mercoledì 23 giugno 2010
Il card. Sepe chiede ai giudici perugini di essere interrogato a Subiaco
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Il "caso" Propaganda Fide e l'indagine sul card. Sepe: lo speciale del blog
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NAPOLI
C'è qualcuno che ha voluto colpire Crescenzio Sepe nella sua Chiesa? È questo quello che ha detto, in uno dei passaggi più delicati della lettera alla città, che conteneva un'articolata autodifesa, il cardinale di Napoli, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia insieme all'ex ministro delle Infrastrutture nell'ambito dell'inchiesta sui Grandi Eventi. Quelle parole, però, non troveranno ulteriori spiegazioni da parte del presule, si fa capire negli ambienti di Curia. Quella frase, trapela da largo Donnaregina, era certamente specchio dello stato d'animo di Sepe, il quale comunque, al di là dell'amarezza del momento, è cardinale di Santa Romana Chiesa, che continuerà a servire con impegno, intensità e passione.
Intanto l'avvocato Bruno von Arx, nominato lunedì dal cardinale, sta studiando il caso: prenderà contatti con la procura oggi, per stabilire la data dell'interrogatorio. Sulla rogatoria internazionale chiesta per Propaganda Fide, la risposta di von Arx è: «Ci fa addirittura piacere. Questo significa che hanno costruito l'ipotesi di reato senza neppure essere in possesso della documentazione». Una conferma, per il penalista, che «il reato di corruzione non sta da nessuna parte».
Il cardinale ha chiesto di essere ascoltato dai pm in una sede a metà strada, il monastero benedettino di Subiaco: per ora solo un «pio auspicio» dell'ex "papa rosso", già a capo di Propaganda Fide, finito nell'indagine per la presunta "svendita" all'ex ministro Pietro Lunardi del palazzo in via dei Prefetti (per circa 4 milioni di euro quando, secondo la procura, valeva oltre il doppio) in cambio di un finanziamento di due milioni e mezzo (ai quali poi se ne aggiunse un altro di uno e mezzo) per ristrutturare un palazzo dell'ente ecclesiastico in piazza di Spagna.
L'avvocato Bruno Von Arx – che già a Napoli aveva espresso dubbi sulla competenza di Perugia – non avrebbe però ancora concordato l'interrogatorio con i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, che nei prossimi giorni sentiranno invece, come testimone, il prof. Francesco Silvano. È lui «l'amico» che fece da tramite tra Sepe e il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, per la casa di via Giulia. Secondo l'accusa l'affitto venne invece pagato da Diego Anemone attraverso l'architetto Angelo Zampolini. Il costruttore romano al centro della presunta «cricca» ieri si è visto bloccare, per mano del gip Massimo Ricciarelli, la possibilità di contrattare con la pubblica amministrazione anche per le due aziende sportive: «Salaria Sport Village» e «Sportiva Romana». Stesso stop di otto mesi ma solo per trattative private con gli enti pubblici, come già accaduto per le altre quattro società di costruzioni. La decisione del giudice è arrivata mentre il fratello, Daniele Anemone, era in procura a Perugia per assistere alla copia degli hard disk dei suoi due pc, sequestrati nell'ambito dell'indagine. Sarebbero gli stessi pc di cui parla in un'intercettazione la segretaria di Anemone: «C'è dentro il mondo».
Tornando a Sepe, molti i messaggi di solidarietà ricevuti anche ieri. In curia, la risposta è corale: si vive con molta serenità e molta fiducia, la croce del cardinale, al di là delle turbolenze. La parola che usa più di una persona è «fiducia». Fiducia nella magistratura e negli sviluppi di questa dolorosa vicenda: la curia di Napoli, è la convinzione, ne uscirà più forte di prima. Perché, come detto domenica dal cardinale, «la verità vince sempre».
Molti i segnali concreti di solidarietà della comunità partenopea: in più quartieri i parroci si riuniscono per commentare la lettera, e manifestare vicinanza al cardinale. È avvenuto al nono decanato, ad esempio, dove si sono ritrovate oltre 400 persone: i parroci di Napoli est e i consigli pastorali; a Posillipo i sacerdoti si sono riuniti a Santo Strato.
© Copyright Gazzetta del sud, 23 giugno 2010
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