sabato 29 maggio 2010
Pedofilia, l'invito di Benedetto XVI a essere trasparenti sta dando i suoi frutti (Giansoldati)
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Per le vittime “priorità di ascolto”. I referenti sono i vescovi
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO
Quattro giorni fa i numeri italiani: 100 i procedimenti canonici contro preti pedofili. Ieri la parziale ammissione: «è possibile» che in Italia vi siano state coperture di abusi da parte dei vescovi. Poi: «Per le vittime priorità di ascolto». Nel caso venisse accertato, ha detto il cardinale Bagnasco, si tratta «di una cosa sbagliata che va corretta e superata».
Lentamente e sotto la spinta dei mass media anche i vertici della Chiesa italiana, dopo anni di silenzio, si trovano a fare i conti con la pedofilia. Come del resto ha ammesso candidamente anche monsignor Golser, il vescovo di Bolzano che per primo ha aperto un numero verde per facilitare le denunce delle vittime. «Gran parte dei media, coi loro articoli non hanno fomentato una campagna di odio contro la Chiesa, ma hanno messo a tema i suoi errori. Senza la pressione dei media, la crisi non sarebbe stata esaminata così a fondo».
L’invito di Benedetto XVI a essere trasparenti sta dando i suoi frutti: l’argomento fino a poco tempo fa considerato tabù, viene ora affrontato senza reticenze. Lo dimostra il dibattito franco e sereno che c’è stato tra i 250 vescovi riuniti in Vaticano.
Sta maturando la consapevolezza generale di arginare il male, facendo maggiore attenzione ai seminari, insistendo particolarmente nell’educazione dei giovani. Il cardinale Bagnasco ha definito gli abusi sui minori un «peccato-reato terrificante» da estirpare: «Non sono in grado precisare lo stato degli atti di ciascun procedimento canonico in corso ma, ha garantito, daremo le informazioni che ci perverranno». Lui stesso ha dovuto gestire un sospetto caso di pedofilia quando era alla guida della diocesi di Pesaro. Mentre a Genova «fortunatamente» non ha avviato nessuna inchiesta, nel capoluogo marchigiano si è trovato alle prese con una situazione.
«Ho dovuto verificare - ha spiegato - la verosimiglianza delle accuse di una voce, anche se a fronte di una ricerca puntuale si è capito che era inconsistente». Anche la Congregazione della Fede alla quale pervenne il fatto ritenne di dover procedere. Di una cosa è certo il presidente della Cei che non occorre istituzionalizzare apposite commissioni per affrontare il problema. Il referente naturale delle vittime resta il vescovo al quale devono riferire con fiducia. «Io sono disponibile nei confronti dei miei fedeli giorno e notte, leggo la corrispondenza che mi arriva, i miei collaboratori mi aiutano ad essere sempre contattabile». Don di Noto, motore dell’associazione anti pedofilia Meter ha commentato positivamente l’atteggiamento dei vertici della Cei, mettendo a disposizione l’esperienza maturata in questi anni. «Offriamo collaborazione per un referente in ogni diocesi a supporto dei vescovi nella gestione dei casi di abuso sessuale». La 61esima assemblea si è conclusa con l’approvazione dei fondi dell’8 per mille. Quest’anno il ministero dell’Economia ha erogato oltre un milione di euro (1.067.032.000) a fronte dei 967.538.000 del 2009.
L’andamento positivo è dato dal conguaglio del 2007 (90 milioni di euro) su un anticipo (per il 2010) di 977 milioni di euro, il che significa, fanno notare gli esperti, che bisognerà aspettare l’anno prossimo per vedere se effettivamente lo scandalo pedofilia ha inciso sulle firme nella denuncia dei redditi a favore della Chiesa cattolica.
© Copyright Il Messaggero, 29 maggio 2010
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