martedì 8 giugno 2010
Cipro, la piccola Jasmitha: che emozione a tu per tu con Benedetto XVI (Geninazzi)
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Jasmitha: che emozione a tu per tu con Benedetto XVI
Dieci anni, figlia di immigrati cingalesi, malata di tumore al cervello, racconta l’incontro riservato con il Pontefice accompagnata dai genitori
DAL NOSTRO INVIATO A NICOSIA
LUIGI GENINAZZI
Alla Messa con il Papa, celebrata domenica scorsa nel palasport «Eleftheria», erano i più numerosi ed anche i più rumorosi. Su 10mila fedeli la maggior parte erano asiatici, africani, sudamericani, insomma il volto emergente di una Chiesa giovane che pregava, cantava e faceva festa insieme con maroniti e greco-ciprioti. Benedetto XVI li ha salutati all’inizio della celebrazione liturgica con affetto, ricordando che «formano un significativo gruppo nella popolazione cattolica di quest’isola». Stando ai dati del Ministero degli Interni di Cipro sull’isola ci sono 30mila immigrati, metà dei quali provenienti da India, Sri Lanka e Filippine. «In realtà ce ne sono più del doppio, ma siccome tanti sono clandestini non compaiono nelle statistiche ufficiali», mi dice padre Umberto Barato, il frate francescano parroco della chiesa di Santa Croce che alla domenica si riempie di migliaia di fedeli, «e a nessuno chiediamo il permesso di residenza».
Per tutta questa gente il Papa non è semplicemente il capo della Chiesa universale ma è davvero il «Padre Santo» cui sono legati da un amore filiale e sincero. Incontrarlo, vederlo da vicino, baciargli la mano e ricevere la sua benedizione è qualcosa che nessuno di loro pensava possibile fino a poco tempo fa. Fanno lavori umili, sopravvivono a stento, non si possono permettere un viaggio a Roma. È arrivato il Papa, un’occasione unica, un evento che riempie di gioia e d’orgoglio la loro fede semplice e commovente.
La più felice è una bambina di dieci anni, Jasmitha Marharajasingh dello Sri Lanka. La sua vita è un continuo miracolo e lei lo sa. Ha un tumore al cervello ed è malata di cuore, ha subìto già due interventi chirurgici e pesanti trattamenti chemioterapici.
La sua maestra, insieme coi compagni di classe, si è mobilitata per raccogliere i fondi necessari, la stampa ne ha parlato e Jasmitha ha potuto farsi operare in una clinica israeliana. Alla vigilia della visita del Papa i suoi genitori, devoti cattolici, hanno chiesto di poter essere tra coloro che avrebbe accolto Benedetto XVI a Paphos. Ma certo non si aspettavano una chiamata telefonica dalla Nunziatura vaticana di Nicosia che li preavvertiva di un incontro personale col Papa. «Pensavo di dover stare tra i fedeli, magari in prima fila. Certo non immaginavo che, ad un certo punto, io insieme con papà e mamma venissimo ricevuti dal Santo Padre. Ha tracciato la croce su di me ed io continuavo a piangere», racconta Jasmitha ancora emozionata. Tutto questo è avvenuto a Paphos venerdì scorso, giorno dell’arrivo del Papa, nella chiesa di Agia Kyriaki che sorge presso la colonna di San Paolo. «È un segno di buon augurio – spiega la madre, Sathyha –. Proprio in questa chiesa (di proprietà degli ortodossi ma aperta anche ai riti dei fedeli della Chiesa cattolica e anglicana, ndr ) è stata battezzata nostra figlia». Negli occhi scuri della piccola Jasmitha che non sa trattenere le lacrime di gioia si specchia la grande fede di una nuova generazione di credenti. Dicono che l’anno prossimo Benedetto XVI si prepari ad un impegnativo viaggio pastorale nel continente asiatico. Qui a Cipro ne ha già avuto un piccolo ma significativo assaggio.
© Copyright Avvenire, 8 giugno 2010
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