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di Giancarlo Zizola
Il timido intellettuale che capeggia da cinque anni la Chiesa cattolica è sceso dal tabernacolo eburneo e mostra al timone una determinazione che potrebbe sorprendere solo gli ignari.
Ha agito così sulla pedofilia dei preti.
Con la stessa decisione ha ammesso in un comunicato sul ruolo di "Propaganda Fide" l'intreccio organico tra le missioni cattoliche nel Sud del mondo e il sistema capitalistico, riconoscendo l'evenienza di errori.
Infine, ha messo pace tra i litiganti, due cardinali della statura di Sodano e di Schoenborn, imponendo il principio che solo il Papa è autorizzato a criticare un cardinale.
Complessivamente questi atti sembrano significare un'affermazione esplicita di autorità, che maggiora il suo significato per la data in cui è stata erogata, la vigilia liturgica della festa di San Pietro, festa simbolica del primato papale. La pacificazione pontificia fra i cardinali potrebbe anche giustificarsi per la protezione della dignità dei cardinali, che sono istituzionalmente "creature" del papa e che solo a lui debbono rispondere.
In attesa che il governo collegiale coi vescovi metta i piedi nella realtà, nessun'altra istituzione gerarchica nella Chiesa ha un rapporto organico così diretto con il pontefice come il cardinalato, la cui funzione principale è quella di provvedere all'elezione del vescovo di Roma. E' evidente che l'atto di Ratzinger mira a scongiurare schermaglie intestine nel Sacro Collegio che potrebbero rendere roventi, complici i media, gli avvicinamenti remoti e prossimi al conclave.
Solo che non si tratta esclusivamente di un atto di ricomposizione di un conflitto interno alla cupola rossa del potere vaticano e nemmeno solo di un disciplinamento del potere cardinalizio. Ci si può chiedere cosa rimanga dell'altra funzione storica dei cardinali, quella di essere i primi consiglieri del Papa.
I concistori erano lo spazio in cui il collegio cardinalizio discuteva, proponeva, contribuiva liberamente alla formazione delle decisioni. Una funzione largamente smarrita, nel tempo della papolatria, fonte a sua volta del conformismo aulico.
Che il dibattito innescato dall'emersione dello scandalo della pedofilia nel clero e dalle coperture omertose di molta gerarchia anche vaticana abbia creato tensioni all'interno del vertice della Chiesa era un dato prevedibile, probabilmente inevitabile.
E' chiaro che Benedetto XVI intende governarne gli sviluppi, unificando il fronte interno sulla linea della riforma spirituale che egli ha proposto, andando oltre le misure di moralizzazione invalse.
Anche sull'altro fianco di questa storia, quello che riguarda la gestione finanziaria di "Propaganda Fide", Ratzinger opta per la via della trasparenza con la quale ha voluto scoperchiare il male oscuro della pedofilia del clero per risanare in profondità il sistema. Non si rinuncia a uno stile apologetico, ma in un'apologetica veritativa, diversamente da quella trionfalista della cultura cattolica intransigente. Si spiega cosa sia "Propaganda Fide", ma si fa un passo in più, che era sempre stato negato nella Chiesa del segreto anche dopo il Concilio: si getta una luce sull'accumulazione e la produzione delle rendite che permettono alla Terza Chiesa di operare in gran parte del Sud mondiale.
Più che l'ammissione neutrale di errori possibili nella gestione finanziaria, è importante che la Santa Sede ammetta le modalità del tutto capitalistiche della formazione e dello sfruttamento del patrimonio finanziario e immobiliare e i suoi incrementi. Si va oltre la questione personale del cardinale Sepe, che fu a capo di quel dicastero prima di essere trasferito a Napoli. Si offrono elementi per un'analisi degli ingranaggi del sistema finanziario e del funzionamento dei poteri che lo governano. Su questa via, la trasparenza ha una sua logica inesorabile. Vale per il sistema democratico, ma ora si avvera anche per un vecchio sistema a ponti levatoi alzati come quello della Chiesa cattolica. E dentro questa scatola, non si trova solo la responsabilità di un semplice come Sepe, che a Napoli ha fatto la sua "conversione". Ci sono anche le catene di mondanità, affarismo e arricchimenti che cercavano di giustificarsi ricorrendo all'alibi del bene supremo della Chiesa e della salvezza delle anime. Ci sono gli zeli e le mistiche finanziarie di alcuni Movimenti come Cl e i Legionari di Cristo, sui quali pure Ratzinger ha voluto incidere in profondità. Gli avvisi di garanzia potrebbero in questa chiave rivelarsi utili nel piano papale per determinare le condizioni materiali necessarie per la riforma che egli auspica.
Resta tuttavia aperta, dopo tutto ciò, la questione di quali misure adottare per evitare che il reperimento necessario delle risorse materiali possa oltrepassare la soglia in cui la Chiesa si trasformi in un centro di potere finanziario e persino immobiliare, con partecipazioni azionarie che potrebbero danneggiarne l'immagine, forse a comprometterla in allocazioni di capitale che la sua dottrina sociale riproverebbe. Col problema collegato, di applicare condizioni di gestione finanziaria tali da assicurare alla Chiesa una reale immunità dalle influenze dirette o indirette dei grandi poteri finanziari esterni, ciò che comporta un ripensamento in profondità delle collusioni concordatarie con quel sistema di arricchimento che è responsabile finale dell'impoverimento del Sud del mondo, cui la Chiesa in missione allarga le sue braccia.
© Copyright Repubblica, 29 giugno 2010 consultabile online anche qui.
In attesa che il governo collegiale coi vescovi metta i piedi nella realtà...
Per carita'!
R.
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