lunedì 28 giugno 2010
Indifferenti davanti ai nostri martiri. Essere perseguitati oggi non è politicamente corretto (Di Giacomo)
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Il Papa: auspico che la giustizia faccia il suo corso,a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni,nel rispetto delle vittime
Attenzione ai titoli delle agenzie di stampa che non colgono la notizia: il Papa riconosce il diritto della giustizia civile ad indagare. Ad essere deplorevoli sono le modalita' non le perquisizioni!
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Indifferenti davanti ai nostri martiri
di Filippo Di Giacomo
28 giugno 2010
Essere perseguitati oggi non è politicamente corretto. Eppure il culto cristiano dei martiri ha sempre avuto un valore anche per la società civile
Come dimostrato dallo strano pudore (e altre umane debolezze) che ha circondato la dolorosa vicenda di monsignor Luigi Padovese, sembra che la nostra amatissima Chiesa faccia di tutto per apparire strana. Ho ancora nel cuore le grida strazianti che, durante i funerali a Milano del martire di Iskenderun, alla comunione, sono uscite dal cuore della decina di cristiani dell’Anatolia che i confratelli di Padre Luigi, i cappuccini lombardi, hanno ospitato nel capoluogo lombardo. Loro, “piccolo popolo” anche dentro la magnificenza del Duomo e l’accorato splendore della liturgia funebre ambrosiana, hanno pianto e hanno urlato. Noi, “nazione” detentrice di quella matrice cattolica che, secondo una nota definizione di Gramsci, è stata maestra di cultura ed educatrice di popoli, abbiamo ancora una volta sentito ma non ascoltato. Perché, in realtà, ad essere strani sono proprio i cattolici che nonostante gli inviti (solo da parte di qualcuno) a non dimenticare i martiri di oggi (siamo sinceri: quanti di noi ricordano come si chiamavano gli undici vescovi uccisi nel’ultimo decennio?), neanche si sono interessati a conoscere il loro numero e le cause del perché la loro Chiesa sia così ferocemente perseguitata da almeno cinquant’anni, sulla frontiera dell’amore del prossimo e dei diritti umani.
Solo per restare sulla cronaca, quella delle ultime settimane, dalla fine di aprile in poi: in India un cristiano è stato bruciato vivo perché non voleva convertirsi all’islam e sua moglie è stata stuprata dalla polizia perché aveva osato denunciare il delitto. Sui media, compresi quelli cattolici, è stata una notiziola da niente. In Cina tre vescovi sono scomparsi nei gulag. Non è interessato a nessuno, e dunque nessun passaggio sui giornali. I cristiani vietnamiti (e l’arcivescovo di Hanoi, mons. Kiet, costretto a dimettersi a 58 anni), stanno vedendo un crescendo ormai insopportabile di percosse, soprusi, angherie ormai loro somministrati quotidianamente da quarant’anni dal governo comunista? Non è niente: quello che conta è solo ed unicamente quello che ci viene raccontato dal circolo mediatico anticattolico dell’Occidente - diciamo così- democratico. Proprio come ai tempi delle persecuzioni apostoliche, essere perseguitati non è politicamente corretto. Eppure, sempre citando Gramsci, se la storia ha un senso e un fine, il culto cristiano dei martiri ha sempre avuto un valore anche per la società civile: in un mondo relativista, che rischia il suicidio per mancanza di verità, la loro preziosa testimonianza afferma che vi sono valori per cui vivere e morire, che vi è una Vita più potente della morte. Perché la Chiesa, quella vera, come ai tempi degli apostoli, non vive certo nelle idee politicamente corrette e neanche nelle rassegne stampa.
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=66
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2 commenti:
Non so come faccia a scrivere su L'Unità, ma questo Filippo Di Giacomo è proprio bravo.
Intanto questo articolo non l'ha scritto per l'Unità e poi come dice Bertone, adesso come adesso, sono meglio i comunisti dei laicisti. Eufemia
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