lunedì 19 luglio 2010

Ecco chi sono le donne che comandano in Vaticano


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Ecco chi sono le donne che comandano in Vaticano

lug 18, 2010 IO DONNA

Fino agli anni Cinquanta in Vaticano le uniche sottane sono quelle dei preti. Poi le cose cambiano. E anche alle donne viene consentito l’accesso alle sacre stanze. Per lavoro, principalmente. Compiti all’inizio di poco prestigio. Poi maggiori responsabilità. Fino a oggi, nell’era di Benedetto XVI, il “Panzerkardinal” divenuto Papa. Talmente poco Panzer che è lui ad aver aperto, più di altri, alla presenza femminile in Vaticano.
Per la chiesa cattolica avere più donne nei posti di potere è un modo per assecondare richieste giunte da più parti. È la moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, che dopo un’udienza papale dice con un filo di sfrontatezza: «Si dovrebbe eliminare il sessismo che ancora domina in Vaticano».
E, più recentemente, è una delle firme di punta dell’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, a proporre le donne come soluzione alla pedofilia nel clero: «Una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti».
Per le donne, assumere incarichi di potere dentro le mura leonine è un modo per fare carriera, guadagnare prestigio e, perché no, fare un po’ di soldi. Basta spulciare l’elenco dei dipendenti della Santa Sede per accorgersi che la presenza di donne laiche nei posti che contano è importante: sono 360 quelle alle dipendenze del Papa. Tante, su duemila dipendenti in totale. Undici donne lavorano nel posto di comando principale: la Segreteria di Stato vaticana, l’enclave che ha in mano le relazioni internazionali del Papa. Cinque alla Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio: il luogo dove un tempo venivano giudicati gli eretici. L’ufficio più gremito di donne è la biblioteca apostolica, dove ce ne sono 35. Alla Radio Vaticana sono 23, come a Propaganda Fide, dove si decide il destino delle missioni nel mondo.
In un Vaticano ancora per più di tre quarti in mano agli uomini, Papa Ratzinger fa quello che può per valorizzare le donne. La scelta di Simona Weller, ad esempio, è stato un segnale: lei non lavora in curia romana, ma è la prima donna alla quale è stato chiesto di raffigurare un medaglione papale, che il Papa ha voluto per i suoi cinque anni di pontificato. La Weller ha battuto la concorrenza di 12 artisti, tutti uomini. Quando l’hanno chiamata dalla Segreteria di Stato vaticana per comunicale che il Papa aveva scelto lei, ha risposto: «Lui sì che se ne intende».
Barbara Frale lavora nell’archivio segreto del Vaticano, l’archivio privato del Papa: mille anni di documenti in 80 chilometri di scaffali. Testi inediti e preziosi che la chiesa cataloga e studia, per scoprire nuove verità del suo passato. L’ascesa della Frale è cominciata dal basso. Dice: «Mi sono laureata in beni culturali a Viterbo. Poi il dottorato in storia della società europea e ancora gli studi sui templari. In Vaticano ho seguito i tre anni di specializzazione in paleografia e diplomatica, e ho imparato a leggere le antiche scritture e decodificarne il senso. Il cardinale Jorge María Mejía, archivista e bibliotecario emerito, e l’attuale prefetto, monsignor Sergio Pagano, mi hanno offerto un’assunzione. Ho accettato subito. Per chi ha il mio curriculum il Vaticano è il massimo». Sposata con figli, per la Frale le donne che lavorano in Vaticano sono delle privilegiate: «Wojtyla e Ratzinger ci hanno agevolate. Abbiamo periodi di riposo che altre non hanno».
La Biblioteca Apostolica Vaticana è guidata dal cardinale Raffaele Farina – Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa – e dal prefetto, monsignor Cesare Pasini. Custodisce 150 mila codici e manoscritti, oltre un milione e mezzo di libri stampati (8.300 incunaboli), 300 mila tra monete e medaglie, oltre 150 mila stampe e incisioni. Barbara Jatta guida il Gabinetto delle stampe e dei disegni, una raccolta straordinaria. Ha un solo collaboratore uomo, Alfonso Bracci, e tre collaboratrici donne – Simona De Crescenzo Manuela Gobbi e Anna Maria Voltan – che dicono che per fotografarla non servono luci perchè brilla di luce propria. Lo scorso anno hanno curato la mostra e il catalogo sugli ottant’anni della Città del Vaticano. Per novembre stanno lavorando a una mostra sulla riapertura della biblioteca dopo i tre anni di restauri. «Mi sono laureata in Storia del disegno, dell’incisione e della grafica alla Sapienza di Roma» racconta Jatta. «Organizzando una mostra all’American Academy, avevo bisogno di una pianta di Roma del XVII secolo del fiammingo Lievin Cruyl che sapevo disponibile nella Biblioteca Vaticana. Così conobbi il prefetto Leonard E. Boyle, che mi propose di lavorare in Vaticano». Si ritiene fortunata? «Molto. Quando sono stata assunta, circa 15 anni fa, non c’erano molte laiche qui. È vero, non possiamo arrivare a guidare le Congregazioni, ma abbiamo posti di responsabilità. Gli stipendi non sono altissimi, ma sono gli stessi degli uomini».
Micol Forti è la responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani: «Sono arrivata nel 2000, dopo la laurea in storia dell’arte, la Specializzazione, il dottorato. Dopo dieci anni di collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e sei anni di insegnamento universitario a La Sapienza, mi hanno chiamata a occuparmi della sezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani, diretta precedentemente da Mario Ferrazza. Per me è stato un grande onore: dal XIX secolo il Vaticano e i suoi Musei avevano interrotto il dialogo con la cultura artistica contemporanea, in una sorta di diffidenza reciproca. Il progetto, voluto da Paolo VI appena eletto pontefice nel 1963, fu quello di ripristinare questo dialogo nel più profondo rispetto e libertà di espressione. Un dialogo riconfermato da Benedetto XVI con l’importante incontro avuto con il mondo internazionale dell’arte nel novembre 2009, e alla cui organizzazione, dovuta alla lungimirante ideazione di monsignor Gianfranco Ravasi e al coordinamento del mio direttore, il professor Antonio Paolucci, ho collaborato personalmente con la mia collega Francesca Boschetti».
Forti spiega poi che «la Collezione raccoglie opere uniche rispetto alle collezioni museali presenti in Italia. Alla fine di quest’anno inaugureremo una grande sala e un volume dedicati ai cartoni preparatori 1:1 di Henri Matisse, realizzati per la Cappella di Saint-Paul-de-Vence. Qui l’ambiente professionale è di grande livello scientifico e tecnico, per promuovere importanti progetti di ricerca spesso in collaborazione con Istituti italiani e internazionali. E ci sono molte colleghe donne con responsabilità di direzione e coordinamento».
Di molte altre donne si potrebbe parlare: Eurosia Bertolassi che è divenuta, di fatto, la prima assistente del numero due del Vaticano, il segretario di Stato Tarcisio Bertone; Luigina Orlandi, capo del catalogo della biblioteca e per anni segretaria del cardinale Farina; Clara Yu Dong, che guida la sezione manoscritti; Maria Brigini che monitora gran parte dei servizi della Radio Vaticana; Claudia Di Giovanni che ha in mano la filmoteca vaticana; Marilia D’Addio, già assistente di Virgilio Levi, vicedirettore dell’Osservatore dal ’72 all’83, è oggi l’assistente della direzione; Barbara Mazzei che lavora alla pontificia commissione di archeologia sacra e ha scoperto l’icona più antica di san Paolo.

Da due anni lavora all’Osservatore Romano una giornalista donna, la prima in un secolo e mezzo di storia. Nel 2007 Silvia Guidi è vice capo degli Esteri a Libero. Gian Maria Vian è da pochi giorni direttore del quotidiano vaticano. Racconta Vian: «Ero a Milano a un convegno, e alla fine una giovane donna si avvicina e mi lascia un plico. Scopro il suo curriculum folgorante: laurea in Letteratura latina medievale sul commento ai salmi di Alcuino. Anch’io avevo fatto una tesi analoga, sui salmi di Atanasio, vescovo di Alessandria nel IV secolo: quasi un segno del destino. La chiamo. Poco tempo dopo è arrivata in redazione». Silvia lavora alle pagine culturali. Nella sua stanza c’è appesa una frase di Pavel Evdokimov: «Il mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruolo è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi». Decisamente un programma.

Pubblicato su Io Donna sabato 10 luglio 2010

http://www.paolorodari.com/2010/07/18/ecco-chi-sono-le-donne-che-comandano-in-vaticano/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Horst (Tagespost): "Il bastone del Buon Pastore". Le nuove norme mostrano i benefici di avere un Supremo Pastore in Roma. Persino il NYT ha capito che la CDF è competente per gli abusi solo dal 2001.
http://91.204.34.222/2008/index.php?option=com_content&task=view&id=100059678&Itemid=1
Alberto