mercoledì 9 giugno 2010

Il racconto di una vittima di abusi che ha incontrato il Papa a Malta: «Davanti a quel pianto ho ritrovato un padre» (Alessandra Buzzetti)


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«Davanti a quel pianto ho ritrovato un padre»

Alessandra Buzzetti

L’incontro con le vittime e le lacrime del Papa a Malta hanno colpito tutti. Ma che cosa è successo dopo? Lo abbiamo chiesto ai protagonisti. Che raccontano perché «per la prima volta avrei potuto perdonare chi mi ha fatto tanto male»

«Quando ho visto il Papa piangere davanti a me, mi sono chiesto: ma perché soffre così per una cosa di cui non ha nessuna colpa? Allora ho iniziato a sentire pace dentro di me. Per la prima volta ho pensato che avrei potuto perdonare chi mi ha fatto tanto male».

Joseph Magro, 38 anni e due figlie, ha appena lasciato la Nunziatura di Rabat, a Malta, dove ha incontrato il Papa con altre sette vittime di abusi. Al collo il rosario bianco, con lo stemma di Benedetto XVI. Accanto a Joseph, Manuel: anche lui, sopra la cravatta, porta una catenina con il volto di Cristo; anche lui ha quasi 40 anni, due figlie piccole e la ferita ancora sanguinante degli abusi subiti - da bambino - da alcuni religiosi di un istituto che accoglie minori in difficoltà, a pochi chilometri da La Valletta.

«Il Papa mi ha preso le mani, me le ha strette forte e io ho capito quanto stava soffrendo», ci racconta Manuel: «Gli ho detto che mi dispiaceva tanto per lui, che non c’entra niente con questi fatti, che io amo la Chiesa e provo dolore per chi l’ha imbrattata così, in nome di Gesù Cristo».

Queste le parole del breve dialogo a tu per tu tra Manuel e Benedetto XVI. Il Papa è arrivato all’ora di pranzo, dopo la messa con i cattolici di Malta, visibilmente affaticato. Eppure deciso a non deludere l’attesa più profonda del cuore di quegli otto uomini, di cui alcuni sacerdoti avevano violato l’infanzia e l’innocenza. L’incontro avviene nella cappella, inizia con una preghiera, tutti insieme, prima del breve colloquio personale che Benedetto XVI dedica a ciascuno.
Manuel è scosso, non trattiene le lacrime, mentre descrive lo sguardo umile di Benedetto XVI, da cui si è sentito abbracciato così profondamente da risentire, dopo tanto tempo, la fiducia in se stesso. «Mi ha detto che mi credeva, che aveva fiducia in me», ripete senza sosta.

Un gesto coraggioso. Manuel è un nome di fantasia, l’anonimato - ci spiega - è per proteggere le figlie di 7 e 9 anni, per non mettere sulle loro spalle il peso di una storia che lui stesso, per 13 anni, aveva tentato in tutti i modi di rimuovere. Non l’aveva mai raccontata a nessuno, neppure a sua moglie.
Così anche Joseph, ospite per dieci anni in quella casa di accoglienza e per due anni - dall’88 al ’90 - oggetto delle perversioni di un sacerdote. Il prete che, nel ’95, ha celebrato anche il suo matrimonio.

«È difficile da spiegare», racconta Joseph. «Per noi ragazzi, senza genitori, quel prete era davvero come un padre. Io ho lasciato l’istituto a diciotto anni ed è stato lui a trovarmi un lavoro. Così anche a tanti altri. Ma ognuno di noi pensava di essere l’unico ragazzo, di cui lui abusava».
Un segreto inconfessabile, tanto più per un ragazzino fragile, a cui la vita aveva già chiesto così tanto, abbandonato dai genitori e in un contesto che l’aveva abituato a salvare a tutti i costi buon nome ed apparenze.
Fino al 2003, quando Lawrence Grech, anche lui vittima delle violenze avvenute in quella casa, decide di denunciare, per non permettere altro male.

Il processo è in corso, ha subìto ritardi e rinvii. Dopo l’appello pubblico dei vescovi di Malta a denunciare i preti pedofili, ma soprattutto dopo l’incontro del Papa coi principali testimoni dell’accusa, altre tre vittime si sono fatte avanti.
Un paradosso, esito della grande pressione mediatica di questi mesi? Oppure il frutto di una possibilità intravista di poter guardare in modo più vero una ferita finora rimossa, attraverso il gesto coraggioso di un Papa, che non teme la verità e si prende sulle spalle colpe non sue, mostrando al mondo il volto di Colui che solo può sanare le ferite?

Lo stesso nome. «Mi sono sentito guarito: ho incontrato un santo», risponde senza esitazioni Joseph.

«Il Papa è molto diverso da come lo si vede in tv, o da come lo descrivono i giornali. È umile e sensibile, calmo, ma sofferente. Quando gli ho detto come mi chiamo, subito è sobbalzato, perché abbiamo lo stesso nome. Gli ho fatto la domanda che più mi stava a cuore: come hanno potuto dei preti farmi quello che mi hanno fatto? Il Papa mi ha risposto che non lo sapeva, che era un mistero, perché queste persone avevano giurato davanti a Dio. Mi ha assicurato che pregherà per me. Un incontro indimenticabile».

Una memoria viva, che per Joseph continua, a sorpresa, ogni sera, quando recita il Rosario con le sue due figlie. Confessa che non sapeva neppure i Misteri, e di non aver mai pregato prima con la sua famiglia. «Perché ho deciso di dire il Rosario? Perché se il Papa me lo ha regalato, vuol dire che desidera che lo usi!», è la risposta. Semplice e immediata. Come quella di un figlio che ha ritrovato suo padre.

© Copyright Tracce N.5, Maggio 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Philip Jenkins sottolinea il disinteresse e l'assenza di studi sugli abusi in tutte le altre istituzioni e gli ostacoli alle cause contro le scuole pubbliche americane.
http://www.usatoday.com/news/opinion/forum/2010-06-07-column07_ST_N.htm
Alberto

Anonimo ha detto...

Meravigliose le parole di Padre Livio, questa mattina su Radio Maria. Basta per favore con le reiterate colpe dei preti pedofili. Pensiamo all'occasione che da oggi viene offerta a tutti i sacerdoti del mondo per completare il cammino della conversione, della santificazione con Papa Benedetto.
Le vittime di Malta hanno perso credibilità dopo la partecipazione ad Anno Zero, sputare sulla veste del Papa, che schifo.
Nessuno si è chiesto perché i tribunali maltesi non hanno chiuso il dibattimento con una condanna? Perché la "tresca pedofila" (!) continuava anche dopo che le vittime raggiunsero i 20 ed i 22 anni....Sembra strano che un abuso duri sino a questa età. Tutti sanno che gli adolescenti verso i 15 anni sviluppano una tendenza bisessuale e ricercano l'adulto. Sta all'adulto saper dirigere bene con competenza e discrezione questa pulsione. Il prete ha sbagliato, ha peccato ed ha già pagato in senso canonico: riduzione allo stato laicale...non basta!
Amilcare