordia di Dio!
Matteo Dellanoce
Bannato da messainlatino perchè voce fuori dal coro

Anonimo ha detto...

L'invito alla Chiesa Austriaca di "passare al protestantesimo", con il dovuto rispetto per il legittimo punto di vista di chi l'abbia formulato, mi sembra "una sostanziale sciocchezza". La Chiesa del 2010 ha molti difficili problemi nella gestione dell'etica delle società moderne di tipo industriale avanzato. Nella civiltà contadina certe complicazioni "matrimoniali" non si ponevano, venivano nascoste, mimetizzate, taciute. La Chiesa, in fondo, tra due mali, sceglieva quello che "approssimativamente" riteneva il minore, per cui era meno grave il danno morale e civile di un coniuge infedele (specie il marito) che il disfacimento del matrimonio ed il conseguente trauma per i figli, di un divorzio per infedeltà o altre cause e un successivo matrimonio civile con altro partner.
A mio avviso è una tesi che ha dalla sua alcune valide ragioni pratiche; ne ha molte meno se la si analizza sul piano del valore intrinseco della fedeltà coniugale nella famiglia o nei doveri morali di rispetto per la persona dell'altro coniuge. Faccio un esempio pratico: non rarissimi uomini sposati si trastullano sessualmente con prostitute di alto e basso bordo, pur restando formalmente "fedeli" all'ignara legittima moglie. Alcune di queste persone "deboli", quando capiti fanno pure la comunione, magari dopo essersi confessate,ma impegnandosi poco per non ricadere nelle stesse debolezze.
Tra un "marito sporcaccione dentro il matrimonio" ed un marito divorziato e risposato civilmente, magari per assoluta imcompatibilità di carattere con la ex moglie sposata in chiesa e la cui successiva condotta sessuale nella nuova relazione risulti ineccepibile, non vedo, sul piano della condizione etica per un eventuale accesso al sacramento della comunione "una grande differenza morale". Anzi, talvolta, il peccato di adulterio, nascosto, alla famiglia originaria, può causare danni morali più gravi di quelli provocati da alcune fattispecie di ricostituzione di nuova famiglia, a seguito di divorzio, giacché gli adulteri del primo matrimonio possono mettere al mondo con gli occasionali partner figli illegittimi, trascurare l'educazione dei figli della famiglia originaria, trascurare la legittima moglie, dissipare denaro a scapito delle necessità della famiglia, e molto altro.
Quindi, a mio avviso, la Chiesa che è madre e maestra, ed in materia dottrinale e morale è assistita dallo Spirito Santo, deve studiare a fondo questi problemi e valutare serenamente, alla luce del Vangelo (che su certi dettagli merita un'ampia riflessione logica)se nnon si possa faree qualche cosa per la comunione dei divorziati e varianti affettive (non omosessuali) di vario genere.
D'altronde la Chiesa "tollera" che preti in peccato grave (magari per pedofilia o relazione sessuali femminili con donne sposate) celebrino la Messa, commettemdo un sacrilegio, mentre invece rigetta il desiderio sincero di ritornare alla madre Chiesa, anche con la comunione, di persone che hanno fatto - anche per colpa iniziale o superficialità decisionale - delle scelte rivelatesi matrimoniali rivelatesi poi sbagliate.
Chi scrive non ha di questi problemi. Lo preciso a scanso di equivoci perché non vorrei che il mio intervento venisse erroneamente interpretato come quello di "un divorziato" che tira l'acqua al suo mulino.

Raffaella ha detto...

Beh, magari la Chiesa tollerava i preti pedofili, ma ora non tollera piu'!
Grazie per avere condiviso con noi il tuo punto di vista :-)
R.

Anonimo ha detto...

Fintanto che la Chiesa (cioè il Magistero ordinario) non cambia posizione i divorziati conviventi more uxorio, come tutti i conviventi more uxorio, sono esclusi dai sacramenti, dalla comunione e dalla confessione, salvo il caso di pericolo di morte (in articulo mortis); quindi compie sacrilegio chi, nella fattispecie, si comunica o non avverte il confessore della sua situazione - e la confessione non ha valore - e compie altrettanto sacrilegio, quindi colpa grave, mortale il sacerdote che incoraggia tali comportamenti (non dimentichiamo Mt. 5,19: "Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.")
Penso che non sia mai il caso di rischiare la vita eterna... magari siamo chiamati a fare un salutare esercizio di umiltà (obbedendo a qualcosa che non si condivide; anche perché obbedire a qualcosa che si condivide ditemi che obbedienza è?)
Salutare esercizio di umiltà, nel senso che proprio l'obbedienza porta alla salvezza.
Infatti: Cristo Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome (Fil 2, 8 e s.); Egli pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb. 5, 8 e s.). Lui che era Figlio si abbassò ad obbedire! Noi no, siamo adulti, per questo riteniamo l'obbedienza una umiliazione!! Davvero lo stile di Dio è altro rispetto al nostro stile!
Signore convertici, te ne preghiamo!
Sacerdote

Anonimo ha detto...

Parlando ai preti valdostani 5 anni fa, il Papa stesso disse che i divorziati non vano esclusi. E mi pare incoraggiasse a sondare se il loro matrimonio finito non fosse anche nullo per la Chiesa. Eufemia
Repubblica 28 luglio 2005

Anonimo ha detto...

Per anonimo delle 14.14 di ieri.
Non condivido affatto quello che dici, nell'articolo non si parla solo della situazione dei divorziati ma anche di abolizione del celibato e ordinazioni femminili.
Continuo ad essere convinta che se i vescovi della Chiesa Austriaca hanno queste posizioni sono molto più vicini alla Chiesa Protestante che a quella Cattolica.
Ovviamente la mia è solo un'opinione.
Sonia